Zornitza Kratchmarova; Carlo Rossella, Panorama 17/1/2013, 17 gennaio 2013
QUESTA CASA È UN ALBERGO... E C’È CHI CI VIVE TUTTO L’ANNO
[due pezzi]
La decisione di Margaret Thatcher, ex premier britannico 86enne, di scegliere come luogo ideale per la convalescenza postoperatoria (tumore alla vescica) un piano intero del celebre hotel Ritz di Londra, anziché la sua residenza nel quartiere esclusivo di Belgravia (sempre nel cuore della capitale), accende i riflettori su un piacere antico e discreto: vivere in albergo. Il soggiorno della Lady di ferro» è agevolato dalla generosità dei fratelli David e Frederick Barclay, conservatori (con qualche guaio fiscale per tasse eluse) e proprietari del Ritz, orgogliosi di averla loro ospite. Con o senza fatture pagate, sono in tanti nella storia più o meno recente ad avere scelto l’hotel quale soluzione abitativa. Gente più che benestante, ovvio. Qualche esempio? Ernest Hemingway soggiornò per mesi all’Ambos Mundos dell’Avana. Fecero lo stesso Jean Cocteau e Pablo Picasso all’Hotel De Russie nel cuore di Roma; la scrittrice americana Pearl S. Buck in una suite oggi diventata museo al 16° piano dell’Hotel Shanghai; in tempi più moderni. L’attore inglese Rupert Everett, ospite fisso al Savoy di Londra. O l’industriale Alejandro De Tomaso al Canalgrande di Modena.
«Nemmeno gli italiani mancano all’appello» assicura a Panorama Bernabò Bocca, presidente della Federalberghi e a capo della catena di famiglia Sina Hoteis, proprietaria di 11 strutture di 4 e di 5 stelle. «Al Gray di Milano abbiamo avuto per un anno e forse più Piero Chiambretti, che volle la mia suite personale perché dotata di palestra e area benessere». Ma è soprattutto al Bernini Bristol di Roma che Bocca fa il pieno di habitué, per mesi o a volte anni. Sono perlopiù manager in trasferta o famiglie facoltose desiderose di avere un piedàterre fisso con tanto di fotografie sui comò e vestiti di stagione nell’armadio. O ancora anziani che preferiscono la comodità e la vivacità dell’albergo con servizi attivi 24 ore. «In questo caso è l’Astor di Viareggio uno dei nostri hotel preferiti» aggiunge Bocca. E sul fronte costi taglia corto: «Il budget medio è di 5 mila euro mensili con un risparmio sul listino iniziale del 30-35 per cento circa, a volte di più».
(Zornitza Kratchmarova)
BELLO ESSERE VIZIATI–
Anni fa a Londra, per giustificare il suo vivere al Claridge’s, il principe Francesco «chicco» Moncada di Paternò spiegò agli amici il paradosso della lampadina. Disse: «Se di notte, in camera, si brucia la lampadina dell’abat-jour, non devi occupartene. Chiami il portiere e tutto si risolve in un attimo». Vivere in albergo è un piacere anche per questo. E io, da febbraio, tornerò a risiedere in un hotel a Roma. L’albergo non è affatto triste o banale: ti coccolano, ti viziano. Unico handicap: devi essere solo. Le coppie scoppiano con le lunghe permanenze. Ma per lo scapolo è un esercizio di raffinata solitudine. Somerset Maugham visse al Raffles di Singapore e allo Strand di Rangoon, Noel Coward in una splendida suite del Mandarin di Hong Kong, Coco Chanel al Ritz di Parigi... Non si sono mai annoiati.
Carlo Rossella, autore di «Grand Hotel».