Dario Di Vico, Corriere della Sera 17/01/2013, 17 gennaio 2013
IL CAVALIERE E QUEL RAPPORTO «DIRETTO» CON LE IMPRESE
Si può tranquillamente dire che Silvio Berlusconi è un uomo fortunato. Perché il caso ha voluto che alla testa di Confindustria e di Rete Imprese Italia oggi ci siano due imprenditori, Giorgio Squinzi e Carlo Sangalli, ai quali è legato da rapporti di stima e di amicizia. Nel primo caso il principale trait d’union è Fedele Confalonieri, gran sostenitore del patron della Mapei, seguito dall’ex europarlamentare del Pdl Francesco Fiori, braccio destro di Squinzi e suo consulente politico. Il rapporto del Cavaliere con Sangalli è ancora più diretto e se si può dire «politico». Berlusconi avrebbe voluto il tifoso milanista Sangalli prima come sindaco di Milano e più recentemente come candidato alla successione di Roberto Formigoni al Pirellone e a cementare vieppiù i rapporti c’è stato nel 2012 l’ingresso di Sangalli nel consiglio di amministrazione della Mondadori. Ma bastano i legami personali a far dire che i due leader della rappresentanza d’impresa si spenderanno per la revanche del Cavaliere? Assolutamente no, Confindustria e Rete Imprese sono organismi complessi e come tali delicati, non c’è spazio per forzature nemmeno se i numeri uno lo volessero. Ma vediamo di capirne di più.
La Confindustria renderà pubblico il 23 gennaio una sorta di manifesto per l’impresa che sottoporrà alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale. È presumibile che due saranno i pilastri del documento, la richiesta di una politica industriale all’altezza della crisi e una ricetta di severi tagli alla spesa pubblica per favorire la crescita. Si farà molta attenzione per non declinare il manifesto a favore dell’uno o dell’altro schieramento e di conseguenza più che dare giudizi sull’operato dei governi che si sono succeduti nella legislatura si parlerà di misure future. Nell’attesa però c’è da segnalare come che nessun esponente di spicco del mondo confindustriale sia in lista con Silvio. Alberto Bombassei ha accettato l’invito di Monti e ospiterà domenica 20 al Kilometro Rosso di Bergamo la manifestazione nazionale di lancio dei candidati di Scelta civica e Giampaolo Galli, ex direttore generale della confederazione ha addirittura scelto il Pd.
Non si può dire che nei 7 mesi che hanno visto coincidere la presidenza Squinzi con la presenza di Monti a Palazzo Chigi sia nato un asse industriali-tecnici. Anzi, sulla riforma Fornero del mercato del lavoro sono volate parole grosse e l’accordo sulla produttività non ha rappresentato quella svolta che avrebbe potuto. Monti comunque oltre a Bombassei è riuscito a reclutare un paio di imprenditori di spicco come Luciano Cimmino (Yamamay) e Paolo Vitelli (yacht Azimut) ma ha dovuto rinunciare agli ex presidenti confindustriali Luca di Montezemolo ed Emma Marcegaglia. Complessivamente non ci saranno tanti imprenditori nelle prossime Camere, sono passati anni luce da quando Forza Italia portava in Parlamento decine di industriali (76 nel ’94 e circa 70 nel ’96).
Se in Confindustria prevale la prudenza e si tengono le carte coperte, Rete Imprese Italia ha deciso di fare le cose in grande per marcare la sua voce durante la campagna elettorale. Per il 28 gennaio è stata convocata una manifestazione extralarge. Il portavoce Sangalli parlerà da Roma in collegamento con le sale di tutta Italia, dove ad ascoltarlo ci saranno artigiani e commercianti delle cinque associazioni (Confcommercio, Confesercenti, Cna, Casartigiani e Confartigianato) più i politici locali e il pubblico interessato. Finora nemmeno in occasione della sua fondazione Rete Imprese aveva messo in campo uno sforzo organizzato di questo rilievo. Il protagonismo dei Piccoli sarà scandito anche da spot che andranno per una settimana sulle reti radiofoniche e che ripeteranno lo slogan: «Nel 2012 ha chiuso un’impresa al minuto». L’idea è partita da Sangalli che l’avrebbe condotta in porto anche solo come Confcommercio ma è stata poi recepita unitariamente dagli altri.
Anche tra i Piccoli non c’è un particolare fervore pro Monti, il governo dei tecnici non sarà rimpianto perché il dente duole dove le tasse battono. Prima del 28 Rete Imprese Italia metterà nero su bianco le proposte che sottoporrà alla politica. E sarà interessante vedere che analisi sosterrà Sangalli, se sottolineerà di più i guasti lasciati dal governo Berlusconi o le contraddizioni dei tecnici. E comunque il consenso dei Piccoli non si gioca solo in un derby Monti-Berlusconi perché dentro Rete Imprese Italia c’è anche la Cna, che ha i suoi punti di forza in Emilia/Toscana/Marche e che, pur essendosi pienamente emancipata dal collateralismo, non può non guardare con simpatia all’ipotesi di un governo guidato da Pier Luigi Bersani. Che dal canto suo, al momento di scegliere gli indipendenti da candidare nelle sue liste, ha strappato a Sangalli il segretario generale della Confcommercio, Luigi Taranto.
Dario Di Vico