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 2013  gennaio 17 Giovedì calendario

COME FUNZIONANO LE QUOTE LATTE?


La magistratura ha perquisito la sede della Lega nell’ambito di un’indagine su presunte irregolarità commesse dal Carroccio rispetto al regime delle quote latte Ue. Cos’è, e come funziona, il sistema lattiero a livello continentale?

La produzione nei 27 Stati dell’Unione europea è definita da una precisa griglia di quote (il primo regolamento è il n° 856 del 1984)). Ogni Paese ha un limite nazionale che ripartisce tra gli allevatori. I singoli tetti vengono negoziati dai governi in sede europea, e non attribuiti autonomamente dalla Commissione o altre istituzioni. Se un Paese confeziona più latte di quanto ha accettato di mungere, deve pagare una multa.

Perché si è pensato alle quote?

Era la risposta alla preoccupazione che il mercato venisse invaso da un’offerta troppo abbondante e che la remunerazione degli allevatori crollasse.

Cosa vuol dire per l’Italia?

Significa che le nostre fattorie e i nostri stabilimenti non possono fatturare liberamente. Però, se non ci fossero state le quote, le latterie della Penisola sarebbero da tempo state popolate da milioni di bottiglie di nettare bianco tedesco, meno costoso (le imprese sono molto più grandi e industrializzate delle nostre) e non necessariamente della stessa qualità. Le quote hanno avuto inoltre titolo di stabilizzare il reddito degli agricoltori. Nel bene e nel male, è stata una garanzia.

Sarà sempre così?

L’Ue ha deciso nel 2009 di aumentare dell’1% l’anno le quote in modo da eroderne il valore in vista dell’appuntamento col 2015, momento in cui la produzione sarà liberalizzata. E’ una misura di atterraggio morbido.

Come funzionano le multe?

Se uno Stato nel complesso non supera la quota di riferimento, tutti i produttori, anche coloro che hanno varcato il limite individuale, sono salvi. Se, invece, la soglia viene passata, il conto grava su tutti, anche se hanno possibilità di salvarsi gli allevatori delle zone di montagna e delle zone svantaggiate, e quanti abbiano una produzione inferiore al 6% della quota individuale. Le stesse regole si applicano agli allevatori che hanno aderito ai piani di rateizzazione del pregresso e che sono in regola con i relativi pagamenti.

Quanto salata è la penalità?

Si tratta di 27,83 euro per ogni 100 chili in eccesso. Il totale viene calcolato sulla base del rapporto che ogni capitale deve inviare a Bruxelles entro fine agosto.

Che storia ha l’Italia del latte?

Pessima. Posto che il riferimento indicato nel 1984 era con tutta probabilità inadeguato, in passato abbiamo cumulato oltre 4 miliardi di penalità nei confronti dell’Ue. Coldiretti ha avvertito ieri che, dopo tre anni virtuosi, si ripropone il pericolo, visto che - sulla base dei primi dati a metà campagna 2013/13 - la produzione nazionale rischia di superare il fatidico tetto di 10 milioni e 883 mila tonnellate. Oltre, scattano il cosiddetto «splafonamento» e le sanzioni. Attualmente viene rilevato un incremento di circa il 2% rispetto alla stagione precedente, con un esubero di 150 mila tonnellate, che varrebbe un prelievo nazionale di 40 milioni.

Come mai?

C’è un misto di ragioni. Alcune aziende sono state costrette a produrre di più e sfidare le multe per motivi economici. Altri lo hanno fatto espressamente, anche per impeto ideologico. La Corte dei Conti ha dichiarato in dicembre che l’accumularsi delle sanzioni è stato dovuto ad «assenza di volontà politica e carenza di controlli che hanno condotto, in un intreccio di responsabilità a vari livelli, a un livello di criticità notevole».

Perché la Lega è sotto inchiesta?

Gli inquirenti partono dal crack della cooperativa «La Lombarda», fallita lasciando un buco da 80 milioni. Oltre alla bancarotta, ipotizzano anche la corruzione, perché sospettano presunti versamenti di mazzette a funzionari pubblici e politici per interventi sia ministeriali che legislativi a favore degli agricoltori per ritardare i pagamenti sulle quote latte all’Ue.

E’ vecchia la ruggine fra «padani» e quote, no?

Quando era ministro dell’Agricoltura, il leghista Luca Zaia fece il possibile mettere in discussione la rateizzazione delle multe, allungandone le scadenze. Fu in seguito osservato che il provvedimento agevolava in particolare un ridotto numero di allevatori vicini al movimento padano. Il ministro dell’Economia Tremonti (nel 2010) mise in manovra un articolo che faceva slittare di 6 mesi i pagamenti delle multe, aprendo un contenzioso con Bruxelles. Nel febbraio 2012 è stata avviata a proposito un’infrazione che risulta essere ancora in fase di esame.