Marco Ansaldo, La Stampa 17/1/2013, 17 gennaio 2013
BAGGIO, TRAMONTA UNA CARRIERA MAI NATA. O QUASI
Mentre a Roma stavano eleggendo il presidente della Federcalcio, Roberto Baggio stava a caccia in Argentina, come ogni anno in questo periodo. L’assenza del Divin Codino non ha impedito a Giancarlo Abete di essere riconfermato nella carica, e non poteva essere altrimenti, ma il fatto che chi dirige il Settore Tecnico spari alle anatre della Patagonia invece di partecipare alla vita della Federazione fa capire come Baggio intenda il ruolo con un certo distacco: pare sia l’anticamera del divorzio dopo due anni e mezzo di rapporti deludenti e di incomprensioni s u s s u r r a t e . «Roberto rimarrà molto stupito dal leggere le voci di una mancata conferma» ha commentato Vittorio Petrone, il suo manager. Non c’è niente da stupirsi. L’ex fuoriclasse fu nominato subito dopo il fallimento della Nazionale in Sudafrica, quando si prese atto con ritardo che il calcio italiano era in crisi. Baggio, Sacchi e Rivera.
Abete pensò che affidare a tre grandi nomi la guida di settori fondamentali per la riscossa del movimento fosse una bella operazione d’immagine e potevano uscirne anche delle idee. Sacchi ha lavorato molto, Rivera ha fatto quanto ha potuto per il settore scolastico, con la guerra subita dalla Lega Dilettanti, Baggio si è visto e notato poco. Ha firmato un progetto per cambiare la preparazione di chi deve formare i giovani calciatori, a ottobre si è lamentato che la Figc dopo 10 mesi non gli aveva ancora dato una risposta poi ha fatto una parziale retromarcia visto che sono stati stanziati tre milioni. Oltre a quello non si è andato. In fondo il suo operato si ricorda soprattutto per la bella pensata di promuovere «allenatori ad honorem» i 10 consiglieri del Settore Tecnico, tra cui il dg della Juve, Marotta, l’ex arbitro Trentalange, il medico della Nazionale, Castellacci, e naturalmente l’inseparabile Petrone, l’amico d’infanzia diventato l’ispiratore della seconda vita di Baggio. Pure lui buddista, Petrone è l’uomo che ha lavorato per fare di Roby un’icona: l’ambasciatore dell’Onu, l’interlocutore di grandi personaggi come Aung San Suu Kyi, la birmana premio Nobel per la Pace cui scrive lettere. Non si muove foglia che Petrone non voglia. Cosa che crea qualche problema, come quando Baggio pretendeva che l’onnipresente procuratore avesse un ufficio tutto suo a Coverciano. Ora la storia sembra alla fine. Si parla di Antognoni come successore, anche se la Federcalcio frena e fa sapere che non c’è niente di deciso, a partire dalla rottura con Baggio. Il quale però starebbe accarezzando il ritorno in prima linea. L’ex presidente del Vicenza voleva assumerlo come allenatore (idea bloccata dal Consiglio per la spesa eccessiva, 600 milioni come inizio), Moratti lo vorrebbe al settore giovanile dell’Inter, Corioni al Brescia. Di ritorno dalla caccia il Divin Codino prenderà una decisione. O qualcuno l’avrà presa per lui.