Ettore Livini, la Repubblica 17/1/2013, 17 gennaio 2013
IL CRAC DELL’AEREO DEI SOGNI DIFETTI E GUASTI IN VOLO IL BOEING 787 RESTA A TERRA
Prima un fastidioso odore di bruciato in cabina, a 30mila piedi di quota. Poi la spia rossa lampeggiante (“fumo a bordo”) sul cruscotto del volo Ana 692, 18 minuti dopo il decollo da Yamaguchi. Quindi la picchiata — 4mila metri persi in quattro minuti — e l’atterraggio d’emergenza con l’evacuazione dagli scivoli di 126 passeggeri sulla pista dell’aeroporto di Osaka. L’Odissea un po’ fantozziana del Boeing 787, il velivolo più moderno e jellato del mondo, non riesce proprio a scrivere la parola fine.
E da ieri le autorità aeronautiche statunitensi, oltre alle compagnie giapponesi Ana e Japan Airlines, hanno deciso di lasciare a terra i 787 «fino a quando il produttore - fa sapere l’americana Federal Aviation Administration (Faa) - non dimostrerà che le batterie
al litio utilizzate sono sicure ».
Eppure i suoi progettisti — quando era solo un disegno su un foglio di carta — l’hanno battezzato Dreamliner, l’aereo da sogno. Peccato che tra ritardi, parabrezza rotti, principi d’incendio e allarmi fantasma il “jet di plastica” (il 50% della fusoliera è in carbonio) si sia trasformato adesso nel peggior incubo dell’aviazione
civile.
L’ultimo episodio ieri mattina, nei cieli giapponesi: l’avveniristica batteria agli ioni di litio del
787 Ana — lo stesso modello che fa funzionare i nostri cellulari — ha iniziato a surriscaldarsi e a fumare. «In cabina si è sentito subito un fastidioso odore di plastica bruciata e siamo andati in panico », ha detto uno dei passeggeri sbarcati senza danni — salvo un ferito lieve — a Osaka. Unica nota positiva: la batteria, per fortuna, non è andata a fuoco come è successo sette giorni fa alla sua gemella su un 787 fermo in pista a Boston (i pompieri hanno impiegato 40 minuti a domare le fiamme).
Le autorità di Tokyo e la Faa hanno così deciso di accelerare le indagini già avviate sulla sicurezza del “jet da sogno” dopo che tra il 7 e il 14 gennaio sono stati registrati ben sette diversi incidenti sui 787 in giro per il mondo. La Boeing, è il caso di dirlo, ha provato a buttare acqua sul fuoco. «Sono problemi di normale amministrazione per un nuovo modello ». Parole che non sono bastate però a tranquillizzare i mercati, stremati dallo stillicidio di disavventure: i titoli del colosso Usa hanno perso ieri a Wall
Street il 4%, la giapponese Yuasa, produttrice delle batterie, il 6%. A pagare dazio, specie nelle prime battute di scambi, è stata persino Finmeccanica che tramite Alenia costruisce a Grottaglie, in Puglia, un pezzo della fusoliera.
Le cose, tutti se lo augurano, si sistemeranno. Il 787 però, dati alla mano, non è certo un aereo nato sotto una buona stella. Il progetto è partito a fine millennio. Obiettivo: rispondere al lancio dell’A380 dell’Airbus, il maxi aereo da 600 passeggeri del consorzio europeo. Come? Spiazzando
il mercato con il Dreamliner, più piccolo (250 posti) ma molto più agile e versatile. E, soprattutto, in grado di garantire risparmi del 20% sul carburante — una voce che rappresenta un terzo delle spese delle compagnie — grazie alla rivoluzionaria filosofia di costruzione: l’utilizzo di materiali compositi e l’addio ai comandi pneumatici e idraulici, sostituiti
in toto
dall’elettronica.
Sulla carta tutto bello. Lo sviluppo del Dreamliner però si è trasformato da subito in una via crucis: il battesimo del 787, con simbologia tutta americana, era previsto per il 7-8-2007. Niente da fare. Prima le rivettature si sono rivelate difettose. Poi ci sono stati problemi alle giunture delle ali. Quindi sono arrivati i ritardi dei fornitori, i malfunzionamenti dei software e i capricci degli stabilizzatori. Morale: dopo un varo “farlocco” nel luglio 2007, con un velivolo assemblato in fretta e furia con pezzi finti e fermo a terra, il Dreamliner ha staccato per la prima volta le ruote dalla pista solo nel dicembre 2009, dopo sette rinvii del primo volo.
Sembrava la fine dell’incubo. Invece era solo l’inizio. I guai si sono sommati ai guai. Perdite di carburante, tante noie elettriche più i cronici problemi delle batterie. La Qantas ha cancellato 35 ordini. Qualche compagnia sta pensando di fare altrettanto o di chiedere i danni per i ritardi del progetto. La Boeing trema e Airbus, malgrado l’A380 abbia le sue magagne, gode. «Il Dreamliner è sicuro al 100% — ha garantito tre giorni fa Seattle —. Collaboreremo alle inchieste della Faa e faremo tutto il necessario per risolvere eventuali problemi». Un volo a Lourdes, per cominciare, potrebbe essere un’idea.