Ugo Bertone, Libero 16/1/2013, 16 gennaio 2013
LO YEN FA «SALTARE» L’EURO
[Per far ripartire l’economia, il Giappone svaluta la sua moneta e compra quella europea: così avremo poca inflazione ma esporteremo sempre meno] –
«Se vuoi destabilizzare un sistema, colpisci la sua moneta». Non è forse il caso di enunciare la vecchia regola di Lenin, che di rivoluzioni se ne intendeva, ma è un dato di fatto che qualcosa di strano o almeno di nuovo, sta accadendo sui mercati valutari.
All’improvviso, infatti, si è scatenata la corsa all’euro. La moneta unica segna un nuovo massimo da venti mesi nei confronti dello yen, e sfiora quota 1,34 verso il dollaro. Intanto perde colpi la sterlina (0,8318 ) e, grande novità, il franco svizzero (1,2262). Insomma, l’euro guadagna sia verso il tradizionale «porto sicuro», la Svizzera, sia verso i Paesi che praticano la politica monetaria più espansiva (vedi il Giappone). Roba da non credere, visto che coincide con il momento più nero della recessione, che ha ormai contagiato pure la locomotiva tedesca, in frenata dello 0,7% nell’ultimo trimestre 2012. Eppure, a leggere le opinioni degli analisti che operano sui mercati, l’euro è destinato ad accelerare la sua corsa proprio in questi giorni. È la previsione, ad esempio, di Citigroup, che fino allo scorso settembre consigliava di vendere la moneta europa. Oggi, al contrario, spiega il trader Valentin Marinov, responsabile delle strategie sulle monete del colosso Usa, «c’è una pressione di acquisti da parte delle banche ma anche dei private equity». Tutti vogliono l’euro, insomma. E l’euro sale. Ma perché? E con quali conseguenze?
Prezzi in calo ma export giù
Partiamo dall’ultima domanda. Un rafforzamento della valuta europea porterà qualche (modesto) vantaggio sul fronte dell’inflazione e già sta favorendo l’afflusso di capitali sia sui titoli di Stato sia delle obbligazioni societarie, che nei primi giorni dell’anno hanno raccolto più dei tre anni passati. Ma le note positive finiscono qui. Per l’industria italiana, in particolare, la forte rivalutazione di questi mesi rispetto allo yen (sceso dall’inizio dell’autunno del 25%) e al dollaro (attorno al 10%) equivale a vanificare sul nascere qualsiasi speranza di uscita dalla recessione grazie all’export. Il che, vista l’aria che tira nell’eurozona, dove tutti i segnali sui consumi ristagnano o peggiorano, permette una facile previsione: o l’Europa cambia rotta o nel 2013 sarà ancora notte fonda. Solo Mario Monti, fedele interprete della Merkenomics, vede la luce in fondo al tunnel.
Ma perché questo improvviso e sospetto amore per una moneta che, solo pochi mesi fa, i soloni di Wall Street davano per spacciata? La causa scatenante è quella che gli esperti già chiamano l’Abenomics, dal nome del premier giapponese Shinzo Abe. Meno di un mese dopo la sua elezione Abe ha già dato il via ad una manovra molto aggressiva. Prima un piano di sostegno all’economia per 116 miliardi di dollari, poi l’ingiunzione al governatore uscente della Banca del Giappone di portare dall’1 al 2% il target dell’inflazione, a costo di stampare tanta moneta quanto basta. E poco importa se il debito pubblico, peraltro quasi tutto in mano ad investitori di casa, ormai supera il 236%. ed il deficit il 10%. L’importante far ripartire l’economia (che comunque cresce del 2,2%) e ridurre la disoccupazione (già oggi sotto il 5%). L’arma principale, per questo, è , al proposito, la svalutazione dello yen.
Detta così, sembra l’uovo di Colombo. Ma gli altri? Perché accettano la scorciatoia di Tokyo? Una risposta arriva da Nomura, il colosso finanziario nipponico. Il Giappone, secondo uno studio della casa d’affari, è pronto a riprendere il posto di primo acquirente di bond Usa al posto di Pechino. Facile capire, a questo punto, la scelta Usa. Washington, che si prepara a sfondare il tetto della spesa ed ogni mese innaffia i mercati con 85 miliardi di dollari di acquisti della Federal Reserve, non ha nulla in contrario a favorire lo yen debole affiancandolo ad un dollaro solo un po’ meno debole. E gli altri hanno capito l’antifona: il Regno Unito si prepara ad abbassare la guardia contro l’inflazione. Perfino la Svizzera continua a comprare valute estere per abbassare il cambio.
Il fondo salva Stati ora fa gola a tutti
Fa eccezione l’Europa, la cui moneta piace a tutti. Anche a Shinzo Abe che ha annunciato l’acquisto di obbligazioni emesse dall’Ems, il nuovo fondo europeo, con il risultato di rafforzare la nostra valuta a vantaggio dell’export di Toyota o Sony. Del resto è una nostra scelta (o colpa). Il fondo Ems, sostenuto anche da acquisti asiatici, potrebbe diventare un Fondo per lo sviluppo da utilizzare per le infrastrutture e l’occupazione. Ma, si sa, da questo orecchio la Germania non ci sente. E così avremo un’economia sempre più debole ed una moneta sempre più forte. Beati i pochi che ne avranno ancora.