Camilla Conti, il Fatto Quotidiano 16/1/2013, 16 gennaio 2013
“CONQUISTA L’OMOSEX” LA TOLLERANZA È UN BUSINESS
Milano
Mi chiamo Lloyd Blankfein, sono l’amministratore delegato di Goldman Sachs e sostengo l’eguaglianza dei matrimoni”, dichiara in uno spot di 32 secondi uno degli uomini più potenti di Wall Street (sposato con tre figli) nella veste di testimonial della Human Rights Campaign. Ovvero la più grande associazione Usa di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali con più di 750.000 sostenitori. Perché, dice Blankfein, “la tolleranza è un buon affare”.
Anzi ottimo, considerando sia i numeri che l’elevata capacità di spesa della comunità omosessuale. La stessa Goldman riconosce da 10 anni l’assistenza ai partner oltre a finanziare gli interventi chirurgici per cambiare sesso. E ha partecipato insieme a Bank of America Merrill Lynch, Barclays, Citi, Crédit Suisse, Deutsche Bank e HSBC alla convention londinese dello scorso novembre sull’uguaglianza di genere dei dipendenti lesbiche, gay, bisex e transgender (Lgbt). Per la prima volta il discorso è stato affrontato dall’industria finanziaria in Europa, sulla scia del successo che la stessa iniziativa ha avuto a New York dove hanno partecipato circa 200 rappresentanti di banche con una capitalizzazione complessiva di 630 miliardi.
DELRESTOi maggiori istituti finanziari del mondo fanno quasi a gara nel lanciare iniziative: JP Morgan ha per esempio sponsorizzato l’organizzazione di gay pride a Londra e New York, la banca inglese Lloyds stima che all’interno del gruppo lavorino circa 2500 omosessuali o transgender e ne favorisce l’inserimento tra i colleghi, con i clienti, e all’interno della comunità . Sempre fra i colossi bitannici, nel 2010 Barclays ha deciso di rimborsare lo staff Usa che aveva subito disparità economiche sulla base della diversa legislazione per gli omosessuali in tema di matrimonio e ha lanciato di recente un’applicazione gratuita per telefonino destinata ai suoi dipendenti “Lgbt”. Essere gay-friendly, infatti, non è più un costo ma un beneficio. Offre innumerevoli possibilità di guadagno e attrae un elevato numero di consumatori. I gay americani, a esempio, spendono oltre 835 miliardi di dollari l’anno. E anche in Italia i numeri non possono più essere sottovalutati dagli esperti di marketing e vendite. Dal turismo (quello gay rappresenta il 7% del fatturato complessivo del settore) alle banche e alle assicurazioni. Secondo le analisi di Mutui.it , nel 2011 sono state oltre 16.000 le domande di mutuo inviate agli istituti credito da coppie formate da persone dello stesso sesso. Il 65% delle richieste riguarda i finanziamenti per l’acquisto della prima casa con una domanda media piuttosto elevata: si richiedono più di 190.000 euro, pari al 75% del valore dell’immobile (+18% rispetto alla media).
UN BUSINESS GHIOTTO per le big del credito e per il settore immobiliare. Ma anche per le compagnie di assicurazione. A ottobre 2011 Ina Assitalia, controllata dalle Generali, ha lanciato “Uno in Due”, il primo piano di risparmio rivolto a tutte le coppie, al di là di ruoli e legami familiari tradizionali, che possono così proteggersi reciprocamente grazie all’opzione che garantisce un capitale in caso di decesso o invalidità permanente di uno dei due assicurati.
Nel frattempo, in Europa, manager e imprenditori gay si riuniscono in associazioni, per fare lobby. Come l’Egma (European Gay and Lesbian Managers Association) che ha sede a Berlino ed è costituita da 9 associazioni nazionali che contano oltre 3000 manager, imprenditori e professionisti “Lgbt”. A Hong Kong e a Londra, invece, è operativa Lgbt Capital che riunisce fondi di investimento su imprese gay-friendly oppure create e gestite direttamente da membri della comunità omosessuale. In Italia un’associazione simile manca. Ma qualcosa si sta muovendo: l’anno scorso alla Bocconi di Milano il gruppo studentesco Equal Student (B.e.st), che promuove i temi della tutela delle diversità, ha organizzato una tavola rotonda sul cosiddetto “diversity marketing”. Un appuntamento da ripetere perché, come dice mister Goldman, la tolleranza è un buon affare.