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 2013  gennaio 17 Giovedì calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 62

(«Chi comanda è solo. Sergio Marchionne in parole sue», a cura di Francesco Bogliari) –

Nero

È seduto davanti a un portacenere, gioca con l’accendino e porta il solito maglione blu. «Nero. Io posseggo solo maglioni neri. Ma siete tutti daltonici? Nero con una rifinitura speciale di cui nessuno si è ancora accorto» (a Massimo Gramellini 4 luglio 2007).

Mirafiori 1

«Per un mese sono andato ogni domenica a Mirafiori. Era come una casa dimenticata dalla sua famiglia, i costumi da bagno sbattuti assieme agli scarponi da sci, i libri in terra, il cibo con la muffa nel frigorifero» (a Dario Cresto-Dina, la Repubblica, 15 ottobre 2007).

Mirafiori 2 «Mi ricordo i primi 60 giorni dopo che ero arrivato qui, nel 2004: giravo tutti gli stabilimenti e poi, quando tornavo a Torino, il sabato e la domenica andavo a Mirafiori, senza nessuno, per vedere le docce, gli spogliatoi, la mensa, i cessi. Ho cambiato tutto: come faccio a chiedere un prodotto di qualità agli operai e farli vivere in uno stabilimento così degradato?» (a Ezio Mauro, la Repubblica, 18 gennaio 2011).

Parole

«La lingua italiana è troppo complessa e lenta: per un concetto che in inglese si spiega in due parole, in italiano ne occorrono almeno sei» (intervista a Mario Calabresi, La Stampa, citato in Marchionne, la Fiat e gli altri di Riccardo e Ludovica Varvelli, 2009).

Fiom

«La posizione della Fiom è sempre stata preconcetta, anacronistica, alimentata da un antagonismo a priori, e più preoccupata di tutelare il proprio potere che gli interessi collettivi. È sempre stata molto più politica che sindacale […] La realtà è che un sindacato al quale è iscritto circa il 12% dei nostri lavoratori, poco più di uno su dieci, continua a rifiutarsi di accettare la volontà della maggioranza e ad attaccare in maniera indiscriminata la Fiat, il suo operato e i suoi prodotti. Non esistono paralleli nel mondo Fiat al di fuori dell’Italia» (convegno internazionale Make in Italy, Unione Industriale di Torino, 24 ottobre 2011).

Partita

«La cultura aziendale non è solo un elemento della partita, ma è la partita stessa. Le organizzazioni, in sintesi, non sono null’altro che l’insieme della volontà collettiva e delle aspirazioni delle persone coinvolte» (assemblea dell’Unione Industriale di Torino, 12 giugno 2006).

Busta paga «Leggere una busta paga, oggi, è un esercizio bizantino. L’elenco delle voci, molte delle quali spesso incomprensibili agli stessi lavoratori, è il risultato di accordi, grandi e piccoli, che si sono sovrapposti» (audizione alla commissione Attività produttive della Camera, Roma, 15 febbraio 2011).

Politici

«Quando un politico si alza a parlare, deve farlo con competenza e credibilità. Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle donne: alla lunga non basta» (a Gramellini, cit.).

Giovani

«Dei miei collaboratori faccio valutazioni continue, ogni giorno do loro i voti. Oggi è otto, domani magari cinque. Ho promosso ragazzi che erano qui da tempo ma che erano soffocati dai loro capi, e non credo assolutamente alla regola che più sono giovani più sono bravi» (a Dario Cresto-Dina, cit.).

Dollaro

«Non si investirà un dollaro di troppo in business non redditizi» (Austin, Texas, 17 giugno 2012).

Filosofia

«Quando ho iniziato l’università, in Canada, ho scelto filosofia. L’ho fatto semplicemente perché sentivo che, in quel momento, era una cosa importante per me. Poi ho continuato studiando tutt’altro e ho fatto prima il commercialista, poi l’avvocato. E ho seguito tante altre strade, passando per la finanza, prima di arrivare a occuparmi di imballaggi, poi di alluminio, di chimica, di biotecnologia, di servizi e oggi di automobili. Non so se la filosofia mi abbia reso un avvocato migliore o mi renda un amministratore delegato migliore. Ma mi ha aperto gli occhi, ha aperto la mia mente ad altro» (Alma Graduate School, Bologna, 7 aprile 2011).

Tavolo

«Io pago il prezzo di tutti quelli che hanno mangiato al tavolo prima di me» (Salone dell’auto di Detroit, gennaio 2010).

Ragazze

«Sono cresciuto parlando un inglese con marcatissimo accento italiano. Ci ho messo più di sei mesi a perderlo, ma sono stati sei mesi persi con le ragazze» (intervista a Mario Calabresi, cit).

Solo

«La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste. Io mi sento molte volte solo» (a Dario CrestoDina, cit).

Notizie tratte da «Chi comanda è solo. Sergio Marchionne in parole sue», a cura di Francesco Bogliari, Rizzoli Etas, euro 16.