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 2013  gennaio 14 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 14 GENNAIO 2013


MA BERLUSCONI PUÒ DAVVERO RIMONTARE? [Il Pd, troppo sicuro della vittoria, ora rischia di rivivere l’incubo del 2006. Merito (anche) di Santoro e Travaglio] –
Dopo aver iniziato la campagna elettorale rassegnato alla sconfitta, il Pdl ora crede seriamente in una rimonta. Merito dell’exploit di Silvio Berlusconi giovedì sera a Servizio Pubblico. Dario Di Vico: «Come nel 2006 Berlusconi usò il convegno confindustriale di Vicenza per lanciarsi alla rincorsa di un Prodi già dato per trionfatore, così da Santoro il leader del centrodestra ha cambiato marcia. Nelle precedenti uscite televisive da Barbara D’Urso e Massimo Giletti il Cavaliere era parso rancoroso e imbolsito, giovedì sera invece con una trasformazione che ha del miracoloso è ridiventato il mattatore capace di inanellare gag, bugie e astuzie da vero uomo di spettacolo». [1]

La puntata di Servizio pubblico con lo scontro Berlusconi-Santoro ha totalizzato il 33,59% di share con 8.670.000 spettatori medi e quasi 15,6 milioni di contatti. Più di un italiano su quattro giovedì sera ha visto almeno un minuto del programma. La trasmissione ha raggiunto picchi del 51,48% di share (a mezzanotte in punto) e ha sfiorato i dieci milioni di telespettatori nel singolo minuto (9.893.030, alle 22,44). È il miglior risultato di sempre per La7 e per un programma di Santoro. [2]

Di colpo il Pdl ha guadagnato un punto percentuale, stando alle stime di Nicola Piepoli. Molto di più a sentire i fedelissimi del Cavaliere, addirittura un 5 per cento. [3] Piepoli: «Prendiamo un’audience, per difetto, di 8 milioni di persone. Una su quattro sono di centrodestra. Di questi, il 20 per cento si è probabilmente già spostato su Berlusconi. Sono 400 mila voti. Un punto percentuale». Roberto Weber, presidente dell’istituto di sondaggi Swg: «Finora prendevamo Berlusconi al 14 per cento, ma ha rimesso insieme un campo, ha federato quel che poteva, si inventerà 57 liste. Soprattutto, ha cominciato a dettare l’agenda: se continua così gli altri, non tanto Bersani quanto Monti, saranno costretti a inseguire». [4]

Galvanizzato dallo show in tv Berlusconi è arrivato a dire che il Pd è distante solo sette punti: «Non è un divario incolmabile. Ce la faremo, ho già realizzato imprese simili». Marcello Sorgi: «Berlusconi ha dimostrato di avere ancora davanti a sé una prateria sconfinata da (ri)conquistare. Ammesso che metà dei telespettatori abbiano seguito il programma per Santoro e l’altra metà per il Cavaliere, la metà del secondo è più larga di qualsiasi previsione e contraddice l’idea che la gente non sopporti più di vedere quotidianamente in tv il leader del centrodestra ripetere le stesse cose. Anzi, a furia di riascoltarle, ci si riconosce e comincia pure a crederci». [5]

Berlusconi crede così tanto al recupero da ipotizzare «soluzioni per qualche collaborazione, un qualche accordo tra le forze politiche più importanti». In sostanza il Cavaliere sostiene che in caso di pareggio l’interlocutore sarà lui e non Monti: nei suoi calcoli, il Professore non avrebbe i senatori a sufficienza per sostenere un governo Bersani. E allora si aprirebbe uno scenario di larga coalizione che non vedrebbe però il segretario del Pd a Palazzo Chigi. [6]

Il successo della performance di Berlusconi a Servizio Pubblico è anche merito della lettera con casellario giudiziario di Marco Travaglio. «Una letterina che mi hanno preparato i miei collaboratori del Mattinale», ha rivelato il Cavaliere. Il Mattinale, spiega Paola Di Caro, «è una sorta di notiziario-rassegna stampa-bibbia di partito preparata ogni alba a palazzo Grazioli sotto la guida di Paolo Bonaiuti. Ci lavorano sei giovani collaboratori, coordinati da giornalisti in pensione come Mottola, Vazio, Mazzoni, Testoni e con l’apporto sui singoli argomenti degli esperti del partito, da Ghedini a Brunetta». [7]

L’idea della lettera anti-Travaglio non nasce da Bonaiuti (nonostante Santoro se la sia presa proprio con lui), ma piuttosto dalle discussioni dei faticosi giorni precedenti alla trasmissione. Storace ha fatto capire di aver lanciato lui l’input, ma la fattura sarebbe di Filippo Facci: «Ho scritto io, in gran parte, la lettera. Mi ha chiamato un collega, giornalista di centrodestra, e mi ha chiesto un testo da utilizzare per Servizio pubblico». L’introduzione invece «è tutta di Berlusconi, come la parte su Montanelli che è una palese cazzata». [7]

Lo stesso Travaglio ha ammesso di essere rimasto impressionato vedendo Berlusconi dal vivo giovedì scorso: «Ha un’energia pazzesca. È in gran palla. La campagna elettorale lo rigenera. Del resto, come diceva Montanelli, è un piazzista senza pari. Uno che con la politica vera si annoia perché non la sa fare». [8]

Ha ironizzato Giancarlo Galan parlando alla Stampa: «Ora Vorrei essere una mosca nell’ufficio del segretario del Pd. Per vedere come se la sta facendo sotto. Dopo quello che è successo da Santoro, a Bersani i suoi spin doctor dovranno fare un training particolare per prepararlo al confronto televisivo con Berlusconi. Speriamo che ce ne siano tanti di confronti». [9]

Il Pd nelle ultime settimane ha dato l’impressione di essere ormai certo della vittoria. Sono iniziate già le discussioni sui possibili ministri. Piero Ignazi: «Bersani ostenta una sorta di superiority complex: mantiene una calma olimpica e continua per la propria strada, con appena qualche cedimento alla demagogia, come quando promette, pure lui, una riduzione dell’Imu. Una strategia, quella del leader del Pd, che ha senso se viene sostenuta da una cascata quotidiana di proposte originali e innovative (che per ora non si vedono). Il lusso di ignorare gli avversari è ammissibile solo a patto di condurre il gioco, di “fare l’agenda”, non di subirla o inseguirla». [9]

Mentre da Santoro Berlusconi conquistava nove milioni di spettatori, nella stessa serata a Porta a Porta Pierluigi Bersani non andava oltre i due milioni. Fabrizio Rondolino: «È cominciata la campagna elettorale e Bersani è scomparso. Cancellato. Silenziato. Tanto che a Largo del Nazareno, dopo il trionfalismo dei primissimi giorni, comincia a serpeggiare un certo malumore e crescono i dubbi sulla capacità dell’onesto ex presidente dell’Emilia-Romagna di combattere, dopo tante schermaglie, la battaglia vera. Perché un fatto è certo: Bersani sarà pure il favorito, ma non figura fra i protagonisti della campagna elettorale. Persino Ingroia, l’ultimo arrivato, fa più notizia». [10]

Intanto, tutto preso dalla scelta dei candidati, Mario Monti sta sottovalutando il rischio che la radicalizzazione del conflitto politico schiacci la sua lista. «Il Cavaliere sta tentando di rinverdire lo schema del 1994 quando riuscì ad azzoppare l’ipotesi di un centro riformatore allora patrocinato da Mario Segni. Berlusconi vuole fare terra bruciata tra lui e i “comunisti”. La mancanza di reazione e l’incomprensione delle dinamiche polarizzanti fu fatale ai centristi del 1994. Continuando a mantenersi equidistante tra i due schieramenti Monti cade nella stessa trappola». [9]

Adesso una nuova sorpresa potrebbe arrivare dalle liste elettorali del Pdl. Stefano Folli: «Tutta la campagna del Pdl per ora è centrata su Berlusconi e solo su Berlusconi. Sembra poco credibile che l’esperto leader abbia sottovalutato l’importanza di avere in lista candidature adeguate all’Italia che si vuole rappresentare. Berlusconi è famoso per aver portato in Parlamento, in passato, i personaggi più discutibili. Difficile credere che voglia ripetere l’operazione oggi che non ha più il vento nelle vele. Ha l’occasione per caratterizzarsi in modo diverso, puntando sulla qualità delle persone: sarebbe un ritorno allo spirito del ’94. Ne sarà capace, Berlusconi? Molti ne dubitano, ma lui ha la possibilità di smentire i suoi critici». [11]

Note: [1] Dario Di Vico, Corriere della Sera 12/1; [2] Paolo Conti, Corriere della Sera 12/1; [3] Enrico Paoli, Libero 12/1; [4] Annalisa Cuzzocrea, la Repubblica 12/1; [5] Marcello Sorgi, La Stampa 12/1; [6] Amedeo La Mattina, La Stampa 12/1; [7] Paola Di Caro, Corriere della Sera 12/1; [8] Andrea Malaguti, La Stampa 12/1; [9] A. La. Ma., La Stampa 12/1; [9] Piero Ignazi, la Repubblica 12/1; [10] Fabrizio Rondolino, il Giornale 12/1; [11] Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 11/1.