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 2013  gennaio 17 Giovedì calendario

Una lettrice ha polemicamente segnalato che c’è una grande sproporzione nel novero delle lettere al Corriere pubblicate tra quelle inviate dai rappresentanti del sesso forte e quelle di donne

Una lettrice ha polemicamente segnalato che c’è una grande sproporzione nel novero delle lettere al Corriere pubblicate tra quelle inviate dai rappresentanti del sesso forte e quelle di donne. L’obiezione più spontanea è stata che gli uomini scrivono di più. Nulla quaestio ma non è questo il fulcro del problema. Il maschilismo non troppo latente è l’oggetto delle lettere. Sono riuscita a far parlare della Grande Caterina zarina di Russia ma altri tentativi, come per esempio su Sissi, sono stati infruttuosi. C’è sempre il pregiudizio che il ruolo delle donne sia limitato a quello di madre, di suora o di meretrice; al di fuori di questi non c’è altra chance. Vuole smentirmi? Perché non delinea un profilo su Clare Boothe Luce, nata a New York il 10 aprile 1903 e morta a Washington il 9 ottobre 1987? Lei fu una sua collega, dato che, nominata dal presidente Dwight Eisenhower, fu dal 1953 al 1956 ambasciatrice statunitense in Italia dove il suo deciso anticomunismo e alcuni interventi nelle vicende politiche interne provocarono vivaci polemiche. Franca Piccinini franchinadolce@tiscali.it Cara signora, N on credo che la smentita sia necessaria, ma la memoria di Clare Boothe Luce merita di essere rinfrescata. L’ambasciata in Italia, dal 1953 al 1956, è soltanto una faccia nello straordinario caleidoscopio della sua vita. Fu eccezionale, per molti aspetti, sin dalla nascita. Il nonno era pastore protestante di una cittadina della Nuova Inghilterra, il padre violinista, la madre attrice ed entrambi assolutamente irreligiosi, se non addirittura atei. Dimostrò subito d’avere una larga varietà di talenti, curiosità, passioni. Ebbe qualche esperienza cinematografica come attrice. Scoprì il femminismo e ne fece per qualche tempo la sua bandiera. Debuttò nella vita letteraria con una raccolta di racconti che ebbero subito un considerevole successo e scrisse testi teatrali (fra cui «Le donne», una commedia satirica interamente femminile) che divennero grandi film amati dal pubblico ed elogiati dalla critica. S’impegnò in un giornalismo polemico e aggressivo. A vent’anni sposò l’erede di una ricca famiglia di New York e a 32, dopo il divorzio, Henry Luce, potente editore di una fortunata triade giornalistica: Time, Life, Fortune. La notorietà, la fortuna economica, la vis polemica, le provocazioni anticonformiste e il fascino della sua elegante bellezza le schiusero molte porte fra cui quella della politica. Nel 1942 fu eletta al Congresso con il partito repubblicano e fu tra l’altro protagonista di una campagna contro il presidente Roosevelt per il ritardo con cui, a suo giudizio, aveva preparato il Paese alla guerra. Poi, nel 1946, dopo il femminismo, la letteratura, il teatro, il giornalismo e la politica, venne anche il momento della fede. Sconvolta dalla tragica morte di una figlia diciannovenne, nata dal primo matrimonio, trovò conforto nella religione cattolica. Niente nella sua vita poteva essere soltanto intimo e privato. Conquistata dalla fede, divenne una missionaria aggressiva, intransigente, instancabile. Quando il generale Eisenhower, nel 1952, si candidò alla Casa Bianca, Clare Boothe Luce gli assicurò, con la sua propaganda, una parte del voto cattolico. Dopo la vittoria fu ricompensata con l’ambasciata a Roma dove diventò immediatamente una protagonista della vita sociale e diplomatica. Non credo tuttavia che sia stata una buona ambasciatrice. Ossessionata dal pericolo di una deriva comunista, prestò troppa attenzione a qualche consigliere italiano che frequentava assiduamente Villa Taverna (abituale residenza dell’ambasciatore americano) e soffiava sul fuoco. Il risultato fu una serie di pesanti interferenze nella vita politica del Paese che misero in imbarazzo molti uomini politici e finirono per infastidire anche qualche esponente della curia romana. In un volume della storia d’Italia (L’Italia dei due Giovanni) Indro Montanelli scrisse che «aveva la mentalità schematica di una maestra di scuola». Intendeva dire che Clare era incline a trattare gli altri, quando non erano d’accordo con le sue convinzioni, come allievi disubbidienti.