Corriere della Sera 17/1/2013, 17 gennaio 2013
Caro direttore, ho letto con interesse l’articolo di Mario Sensini pubblicato ieri sul «Corriere della Sera» sotto il titolo: «Le tasse? Sono sempre eredità dei governi precedenti»
Caro direttore, ho letto con interesse l’articolo di Mario Sensini pubblicato ieri sul «Corriere della Sera» sotto il titolo: «Le tasse? Sono sempre eredità dei governi precedenti». In particolare nell’articolo è scritto quanto segue: «Era ormai il mese di luglio del 2011, ed il vecchio elenco del ’92 lasciò spazio alle cento voci del nuovo strumento». Francamente sul luglio 2011 non mi risulta nulla a proposito di quelle «cento voci» che ora sono l’innesco della bomba redditometro. Quella che il presidente Monti ha recentemente definito come una «bomba ad orologeria» ha infatti preso la sua forma giuridica essenziale solo con il dm del 24 dicembre 2012, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» il 4 gennaio 2013. Si noti che era la vigilia di Natale e che il governo era già dimissionario. Era così necessario? Era così urgente? Non mi pare. A spingere per il decreto Monti non c’era infatti né una scadenza di legge da rispettare, né un vuoto normativo da colmare. Dunque, nessuna «bomba ad orologeria» lasciata dal vecchio governo. Semplicemente il presidente Monti è stato ed è il Pietro Micca di se stesso! È vero che a monte c’era una norma di legge risalente al maggio 2010, una norma che sostituiva con uno nuovo il vecchio redditometro. Un aggiornamento del sistema reso opportuno dal fatto che il vecchio redditometro era basato su simboli di ricchezza arcaici e folkloristici, simboli che andavano dai cavalli ai club esclusivi. In ogni caso la norma del maggio 2010 non era direttamente operativa, presupponendo per la sua efficacia uno specifico decreto applicativo. Quale appunto è stato il citato decreto Monti. Prima non c’erano dunque le «cento voci» di redditometro di cui è scritto nell’articolo: non c’erano nel 2010, nel 2011, nel 2012. Sono apparse solo sulla «Gazzetta Ufficiale» del 4 gennaio 2013. Se le «cento voci» ci fossero già state prima, non ci sarebbe stato bisogno del decreto Monti! In particolare dal maggio 2010 al gennaio 2013 nessun governo — non il governo precedente, non il governo Monti — ha sentito l’urgenza e/o il bisogno di far entrare in vigore il nuovo redditometro, anche considerando che continuava comunque a funzionare, e con buoni risultati, quello vecchio. In sintesi: non solo non ho adottato nessun decreto applicativo contenente le «cento voci» di redditometro, ma comunque non avrei firmato un decreto del tipo di quello di Monti, esteso a così vasto spettro, basato su statistiche di massa, di riflesso così intrusivo. Il decreto Monti, a partire dal marzo 2013, cambierà infatti e significativamente e non positivamente la vita di milioni di italiani, con effetti depressivi addizionali sulla nostra economia. Se il governo non ha il coraggio di assumersi la propria responsabilità nella fabbricazione della bomba, potrebbe almeno avere il coraggio di ritirare il decreto ministeriale di Natale. Lo può fare anche oggi. Giulio Tremonti ex ministro dell’Economia e delle Finanze ———————————————— (m.sen.) Ringrazio il professor Tremonti per la sua cortese lettera. Il decreto del governo Monti di gennaio, però, non fa altro che dare attuazione a una norma del governo Berlusconi di cui Tremonti era ministro dell’Economia. Era il decreto 78 del 2010 e non del 2011. In questo Tremonti ha ragione, ma la sostanza non cambia. RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 5 Immagini della pagina Visualizza :