Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 16/01/2013, 16 gennaio 2013
REATO PRESCRITTO E LO STATO NON PAGA
Non resta molto tempo, allo Stato, per mostrare un po’ di decenza nei confronti di Olga Ziggiotti vedova Morsoletto, una signora di Torri di Quartesolo, Vicenza. Una manciata di settimane e poi i giudici d’appello, alle prese con una causa che va avanti da un mucchio di tempo ed è stata più volte sospesa proprio in attesa di un gesto decoroso da parte del ministero della Salute, dovranno prendere atto che lo Stato proprio non vuole pagare. E dare torto alla donna perché i torti che ha subito la sua famiglia sono ormai prescritti.
La signora Olga aveva tre figli: Marco, Fulvio e Tiziano. Tutti e tre affetti da emofilia congenita dalla nascita e perciò obbligati a continue trasfusioni di emoderivati loro somministrati dal Servizio sanitario nazionale. Il quale era garante, ovvio, che quegli emoderivati erano a posto e non comportavano per gli ammalati alcun rischio. Non era un impegno morale quella vigilanza sulle sacche di plasma: era un obbligo di legge.
Come andarono le cose, al contrario, si sa. I controlli non furono all’altezza del rischio, la sciatteria criminale di un po’ di trafficanti consentì l’immissione in Italia di emoderivati prodotti partendo dal sangue di persone a rischio come i detenuti di alcune carceri statunitensi, migliaia e migliaia di persone rimasero infettate. E questo nonostante fin dal 1960, come ha scritto in una sentenza il giudice dell’Aquila Antonella Camilli, la scienza mondiale avesse gli strumenti idonei a rilevare i virus nel sangue.
Anche i fratelli vicentini restarono infettati. Tutti e tre. Tiziano, contratto il virus dell’epatite C degenerata in cirrosi epatica complicata, morì (come altri 2605 italiani, stando ai numeri dell’Associazione Politrasfus) alla fine del ’99 dopo un dolorosissimo calvario mentre era ricoverato a Innsbruck in attesa di un trapianto. Marco e Fulvio sono costretti da allora a campare con lavori part-time, sempre appesi a una vita dentro e fuori dagli ospedali.
«Per tutti e tre i fratelli Morsoletto», spiega l’avvocato Nicola Gasparri, «fu riconosciuta dalla stessa Commissione medica ospedaliera l’esistenza del nesso causale tra la somministrazione degli emoderivati e le infezioni contratte. In particolare, per Tiziano venne accertato anche il nesso causalità con il decesso». Di più: nel 2006 il tribunale di Vicenza riconobbe il ministero della Salute responsabile delle infezioni contratte dai Morsoletto e della morte di Tiziano ma, «accogliendo l’eccezione di prescrizione avanzata dall’Avvocatura dello Stato, liquidò solo il danno morale subito dalla madre e dai due fratelli per la morte del congiunto». Senza riconoscer nulla al defunto (i risarcimenti sarebbero spettati agli eredi) e nulla a Fulvio e Marco per le malattie contratte. Una sentenza sconcertante. Contro cui fu presentato quell’appello tirato in lungo anche in attesa che lo Stato si assumesse infine le sue responsabilità.
Il processo a chi è accusato per quegli emoderivati infetti, come abbiamo raccontato qualche settimana fa, è ancora in corso. A quasi vent’anni dall’esplodere dello scandalo. E contro Olga, Marco e Fulvio lo stesso Stato invoca la prescrizione...
Gian Antonio Stella