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 2013  gennaio 16 Mercoledì calendario

CHE COSA SONO REALMENTE QUESTI BENEDETTI DERIVATI

Le mie conoscenze di economia e finanza sono limitate; le chiedo perciò se può spiegarmi che cosa sono i famosi prodotti finanziari «derivati» e qual è l’influenza che essi hanno avuto nella crisi che stiamo vivendo.
Pierpaolo Scaggiari
p.scaggiari@gmail.com
Caro Scaggiari, anch’io ho conoscenze limitate di finanza, ma tenterò di risponderle avvalendomi di consulenze famigliari e, tra l’altro, dell’ultimo libro di Tommaso Padoa-Schioppa, scritto prima di morire due anni fa e pubblicato dal Mulino: La veduta corta.
I prodotti finanziari derivati sono una categoria che «deriva» appunto da un’altra. Un classico e semplice prodotto derivato è l’opzione di acquistare o di vendere un altro strumento finanziario come per esempio l’azione di una società, un titolo di debito pubblico o privato, l’oro o qualunque altra materia prima. Queste opzioni sono oggetto di un mercato a sé. In pratica qualunque strumento sia scambiato su un mercato finanziario può essere trattato su un mercato secondario di prodotti derivati.
Nel corso degli anni i derivati sono diventati sempre più numerosi e complessi. Secondo la Banca per i regolamenti internazionali, nel 2007, alla vigilia dello scoppio della crisi finanziaria, il valore dei derivati sui mercati era di 596 mila miliardi di dollari, rispetto ai 106 mila miliardi del 2002. Istituzioni finanziarie come i fondi di investimento ad alto rischio («hedge funds») li usano per il loro effetto moltiplicatore e qualche volta per assicurarsi contro la possibilità di una scommessa sbagliata. Potremmo dire che per certi versi i fondi speculativi giocano su due tavoli e scommettono contemporaneamente su due cavalli che partecipano alla stessa corsa ma sono diversamente apprezzati dagli allibratori.
Lo sconquasso finanziario del 2008 è stato innescato dal collasso di una categoria molto particolare di derivati, quelli utilizzati dagli investitori per proteggersi contro il fallimento di un debitore. Nella fattispecie dovevano servire a proteggere gli investitori che possedevano un grosso portafoglio di mutui immobiliari. La crisi di questi derivati fu la conseguenza di un’improvvisa sfiducia degli operatori per lo strumento finanziario «soggiacente», da cui i «credit default swaps» erano appunto derivati. La sfiducia era perfettamente giustificata. Le banche avevano sistematicamente prestato somme eccessive a centinaia di migliaia di persone che non erano in grado di rimborsare il mutuo. Le banche scommettevano sull’aumento costante del valore degli immobili (a cui contribuiva una politica monetaria molto espansiva) e speravano che l’aumento avrebbe annullato il rischio. In fondo, la speranza era che il «consumo a credito» potesse continuare all’infinito, anche perché dal continuo incremento dei prezzi immobiliari sembravano guadagnare contemporaneamente le famiglie e le banche.
Il castello di carta è crollato non appena gli investitori hanno cominciato a dubitare del reale valore degli immobili. La crisi del settore immobiliare ha trascinato con sé il mercato dei derivati e lo stesso settore bancario. Il risultato è stato una reazione circolare: molte banche sono state salvate con denaro pubblico; per salvare le banche gli Stati si sono ulteriormente indebitati; l’economia è entrata in recessione; gli Stati hanno stretto la cinghia; i consumi e il gettito fiscale sono diminuiti; la percentuale del debito sul Pil (prodotto interno lordo) è conseguentemente aumentata; i consumi hanno continuato a diminuire; e così di seguito come accade quando il gatto si mangia la coda e rischia di diventare lo scheletro di se stesso. Il cerchio vizioso sarà finalmente spezzato quando gli eccessi saranno stati assorbiti, vale a dire quando le perdite saranno state incamerate, prese in carica da ciascuno e in qualche modo smaltite.
Dedico questa risposta a chiunque vada alla ricerca di un solo responsabile su cui scaricare la sua collera e aggiungo un piccolo glossario.
«Hedge Funds»: il sostantivo significa siepe, il verbo (to hedge) significa circondare un terreno o un giardino con una siepe, quindi proteggere, custodire e, per analogia, proteggere se stesso contro un rischio.
«Credit default swaps»: default è inadempienza, swap è «scambio con baratto». La traduzione potrebbe: essere: contratti di scambio per l’eventualità di crediti non esigibili. I Cds, in altre parole, sono una specie di polizza d’assicurazione.
Sergio Romano