Stefano Landi, Corriere della Sera 16/01/2013, 16 gennaio 2013
L’ARTE DA BAGAGLIAIO SECONDO SLIS SPRAY, PENNELLO E VITA IN FURGONE
Pierluigi Slis parla al plurale. Non è una forma di megalomania, ma il modo per inserire il suo compagno di viaggio in ogni ragionamento. Il primo furgone s’è arreso qualche anno fa con 460 mila chilometri sulle ruote. Quello (semi) nuovo è la sua seconda casa. Ci dorme spesso dentro, incastrato fra i quadri che porta in giro per il mondo. Una volta un meccanico in Germania lo prese per un senzatetto. Di fianco al cambio, telefono, carta e penna per prendere appunti. Una scorta di mele e il kit di sopravvivenza: un avvitatore, il cavalletto, lo stesso da quindici anni e la giacca termica buona per tutte le stagioni. Pierluigi Slis ha trentott’anni anni, venti passati dipingendo. Nonostante i genitori, gelatai emigrati in Germania, sperassero di mantenerlo nel solco della tradizione di famiglia. «Oltre al gelataio ho fatto anche l’idraulico», racconta. Ma a trent’ anni, alla prima vera curva della vita, ha deciso che il colore che prima buttava su muri, zaini o caschi sarebbe dovuto finire su tela. Fu cacciato di casa e si separò dalla moglie.
Da qualche hanno la sua base operativa a Revine Lago, un collage di avanzi di cantiere di 250 metri quadri alle porte di Treviso. Qui nascono le sue opere, fatte di materiali elastici: legno, stoffe, scotch, mai vetro o metalli. Vernice spray lavorata con il pennello. Un approccio all’arte comunque veneto. «Lavoro tutto il giorno, serve rigore energetico: puoi anche tirare l’alba ma solo se sai di poter essere all’altezza il giorno dopo» racconta. Le opere nascono in funzione degli spazi del furgone come fossero moduli. Arte da bagagliaio. «Quando espongo uso quello che trovo sul posto: vernici, umidità, tutto cambia, ma adoro misurarmi nelle situazioni più impensate». Quest’inverno ad Amburgo a Gängeviertel, la casa occupata nel centro della città, le condizioni erano al limite. «In due settimane però sono passati fiumi di gente, all’estero c’è un’apertura mentale diversa» spiega. A Brema Slis ha ricavato uno spazio che usa come magazzino per alcune sue opere. Ogni volta sono 1.300 chilometri di strada e beata solitudine. «I viaggi sono meditazione, sentirmi straniero in balia degli eventi è la mia forma di ispirazione». Una vita da artista nomade. «L’austerità rende emozioni uniche, ho smesso di lamentarmi: a Venaria Reale ho appena smontato l’installazione di un innaffiatoio alto sei metri: mi è costato le vacanze estive e le prossime di Natale».
La Biennale di Venezia nel 2010, una mostra a Montecarlo. Per una doppia esposizione in omaggio a De Chirico ha portato le sue opere tra Miami e New York, ovviamente in pulmino, affittato per l’occasione. «Ho guidato per cinquemila chilometri e a Washington mi sono ritrovato a cinque metri da Obama. Stare in giro significa raccogliere opportunità». La prossima meta sarà una mostra a Colonia, quella sognata Lubiana («per l’energia che ha in questo momento»). Il mappamondo delle sue opere non smette di girare. Bologna, San Pietroburgo, Coney Island. La cosa più bella? «Svegliarsi ogni mattina e poter fare questo lavoro. Reinvesto ogni euro guadagnato: non voglio arricchirmi, solo continuare a fare cose più belle».
Stefano Landi