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 2013  gennaio 16 Mercoledì calendario

QUEL MILIONE DELLA TOSCANA AL «PROFETA» ARRESTATO PER ABUSI

Abusi sessuali, «praticati e professati per liberare i ragazzi dal male». Umilianti «chiarimenti»: di fatto, una pubblica confessione durante la quale la vittima di turno, minorenne, veniva esposta a una sorta di «stupro psicologico» (viene ricordato il caso di un ragazzo costretto a mangiare a quattro zampe da una ciotola, neanche fosse un cane). Lavaggi del cervello talmente intensivi da sfociare nel plagio. E poi punizioni corporali, come quella di essere rinchiusi per ore nella cella frigorifera. «Il sesso permeava l’esistenza della comunità, i minori divenivano prede e ciò avveniva, non solo con il consenso collettivo, ma anche con quello dei genitori affidatari presenti in comunità». E ancora: «L’omosessualità era non solo permessa, ma addirittura incentivata: un percorso obbligato verso quella che veniva definita "liberazione dalla materialità"...». Sono solo alcuni dei passi della relazione finale della commissione d’inchiesta del consiglio regionale della Toscana che, dopo 4 mesi di lavoro, 23 sedute e l’audizione di 53 persone, sarà presentata oggi a Firenze dal presidente Stefano Mugnai (Pdl) e dal vice Paolo Bambagioni (Pd).
Tutto ruota attorno a Rodolfo Fiesoli, 71 anni, pratese, uno che amava farsi chiamare «il Profeta». Fino al dicembre del 2011, quando venne arrestato per maltrattamenti e violenza sessuale (ora è ai domiciliari), era lui il fondatore, il guru, l’anima, il capo indiscusso de «Il Forteto», che, oltre a essere una florida coop agricola (fatturato annuo di 15 milioni) adagiata tra i cipressi e i prati del Mugello, per quasi 30 anni è stata considerata da tutti (istituzioni, Regione Toscana in primis; sinistra con annessa «intellighenzia»; frange cattoliche; settori della magistratura, a partire dal Tribunale dei minori) una delle strutture d’eccellenza, un modello, nel campo delicatissimo dell’accoglienza dei minori in difficoltà. Un alone di ammirazione che si è tradotto per decenni in contributi pubblici, favori, coperture e sponde politiche. Un alone di ammirazione incomprensibile se si pensa — ed è questo che lascia sconcertati, al di là dell’inchiesta in corso da parte della Procura di Firenze (22 gli indagati, tra cui il cofondatore della comunità, Luigi Goffredi) e delle risultanze della commissione d’inchiesta regionale — che già nel 1985, a pochi anni dalla nascita de «Il Forteto», Fiesoli e il suo socio Goffredi furono arrestati e condannati per maltrattamenti e atti di libidine. Non solo, ma nel 2000 la Corte europea per i diritti dell’uomo sanzionò l’Italia al pagamento di 200 milioni di lire per i danni morali subiti da due bambini, figli di italiani emigrati in Belgio, affidati alla comunità.
Nonostante questi precedenti, il Tribunale dei minori ha continuato ad inviare minori: almeno 60 fino al 2009, quando le prime denunce, poi diventate un fiume in piena, ruppero un silenzio molto simile all’omertà. La commissione regionale, la cui relazione (anticipata dal Corriere fiorentino) è stata approvata all’unanimità, si chiede «come sia stato possibile tutto ciò», quali procedure e controlli siano saltati: chi, colpevolmente, abbia chiuso un occhio, se non tutti e due. Il presidente del Tribunale dei minori, Laura Laera, in carica solo dal giugno scorso, ha detto di aver trovato «dossier poco documentati sulla comunità e relazioni dei servizi sociali scarni». E a chi le ha chiesto come sia stato possibile che il tribunale abbia continuato ad affidare i ragazzi, ha risposto laconica: «Non dovete chiederlo a me».
Di certo, uno dei punti di forza di Fiesoli, che si è sempre dichiarato innocente, puntando il dito contro mai precisate «sette che vogliono distruggermi», erano le pubbliche relazioni. Tra libri, articoli, interviste e conferenze, dalla comunità si diramava un’attività comunicativa a dir poco intensa. Impressionante poi, secondo quanto ricostruito dalla commissione d’inchiesta, il numero di vip e politici passati da «Il Forteto»: da Piero Fassino a Susanna Camusso, da Rosy Bindi a Livia Turco, dall’ex governatore Claudio Martini ad Antonio Di Pietro. E poi magistrati del Tribunale dei minori, giudici onorari e non. Scrive la commissione: «Chi compie un passaggio in vista di prossime elezioni, chi per una stretta di mano con foto, chi scrive prefazioni...». Il Forteto era considerato una piccola cassaforte di voti per la sinistra: «Quando il politico andava lì, faceva magari il 10% di tre serate nel paese...» ha raccontato l’ex sindaco pci di Calenzano, Fabrizio Braschi. E dalla regione Toscana piovevano soldi che era una meraviglia: «Dal 1997 al 2010 — scrive la commissione — la comunità ha ottenuti contributi per 1 milione e 200 mila euro».
Francesco Alberti