gi. fr., Il Messaggero 16/1/2013, 16 gennaio 2013
CASSA INTEGRAZIONE, ESPLODONO I COSTI
È sicuramente una delle aziende italiane che in questi ultimi anni ha fatto un ricorso davvero massiccio alla cassa integrazione. Da quando il settore dell’auto ha iniziato a colare a picco la Fiat ha utilizzato la cig, ordinaria e straordinaria, ripetutamente in tutti i suoi stabilimenti. Sono tanti i lavoratori del gruppo che passano più giorni a casa che in fabbrica. Con una decurtazione della busta paga notevole. Vivere con 700-800 euro al mese è complicatissimo. Eppure la cig, per quanto foriera di sacrifici economici, garantisce un legame con l’azienda. È diverso, molto diverso, dall’essere disoccupati. Se l’azienda si riprende, anche il lavoro torna a pieno ritmo.
La Cgil, proprio qualche giorno fa, ha lanciato l’allarme: il 2012 è stato un anno record per l’utilizzo delle ore di cig. Sono state un miliardo e novanta milioni. Negli ultimi trentadue anni si è trattato del secondo anno peggiore, superato solo dal 2010 (allora furono utilizzate 1 miliardo e 197 milioni di ore). L’aumento rispetto al 2011 è di oltre il 12%. Da brivido il numero dei lavoratori coinvolti: 520.000 se si considera la cig a zero ore (ben oltre il milione se consideriamo il 50% del tempo lavorato). Anche a livello di busta paga i sacrifici sono stati enormi: il taglio complessivo è stato di 4,2 miliardi di euro al netto delle tasse, i lavoratori coinvolti hanno perso ottomila euro a testa in media.
Ma i costi della cig non ricadono solo su chi, per sua sfortuna, viene messo a forzato riposo. Ricadono sulle spalle di tutti i lavoratori dipendenti. Ogni mese infatti dalle buste paga viene trattenuto un contributo che va ad alimentare il fondo unico per la gestione temporanea del sostegno al reddito gestito dall’Inps. È da qui che escono i soldi per la cig. In anni di sviluppo le entrate contributive sono maggiori delle prestazioni. E attualmente il fondo - a livello di stock accumulato - è ancora positivo. Ma con la crisi le entrate annuali non sono state sufficienti a coprire le uscite. E un po’ alla volta si è dovuto mettere mano alle scorte.
CINQUE ANNI DI SHOCK
Nel 2007, anno pre-crisi, la spesa complessiva per gli interventi di cig fu di 400 milioni di euro. Già nel 2008 la cifra raddoppiò: erano solo le avvisaglie di una crisi che da finanziaria stava per far ricadere i suoi effetti sull’economia reale. Nel 2009 si sfiorò la soglia dei cinque miliardi di euro. E di certo i contributi incassati non aumentarono. Anzi. Nel 2010 furono versati al fondo contributi per 3 miliardi e 882 milioni di euro, ma la spesa (tra cig ordinaria, straordinaria, in deroga e interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali) fu di 5 miliardi e 792 milioni di euro. Un disavanzo quindi di oltre due miliardi e quattrocento milioni. Nel 2011 è andata un po’ meglio, ma alla fine comunque il saldo è stato negativo: a fronte di 3 miliardi e 812 milioni incassati, ne sono usciti complessivamente 4 miliardi e 913 milioni, un miliardo e cento in più di quelli entrati quindi. Sul 2012 i dati Inps non sono ancora ufficiali, ma si parla di 5 miliardi e mezzo di spesa a fronte di circa 3,8 miliardi di entrate. Negli ultimi tre anni quindi si è andati sotto di oltre cinque miliardi di euro.
10 EURO ALL’ORA
Sono due le voci che compongono la spesa per cassa integrazione: 5 euro vanno in busta paga, 5 euro vanno a coprire i contributi figurativi che serviranno poi ai fini previdenziali. Se l’intervento Fiat a Melfi dovesse coinvolgere i cinquemila lavoratori per circa duemila ore l’anno a testa (è questa la media del settore negli ultimi anni) in due anni verrebbero drenati dal Fondo Inps cento milioni di euro.