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 2013  gennaio 15 Martedì calendario

GIORNALI TEDESCHI, STOP ALLE 17

[Ciampi parlò a Berlino dopo le 18: nessuno scrisse nulla] –
Quando arrivano amici italiani a Berlino, li invito al ristorante, tedesco, se li riesco a convincere che possono rinunciare per una sera agli spaghetti. Loro si stupiscono quando devono ammettere che le specialità prussiane non sono poi così male, e di vedere arrivare al nostro tavolo uno strillone discreto che ci offre un quotidiano.

Quello del giorno dopo. Spesso sono dei colleghi e vogliono comprare il Tagesspiegel, Die Welt, la Berliner Zeitung, anche se non leggono la lingua di Frau Angela. Dai titoli si capisce di cosa parlino: che notizie hanno in prima pagina? Come è possibile? Ma a che ora chiudono? Cioè, per i non addetti ai lavori, a che ora in redazione piantano tutto e se ne vanno a casa. Deadline, per gli snob anglofoni.

In genere i giornali tedeschi chiudono alle 17, rispondo. Lasciano un collega a far da sentinella ancora per un paio d’ore in caso di un evento eccezionale, dimissioni della Cancelliera, come qualche europeo continua a sognare, un terremoto in Baviera, cose così. E la televisione, i giornali non si preoccupano delle notizie date dal telegiornale delle 19 o delle 20? No, dato che i lettori già le conoscono. Ora, leggo che il Corriere della Sera vuole anticipare la chiusura alle 22,30. Si risparmia sugli straordinari notturni, e sul resto. Quando ero redattore alla Stampa nel secolo scorso, al desk degli esteri, l’ultima edizione chiudeva alle 2 di notte. E se era il caso per fatti particolari, dovevo lasciare un paio di articoli già pronti per i colleghi di Stampa Sera che arrivavano in redazione alle 5 del mattino. Altri tempi, quando internet era fantascienza, e si stampava ancora con il piombo.

Non possiamo imitare i tedeschi? È il sogno degli editori italiani. C’è un problema: in Germania, l’intero paese «chiude» alle 17. Nessun politico farebbe una dichiarazione importante a tarda sera. Le conferenze stampa a Berlino avvengono in orari comodi per i giornalisti. Nell’interesse dei politici, ma è anche un segno di civiltà: i cittadini vanno rispettati e non turbati a tutte le ore. Se il governo decide di notte, come a volte accade, se ne parlerà il giorno dopo. Anche i telegiornali principali vanno in onda a orari scelti in rapporto alle abitudini delle famiglie: alle 19 Heute (oggi), quello dello Zdf, il secondo canale; alle 20 il Tagesschau dell’Ard, il primo canale. In Germania si cena verso le 18. Sono sicuro che i giornali italiani, comunque, potrebbero fare a meno quasi sempre delle esternazioni tardive dei nostri leader. I lettori sanno distinguere tra chiacchiere e notizie. Ma è una mia idea personale.

Ogni tanto, mi chiama un collega dall’Italia per sapere cosa scrivono i giornali sui fatti nostri di ieri. Neanche una riga, se sono avvenuti di sera. Se li hanno trovati veramente interessanti arrivano 48 ore dopo, o se ne dimenticano. Nei giorni caldi in cui si decideva dell’ingresso della lira nell’euro, Ciampi venne a Francoforte per tenere una conferenza stampa: disse cose importanti, ma dopo le 18, e il giorno dopo nessuno le riportò. Era troppo tardi anche per la Tv. Poi, la Frankfurter Allgemeine e gli altri quotidiani pubblicarono dei commenti, con tutta calma.

Qui, la stampa non si sente in concorrenza con radio e tv. Si giocano due partite diverse. A loro le notizie, ai quotidiani gli approfondimenti e i reportage. Diciamo che sui 100 metri vince la Tv, e sui 1.500 vincono i quotidiani. Per un approfondimento basta mandare me in giro con un taccuino, la televisione deve spedire una troupe con spese considerevoli, arrivando comunque dopo. Quando giunsi per la prima volta in Germania, ad Amburgo, il mio ufficio era presso la Springer. Un redattore della Bild restava di turno alla sera per registrare su videotape tutti i telegiornali. Se davano una notizia, i giornali del gruppo il giorno dopo la buttavano, a meno che non avessero una rivelazione in esclusiva. Ed era il 1969. Oggi, anche la stampa tedesca ha qualche problema, ma la Bild continua a vendere quasi quanto tutti i nostri quotidiani messi insieme. Ed è un giornale popolare con lettori che, si presume, da noi guarderebbero solo la Tv. È anche il primo quotidiano che legge Frau Doktor Angela. La sera prima.