Costanza Rizzacasa d’Orsogna, ItaliaOggi 15/1/2013, 15 gennaio 2013
IL CAV MENTE SAPENDO DI SMENTIRE
[La Russa e Gasparri vedranno B. a weekend alterni] –
«L’ho detto anche a In Onda l’altra sera. Tutti promettono di non far pagare l’Imu: più che una campagna elettorale da premier sembra una da Papa». Il comico Dario Vergassola, già mattatore delle interviste satiriche di Zelig e Parla con me, ironizza con Italia Oggi sulla commedia della politica italiana. Bipartisan nel target, ha un debole per il centrodestra. «La Russa e Gasparri si separano. Potranno vedere Berlusconi a weekend alterni». Oppure: «La Russa è uscito dal Pdl: Alfano aveva chiamato l’esorcista». In queste settimane è in giro per l’Italia con Panta Rai, lo spettacolo teatrale ispirato all’omonimo volume scritto per Feltrinelli. «Dove ci chiamano andiamo», dice. «Un po’ come i politici».
Domanda. Berlusconi si ricandida.
Risposta. Avevano ragione i Maya.
D: Uno dei tormentoni del Cavaliere, nelle rare apparizioni tv di questi giorni, è la congiura internazionale ai suoi danni. «Che c’importa dello spread»?
R. Dice così di qualsiasi cosa che non abbia le tette.
D. Lunedì, poi, è ricominciato il processo Ruby. Berlusconi ha sempre sostenuto: «Mai scene di natura sessuale a casa mia».
R. Si è messo a copiare le frasi di mia moglie.
D. Scherzi a parte, che ne pensa della performance del Cavaliere da Santoro?
R. Fantastica. Ha una capacità diabolica di fare spettacolo. Certo, dal punto di vista politico invitarlo è stato un errore, perché come dico sempre Berlusconi mente sapendo di smentire. Ti tramortisce con la retorica politica, è impermeabile a qualsiasi osservazione, sembra zio Michele di Avetrana. Chiaro che quando Santoro lo invita lui ha già vinto. D’altronde, avercene in tv di personaggi come lui. Molto meglio andare a cena col Cavaliere, per dire, che con Prodi: ti diverti un sacco.
D. La lettera a Travaglio è stata un gran coup de théâtre. Però il tono era sbagliato.
R. Molto. Avrebbe dovuto giocare sui diritti d’autore che gli spettano in qualità di core business di Travaglio, come si è definito. Dirgli, «Venga alla Mondadori, la pubblico io». Fare il vecchio guaglione, l’imprenditore cazzaro ma simpatico che dice, «Accusatemi di quello che volete, ma fatemi guadagnare, che devo mantenere mia moglie e 20 ancelle». Altro che due punti avrebbe preso nei sondaggi.
D. A Veronica deve pagare tre milioni al mese.
R. I suoi commercialisti gliel’hanno spiegata così: «Ti costa quanto 1.200 Marysthell».
D. Per fortuna non c’è solo Berlusconi. Stefania Craxi ha candidato Moggi.
R. Non poteva farsi scappare uno che rubava le partite.
D. E Monti? Su Twitter la sua Scelta Civica è stata ribattezzata «scelta cinica».
R. È salito al Colle arrampicandosi sullo spread. Poi ha detto: «Devo riflettere sul mio futuro». Gli operai dell’Alcoa hanno risposto: «Beato te che ce ne hai uno». Poi prima di Natale ha fatto visita a Pannella. Ha detto che le sue condizioni erano serie, ma non quanto quelle della Grecia.
D. Per l’immagine dell’Italia, però, è stato lenitivo. Almeno lui non fa battute sul didietro della Merkel.
R. In compenso ha preso la bacchetta magica, cancellato l’età pensionabile e creato un sacco di esodati. C’è poco da ridere su Monti: ci ha presi tutti in giro. Doveva dimezzare i parlamentari e non l’ha fatto, mettere l’Imu alla Chiesa e quando mai. Abbiamo sbagliato noi a crederlo puro: per arrivare a quei livelli altro che pelo sullo stomaco. Ma se tornare a essere un Paese normale vuol dire dare mazzate ai ceti bassi, allora preferivo l’anormale. E guardi che io sono stato ceto strabassissimo: mia mamma lavava le scale. Ma si sa, la fame non è solo quella dei poveri. Lo ha detto pure l’Onu dopo aver scoperto tutto quello che Fiorito si è mangiato. Il fatto è che dopo Berlusconi sarebbe andato bene tutto, anche il mago Zurlì. Il Pd avrebbe dovuto andare al voto e governare, ma non ha voluto sporcarsi le mani.
D. Certo che nell’ultimo mese Monti ha fatto le capriole. Gratta gratta, sotto il loden c’è il politico.
R. È il maniaco con l’impermeabile. Come se uno spirito si fosse impossessato di lui.
D. Toccherà chiamare l’esorcista anche per lui?
R. Il problema è che a sua volta Monti si è impossessato di tutti i nostri beni. Io guardo con favore a Nichi Vendola, bravissimo a scegliere persone eccezionali come la Boldrini, dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Purtroppo, rischia di fare la stessa fine di Fausto Bertinotti. Bersani è una persona perbene, pure buffo. L’ho intervistato al bar: ci giocherei a boccette. Ma una volta al governo il Pd dovrà fare scelte impopolari, prendersi brighe che a confronto quelle di Monti sono niente. Vendola dovrà puntare i piedi e se lo mangeranno vivo. Non ha alternative: o si fa arrostire dal Pd oppure sarà costretto all’ultimatum, «Fate una cosa di sinistra o me ne vado». Quando l’ha fatto Bertinotti, gli alleati l’hanno fatto secco. Ma se non lo fai, ti fa secco la base. Il problema è che gli operai saranno sempre in sofferenza. Noi andiamo a votare come fossimo in cerca del Messia, ma in realtà non cambia niente. D’altronde a non votare mi si stringe lo stomaco, e senza neppure tirare in ballo i morti della Resistenza.
D. E Renzi, in tutto questo?
R. Per andare in giro per l’Italia ha scelto il camper. Gli rimaneva scomodo tornare a dormire ad Arcore ogni sera.
D. E Grillo invece?
R. Alle primarie online il Movimento 5 Stelle ha scelto tra 1.400 candidati sconosciuti. Un po’ come un’elezione vera.
D. Insomma, anche senza Berlusconi, la satira è viva e lotta insieme a noi.
R. Certo. Basta leggere i giornali di questo Paese da fumetto. Come quella volta che avevano rubato in casa di Veltroni. «La figlia dormiva», c’era scritto. E io ho aggiunto: tutta suo padre. E ancora: «Lusi ottiene i domiciliari in convento». Occhio alle cassette delle offerte. Oppure quando Bersani osservava timidamente che dai sondaggi il Pd sembrava essere davanti al Pdl. Come a dire, dove abbiamo sbagliato?
D. Il solito tafazzismo della sinistra.
R. Non sarei così cattivo. Diciamo che una volta capito di poter vincere, gli è presa la strizza. L’unico che picchia duro è D’Alema, secondo cui candidare Monti è moralmente discutibile. Non aver fatto lui a Palazzo Chigi una legge sul conflitto d’interessi, invece, come lo chiamiamo? Ma sono stanco di fare battute. Perché non ne fa una lei?
A proposito dei simboli di partito farlocchi. Nessuno potrebbe mai confondere il logo clone della Lista Monti con quello vero: in quello falso c’è un cuore.