Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 12/1/2013, 12 gennaio 2013
CERCASI 007 ANTICORRUZIONE
[Rischia il posto se sbaglia e non sarà pagato per il lavoro] –
E’ stato subissato di richieste di chiarimenti, di dubbi, di proposte dal sapore leggermente dilatorio. Il ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha così deciso di correre ai ripari, convocando per la prossima settimana un vertice con i capi del personale dei dipendenti delle amministrazioni centrali, oltre un centinaio di manager tra stato, parastato e università.
Obiettivo: dare indicazioni sull’attuazione della legge anticorruzione, a partire dalla nomina del responsabile anticorruzione, che va fatta e subito. Senza rinvii, che minacciano di tagliare le gambe al processo di autotutela contro la corruttela, come ha avuto modo di precisare anche la Civit (si veda ItaliaOggi di ieri). La figura è prevista dalla legge n. 190 contro la corruzione nella pubblica amministrazione, approvata a fine anno dal parlamento. Il responsabile deve essere un dirigente di ruolo, di prima fascia, e dunque un direttore generale. L’incarico si aggiungerà a quello che è già assegnato al direttore. Che non riceverà nessun compenso aggiuntivo per il fatto di doversi occupare della prevenzione e lotta alla corruzione nei suoi uffici. Ma rischierà sanzioni pesanti, fino al licenziamento, in caso si verifichino reati condannati con sentenza definitiva. Insomma, un incarico scomodo, che in tanti temono sarà difficile affibbiare. Tra l’altro la legge, che non brilla per chiarezza, non dettaglia i casi di incompatibilità né i requisiti di professionalità che devono essere posseduti dai papabili. I vertici di Palazzo Vidoni sono al lavoro per una circolare che dovrà precisare quanto la legge non dice o comunque dice genericamente. A questo scopo l’incontro con i responsabili del personale dovrà mettere sul tappeto tutti i nodi non sciolti. Per esempio, sulle incompatibilità, il responsabile anticorruzione non potrà essere lo stesso soggetto che si occupa di settori delicati, suscettibili di finire nel mirino dei corruttori, come la gestitone degli appalti o dei fondi per gli acquisti. Potrebbe invece ben essere lo stesso soggetto che si occupa della trasparenza.
Dubbi dovranno essere sciolti sul se può essere indicato nel vertice amministrativo, soluzione che presenterebbe l’inconveniente di gravare con un incarico aggiuntivo, che richiede tempo e impegno, chi ha già molte responsabilità. «Ma certo non potrà essere un incarico assegnato come ripiego», mette le mani avanti il capo dipartimento della Funzione pubblica, Antonio Naddeo, «serve alta professionalità». Restano da chiarire anche la durata dell’incarico e come assegnare le funzioni di supporto. Intanto la Civit, la commissione sulla trasparenza, ha sollecitato il governo, nella fattispecie i ministeri della giustizia e interno, a istituire il comitato interministeriale che dovrà adottare le linee di indirizzo per la definizione del piano nazionale anticorruzione, la base per i piani delle singole amministrazioni.