Gianluca Nicoletti, La Stampa 16/1/2013, 16 gennaio 2013
IN VIAGGIO NELL’ITALIA APERTA 24 ORE
[Negozi, “drugstore”, lavanderie: ecco il Paese del commercio a tempo pieno] –
Chi dovesse esprimere il desiderio di avere merce e servizi a disposizione open time provoca immediato sospetto. Ci sarebbe sempre qualcuno pronto ad evocare lo spauracchio dei costi del personale, delle famiglie al cui tepore si verrebbe sottratti. Al diritto al riposo, come alla necessaria chiusura in casa a fine della giornata. Tutto per una immutabile divisione del nostro tempo, che mai ammetterebbe lo svolgimento di attività diurne nelle «ore del lupo».
Eppure sarebbe una fantastica maniera per alleggerire e usare meglio le ore di punta della nostra esistenza. Il medio metabolismo nazionale, però, sembra non gradire quello che in molti Paesi è perfettamente normale. La mutazione che è avvenuta nelle variopinte articolazioni della famiglia abituale non è stata sufficiente a modificare, almeno al momento, le secolari liturgie legate ai tempi dell’ acquisto. L’ipermercato è forse il luogo fisico della compera di abbigliamento, elettronica «consumer» e arredamento, che tiene maggiormente conto dell’usura da transumanza dei pendolari dell’acquisto. I negozi dell’Ikea dal lunedì al venerdì restano aperti fino alle 22, quando un vendita di mobili alle 20 abbassa le saracinesche senza pietà.
Anche un raptus da bucato notturno potrebbe essere soddisfatto in una delle tante catene di lavanderie fast service aperte anche dopo cena. Quelle della catena Ondablu sono sempre in azione, anche la domenica, fino alle 22. Si lava tutto in mezz’ora, nell’attesa è possibile usufruire di Internet.
Per tutto quello che è necessario a rimpolpare un frigorifero esangue al chiaro di luna la formula più frequente è un salto a uno dei drugstore che vendono soprattutto alimentari e restano aperti 24 ore su 24: a Roma i più antichi sono quelli a piazzale Clodio e alla stazione Termini, attivi dal 1996. Gira la promessa che per il 2013 arriveranno a essere15, ma i cittadini delle zone prescelte sono in allarme, temendo che l’improvvisa animazione notturna possa attirare malintenzionati.
In questa materia è ancora radicata un’ideologia da ben pensare medio borghese, per cui la notte le brave persone se ne stanno a casa e chi gira per strada è come minimo degno di sospetto. Negli ultimi anni questo timore si è focalizzato verso un nuovo tipo di offerta «by night» che ha visto la crescita esponenziale di esercizi gestiti da stranieri che, nella maggior parte d’Italia, rappresentano l’unica risorsa possibile per le emergenze notturne.
Frutta verdura e alimentari dall’alba al tramonto, nelle rivendite gestite prevalentemente da immigrati del Bangladesh. Ferramenta, utensileria, detersivi, cartoleria, oggetti da regalo nei fanta-shop cinesi, tracimati ovunque oltre le classiche Chinatown, come via Sarpi a Milano o il quartie re Esquilino a Roma. Spesso sarebbe impossibile farne a meno: come arginare un improvviso guasto nel cuore della notte, se non con silicone sigillante, guarnizioni e chiavi inglesi o cacciavite e materiale elettrico acquistato dai cinesi sotto casa?
Nella più classica tradizione dei nottambuli sopravvivono alcune edicole aperte senza limiti, una volta unicamente per chi aspettasse croccante la prima edizione del proprio quotidiano, oggi anche come piccoli bazar dove è possibile trovare libri, dvd, occhiali graduati d’emergenza, piccola cartoleria. Scorrendo i ricordi degli edicolanti per tiratardi, fino a qualche anno fa, era facile che la notte avvenissero controlli a tappeto da parte della polizia annonaria per verificare l’eventuale esposizione di pubblicazioni oscene, sanzionabile dall’articolo 528 del codice penale. Oggi l’esplosione di YouPorn avrebbe ristretto tale allettante porzione di un mercato, già in crisi, unicamente a qualche irriducibile vecchietto, ma sono proprio loro i primi che, all’arrivo della notte, preferiscono barricarsi in casa.