Marco Birolini, Avvenire 16/1/2013, 16 gennaio 2013
DOPO LA DROGA È LA FONTE CHE DA’ PIU’ INTROTI ALLE MAFIE
Il traffico di esseri umani copre una fetta sempre più ampia dell’economia canaglia. I carabinieri del Ros la considerano ormai «la principale fonte di guadagno delle organizzazioni criminali» dopo gli stupefacenti. Spesso le rotte utilizzate sono le medesime. Dove passano eroina e cocaina transitano anche gli schiavi del terzo millennio.
In una recente audizione davanti alla commissione del Parlamento europeo sulla criminalità, il comandante del Ros, generale Mario Parente, ha sottolineato che «il nostro Paese costituisce una meta privilegiata dei flussi migratori clandestini e un punto nodale dei nuovi circuiti criminali ». Il network internazionale intreccia gli interessi delle mafie nostrane con quelli delle gang straniere. Speculando sulle speranze di migliaia di disperati, i criminali hanno industrializzato l’immigrazione irregolare. I clan si occupano di tutto, dall’imbarco al viaggio, fino alla fornitura di documenti falsi e alla sistemazione logistica provvisoria. Un traffico che produce enormi profitti, se si considera che ogni clandestino è disposto a pagare migliaia di euro per approdare in Occidente.
I veri specialisti sono i nigeriani, abilissimi nel reclutare con l’inganno giovani donne in patria, spedite in Europa con la promessa di un lavoro e poi costrette a prostituirsi. I proventi venivano reinvestiti nell’acquisto di cocaina: i carabinieri documentarono i contatti con i narcos colombiani. Ma i nuovi schiavi arrivano anche dall’est europeo. Nel 2006 l’indagine “Terra Promessa” accertò un traffico di giovani polacchi da introdurre in Italia per lo sfruttamento nel settore agricolo. L’organizzazione reclutava persone indigenti attraverso annunci e siti web. Una volta giunti nel nostro Paese, venivano costretti con la violenza a lavorare nei campi, spesso sorvegliati da individui armati. Chi tentava la fuga andava incontro a violente punizioni corporali, tanto da trasformare i luoghi di lavoro in veri e propri lager.
Per combattere questa piaga, il generale Parente ha indicato la via della cooperazione tra forze di polizia dei diversi Stati coinvolti. Ma non è facile contrastare un traffico che tocca interessi globali enormi. Secondo l’Unicri, l’agenzia Onu che studia il crimine, il fenomeno «sta crescendo a livelli allarmanti». In base alle stime, nel mondo ci sono 2,7 milioni di vittime della tratta: per l’80% si tratta di donne e bambini. Il 10% delle giovani che vendono sesso nelle strade occidentali ha conosciuto questo destino. L’Unicri denuncia che proprio la rotta Nigeria-Italia è tra le più utilizzate. Per raggiungere il nostro Paese le ragazze contraggono un debito con i trafficanti che si aggira attorno ai 50 mila euro. Per tornare libere devono ripagarlo prostituendosi: ogni ragazza fa guadagnare ai suoi aguzzini fino a 5 mila euro al mese. In Costarica e Thailandia le giovane schiave alimentano il turismo sessuale.