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 2013  gennaio 15 Martedì calendario

COSENTINO E GLI «IMPRESENTABILI». PAPA E LABOCCETTA: VA CANDIDATO CON NOI

«Nick? Nick sta venendo a Roma...».
Il piano di Nicola Cosentino, dagli amici affettuosamente chiamato Nick ’o americano, è questo: non mollare Denis Verdini di un centimetro e, se è il caso, essere pronto a varcare il portone di Palazzo Grazioli (è già accaduto la sera di mercoledì scorso: stava guardando la puntata di Porta a porta registrata poche ore prima, sentì che Berlusconi sembrava deciso a farlo fuori dalle liste e così decise di precipitarsi in via del Plebiscito, si fece ricevere dal Cavaliere, aveva gli occhi lucidi e la voce tremante in un miscuglio di fastidio e incredulità, lui di solito sempre piuttosto freddo, affilato, misurato: «Spero... spero di non aver capito bene...»).
Invece aveva capito benissimo.
Situazione delicata, sono ore decisive, però la partita è aperta. Su un piatto della bilancia c’è il suo curriculum da «impresentabile» (l’ex sottosegretario nato a Casal di Principe 53 anni fa e imparentato con il boss Giuseppe Russo detto Peppe ’o Padrino, è imputato in due processi per «concorso in associazione mafiosa» e destinatario di due richieste di arresto non autorizzate dal Parlamento); sull’altro piatto ci sono almeno trentamila voti, c’è il controllo quasi militare di tessere e consenso del Pdl in Campania.
Domenica mattina, a Napoli, l’ultima prova di forza e di potere: seduto in prima fila, nella sala convegni dell’hotel Ramada, dove Altero Matteoli lancia la candidatura di Vincenzo Nespoli (nel 2010 indagato per «concorso in bancarotta e riciclaggio»). Sul palco si alternano il presidente della Regione Stefano Caldoro e il commissario del partito in Campania Francesco Nitto Palma.
Palma, rassicurante: «Valuteremo le candidature caso per caso... tuttavia, ecco, abbiamo già letto le carte processuali di Cosentino e... beh, occorre dire che vi è un impianto accusatorio non accettabile».
Cosentino sorride soddisfatto (che poi, più che un sorriso, è un ghigno). In platea, applaudono anche Marco Milanese (il 22 settembre 2011 evitò l’arresto grazie al voto a scrutinio segreto della Camera: 306 sì, 312 no; memorabile il suo sguardo quando capì che l’aveva scampata per soli sei voti), Luigi Cesaro (nel luglio del 2011 indagato per i rapporti con il clan dei Casalesi) e Amedeo Laboccetta.
Accanto a Cosentino è seduto Alfonso Papa (deputato e magistrato coinvolto nell’inchiesta sulla P4, 157 giorni di carcere e, attualmente, un processo per due episodi di «concussione»).
Papa, bella comitiva di candidati scomodi...
«Scomodi?».
Beh...
«Guardi: io ho dato la mia disponibilità a ricandidarmi, anche perché, in Parlamento, riuscirei a condurre meglio la mia battaglia per rendere più umane e civili le condizioni delle carceri italiane... come saprà, l’esperienza che ho vissuto mi ha insegnato tanto... e so che anche il Presidente Berlusconi è sensibile a questi argomenti...».
Detto questo, è chiaro che siete tutti legati alla ricandidatura di Cosentino: se passa lui, passate tutti.
«Mah... io sono e resto un magistrato e poiché le ho lette le carte processuali di Cosentino, suggerisco di distinguere tra "gravità" e fondatezza" delle accuse. Dico questo perché le accuse che vengono rivolte a Nicola a me paiono davvero piuttosto fragili».
(Laboccetta è anche più netto. Sentite).
«Nel nostro partito non c’è spazio per la cultura del giustizialismo e del giacobinismo...».
Capito: quindi, onorevole Laboccetta?
«Quindi, poiché c’è solo qualcuno di noi che è finito sotto i riflettori della giustizia, e mi chiedo chi non ci sia finito in questi anni in Italia...».
Va bene, capito: quindi?
«... Eh... insomma: qui non ci sono condannati e allora, finché non ci sono condannati, io dico che non ci possono essere esclusioni dalle liste».
Lei come sta messo?
«Sono il coordinatore del Pdl a Napoli e non dovrei avere problemi».
No, dicevo: come sta messo dal punto di vista giudiziario...
«Ah! Beh, se si riferisce a quella vecchia storia del computer... Sto messo magnificamente: non sono stato raggiunto da alcuna richiesta di rinvio a giudizio, io!».
I discorsi sono questi, gli umori sono questi (tra l’altro, uno degli intervistati, l’aria rassicurata, dice che Cosentino sa comunque tutto degli spostamenti di Berlusconi, e perciò può raggiungerlo, e convincerlo, in qualsiasi momento: sembra infatti che uno degli uomini della scorta del Cavaliere sia originario di Sant’Antimo, che è pure il paese di origine dell’ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, noto anche come Gigino ’a purpetta).
Fabrizio Roncone