Ivan Cimmarusti; Marco Ludovico, Il Sole 24 Ore 15/1/2013, 15 gennaio 2013
LA MAXI-TRUFFA MILIONARIA DELLA MADOFF DI BARI
Una truffa finanziaria da 20 milioni di euro, come minino. Titoli falsi a cui avrebbero abboccato investitori di Roma, Bari, Genova, Venezia e Verona. Una procura già al lavoro da alcune settimane, quella di Bari. E la misteriosa - ma forse non troppo - sparizione di una stimata professoressa di Bari, Caterina Coco, 63 anni, ordinario di diritto tributario alla facoltà di Giurisprudenza.
Secondo le accuse, sarebbe stata lei a mettere in piedi un’operazione sistematica per spacciare titoli falsi di obbligazioni bancarie. Da molti mesi, se non anni, e con rendimenti allettanti: dal 5 all’8 per cento. Sembra un nuovo caso dopo il "Madoff dei Parioli" (si veda la scheda a fianco) in versione femminile pugliese. La Guardia di Finanza, che ha avuto la delega di polizia giudiziaria dal pubblico ministero Annamaria Tosto della procura barese, sta tentando di rintracciare la professoressa fin dal mese scorso. Il Sole24Ore ha provato a contattare via e-mail la docente, che ha risposto ma non ha rilasciato dichiarazioni sulla vicenda. Particolare straordinario della vicenda ora allo studio degli inquirenti, Caterina Coco ha pubblicato l’anno scorso insieme a Giuseppe Malinconico per Cedam il libro "Dichiarazione fraudolenta e falsa documentazione contabile. Il sistema sanzionatorio". Nella presentazione del volume si spiega che «il volume ricostruisce in via sistematica la ratio delle sanzioni tributarie penali che colpiscono i delitti in materia di dichiarazione fraudolenta e falsa documentazione». Di certo la professoressa Coco è esperta di queste materie, almeno sul piano accademico. Tanto da aver fatto parte dell’Agci (associazione generale cooperative italiane) ed essere a tutt’oggi consigliere del Consef (Consorzio nazionale servizi finanziari). La denuncia dell’avvocato Michele Mitrotti, legale di una coppia di coniugi baresi che avrebbero subìto il raggiro, è considerata più che attendibile dagli investigatori. Le presunte vittime della truffa «avevano ceduto annualmente alla Coco ingenti somme a titolo di investimento» sulle quali avrebbero dovuto avere un interesse annuo che «variava dal 5 all’8 per cento» dice la denuncia. I rendimenti, però, non erano liquidati a fine anno ma reinvestiti nei titoli bancari falsi. Fatti su carta tipica utilizzata dalle banche per le obbligazioni, riportano, tra l’altro, nome e logo dell’Iccrea. Peccato che Iccrea, essendo istituto di secondo livello, non abbia mai emesso titoli di questo genere o comunque obbligazioni ai risparmiatori, tanto che si è dovuta tutelare con una denuncia presentata ai carabinieri a Roma. Un esposto presentato dopo aver appreso, proprio dai due coniugi che da Bari sono giunti nella capitale, della circolazione di questi titoli.
«La documentazione non è prodotta da Iccrea Banca e i contenuti in essa riportati non sono in alcun modo riconducibili a strumenti finanziari e/o prodotti bancari di qualsiasi tipo emessi da questo istituto» scrive Iccrea. Il problema è che di questi falsi in giro ce ne sono non pochi, a quanti si apprende da un tam tam piuttosto allarmato. E non è escluso che nella rete dei presunti truffatori sia caduto anche quanche vip o personaggio eccellente. Molti sono gli indizi che fanno temere un allargamento dell’inchiesta.
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