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 2013  gennaio 14 Lunedì calendario

«COSÌ I BARONI DEL SINDACATO STANNO SFASCIANDO LA SCUOLA»

[Sostene Codispoti, per 30 anni ai vertici dello Snals milanese: «Privilegi e clientele, ma chi denuncia rischia l’espulsione»] –
Sostene Codispoti, con quel nome da miles glorio­sus, non può che essere un combattente di razza. È lui il sindacalista che ha segnato la storia milanese dello Snals, il sindacato autonomo più rap­presentativo e autorevole nel mondo della scuola. Ma ora qualcuno, all’interno di quella che per 30 anni è stata la sua «famiglia», ha deciso di «farlo fuori». Il motivo? Codispoti, calabrese doc, è una ca­pa tosta (una testa dura), uno che «certe cose» si rifiuta di non vederle. E nel sindacato della scuola di cose che «non vanno» contribuendo a rovinare il pia­neta- istruzione, ce ne sono tan­te. Troppe. Codispoti le ha mes­se nere su bia­nco in una denun­cia che a breve potrebbe presen­tare alla magistratura e che Il Giornale ha avuto l’opportuni­tà di visionare in anteprima.
Codispoti nel suo ruolo di segretario provinciale milanese dello Snals (ca­rica da cui qualcuno so­gna di esautorarlo), ha vergato un dossier du­rissimo: parole destina­te a lasciare il segno e che spiegano, meglio di qualsi­asi inchiesta giornalistica, i motivi per i quali un certo sindacalismo rischia di minare ulte­riormente il già devastato mon­do della scuola.
«Diversi colleghi dirigenti sin­dacali- scrive Codispoti nel suo esposto - hanno presentato un esposto all’Autorità Giudizia­ria per sospetti di mala gestio del sindacato. In seguito a ciò sono sta­to­convo­cato, co­me persona informata sui fatti, dai carabinieri di Roma. Ho doverosamente ot­temperato a un preciso obbligo/ dovere rispondendo a doman­de circostanziate che, evidente­mente, hanno infastidito il do­minante gruppo di potere». È bastato questo per creare atto­r­no a Codisposti un clima che lui stesso definisce di «intimidazio­ne ».
Ma cosa ha denunciato Co­dispoti di tanto grave? «Si parla spesso di dei privilegi dei sinda­cati: per esem­pio i benefici derivanti dal­la legge 564/96 che permette ai dirigen­ti sindacali di beneficiare di una pensione integrativa. È una legge che conosco bene, che non è sbagliata. A volte è sbagliata la sua applicazione, soprattutto quando se ne fa un abuso».
Eccola la parola-chiave: «abuso». «La legge si trasforma in abuso quando esce dal recin­to della legalità. Per esempio quando l’applicazione si esten­de a parenti ed amici simulan­do ruoli dagli stessi mai ricoper­ti, oppure quando si procede a contribuzioni personali senza passare dai bilanci sindacali». Osservazioni- queste del segre­tario Snals milanese - che fino­ra hanno trovato un muro di gomma: «C’è una sorta dialler­gia alle critiche che dovrebbero essere motivo di arricchimento e non certo subire processi per lesa maestà. Spero che la mia iniziativa serva a dare coraggio e forza a quei colleghi timorosi che preferiscono vivere nel si­lenzio e nell’omertà».
Del resto lo sfascio dell’istitu­zione- scuola è sotto gli occhi di tutti e a fotografarlo con effica­cia è stato anche il vendutissi­mo libro di Mario Giordano «5 in condotta» (Mondadori).
«I sindacati - scrive Giordano - han­no avuto il compito di or­ganiz­zare mili­tarmente gli in­segnanti, impo­nendo il loro sini­stro baratto: bassi stipendi e progres­sivo impoverimen­to economico e pro­fessionale in cambio di aumento smisurato dei posti, scarsi carichi di lavoro e nessun con­trollo né valutazione. Risulta­to? Oggi gli insegnanti italiani sono i più numerosi del mon­do, in rapporto agli alunni, ma i meno pagati. E la scuola è anda­ta a pezzi».
Riusciremo a ricostruirla?