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 2013  gennaio 14 Lunedì calendario

MELONI, LA SORELLA D’ITALIA DA RECORD DA TATA PER FIORELLO A BIG DELLA POLITICA

[L’ex ministro della Gioventù, romana della Garbatella, è la prima donna a fondare un partito. La morte di Borsellino la convinse a entrare nel Msi] –
In quanto fondatrice femmi­na di un nuovo partito- Fratelli d’Italia - Giorgia Melo­ni inanella un altro primato. A patto, però, che la compagine sfondi alle elezioni, facendola rieleggere alla Camera e con­quistando un numero decente di seggi in giro per la Penisola. Se fa centro, Giorgia sarà la prima donna a memoria d’uo­mo ad avere creato un partito presente nel Parlamento italiano. Una medaglia che aggiun­ge alle altre: più giovane mini­stro della Repubblica a 31 an­ni, come titolare del dicastero della Gioventù nel 2008; ma­scotte di Montecitorio nella XV legislatura (2006-2008), a 29 anni; prima donna a capo di un’organizzazione Msi-An, quando nel 2004 prese la guida di Azione giovani. Cosa ha indotto questo feno­meno in gonnella, che domani compie 36 anni, a lasciare un mese fa il Pdl,dov’era benvolu­ta, per affrontare le elezioni con un partitino improvvisa­to? Forse c’è un ragionamen­to, forse. Ma il vero motore è l’insofferenza.La stessa che ha spinto Guido Crosetto, suo compagno di avventura, alla medesima pazzia. Entrambi erano stufi degli ondeggiamen­ti del Pdl, di decisioni a capoc­chia e presto rimangiate, delle primarie sì, primarie no. Presi dall’impazienza, prima anco­ra che il Berlusca riafferrasse le redini, si sono accomiatati, de­lusi ma in buoni rapporti con i vecchi commilitoni. Ora van­no da soli ma schierati col cen­trodestra. Intanto assaporano il piacere della libertà, guasta­to solo dalla strizza di non far­cela. L’abbinamento tra la picco­la Meloni e il gigantesco Croset­to è una sfida al Padreterno che li aveva programmati agli antipodi. Guido di corpo è un armadio e di testa un liberale, Giorgia è un comodino con orientamento destra sociale. La loro amicizia ha mandato al­l’aria i piani celesti. A farla na­scere, paradossalmente, la dif­ferenza fisica. Infatti, come tut­ti i colossi (ricordate King Kong?), il cinquantenne Cro­setto ha un particolare traspor­to per ogni personcina bionda e graziosa che, a sua volta, sen­tendosi rassicurata dalla vici­nanza del titano, si abbandona fiduciosa.
Ha poi giocato l’eccellente rapporto tra i due negli an­ni del gover­no. Guido, che era sotto­segretario al­la Difesa, ha dato una ma­no al ministro della Gioven­tù, mettendo a disposizio­ne locali d­i caserme per dei pro­getti meloniani in favore di atti­vità giovanili. Aggiungo di striscio, per meglio illustrare le in­clinazioni di Giorgia, che l’in­gresso di Ignazio La Russa in Fratelli d’Italia è stato per lei più un ripiego che una scelta. Le cose stanno così. I due sono buoni amici e Meloni, pur orbitando nella Destra sociale ­quella degli Storace e Aleman­no, per intenderci - è da anni nella corrente matusa dei La Russa e Gasparri. Però, una vol­ta deciso di prendere il largo, avrebbe preferito imbarcare giovani senza un passato mar­cato come quello di Ignazio, missino incallito per decenni, prima di maturare negli ultimi lustri. Tuttavia, dovendo af­frontare da neofiti una gara elettorale,un uomo con l’espe­rienza, i voti e i rapporti di La Russa non poteva che fare co­modo. Così, il realismo preva­lendo sull’ideale, Ignazio è sta­to accolto a bordo.
Meloni è un nome sardo e dei sardi Giorgia ha la cocciutaggine. Se punta a una cosa, la insegue finché non l’ottiene. È una questione di carattere, non di influenza paterna, che non c’è stata. Il papà se ne an­dò di casa quando era piccola. Così nel modesto appartamen­to della Gar­batella, peri­feria popola­re di Roma sud, rimasero solo donne: la nonna, la mamma, lei e la sorella. Poiché la famiglia era a corto di soldi, Giorgia scelse degli studi che le permettessero di impiegarsi alla svelta:linguistica all’Istitu­to professionale alberghiero. Studiando, si arrangiava per aiutare il gineceo a tirare avan­ti. Da adolescente, il futuro mi­nistro è stato barista al Piper, night romano; baby sitter del primo figlio di Fiorello, lo show man; più volte camerie­ra.
L’uccisione nel 1992 di Pao­lo Borsellino, il giudice vicino al Msi, fu per Giorgia la molla della svolta. Entrò in una sezio­ne missina e vi trovò una secon­da famiglia. Da allora, fu tut­t’uno con la destra romana. Il suo gruppo aveva la sede prin­cipale al Colle Oppio, si era da­to il nome di «Gabbiani» e lo guidava un capo indiscusso: Fabio Rampelli, un ex azzurro di nuoto, oggi cinquantaduen­ne. Tra i «Gabbiani», nonostan­te fossero militanti duri, erano malviste nostalgie fasciste e sa­luto romano. Una posizione che Meloni ha spesso espresso così: «Basta con fascismo e an­tifascismo. Siamo tutti protesi nel nuovo millennio». Rampel­li, oggi deputato Pdl, è tuttora il faro di Giorgia, ma ormai su un piede di parità con l’ex pischel­la, tanto che l’ha seguita nella scommessa di Fratelli d’Italia.
La militanza plasmò la ragaz­za. Chi la conosce dice che è se stessa solo alla testa di un cor­teo. Quando un paio di anni fa studenti e professori, in mag­gioranza sinistrorsi, protesta­rono davanti a Montecitorio contro la riforma Gelmini, il mi­nistro Meloni, con l’aria da ra­gazzetta e la coda di cavallo, si mescolò ai manifestanti. Attac­cò discorso, attirando capan­nelli di ascoltatori e improvvisando, come le era congeniale, un applaudito comizio. Solo dopo il battimani fu ricono­sciuta, con imbarazzo degli or­ganizzatori costretti a fare buon viso a cattivo gioco.
Avrete capito che è inarresta­bile e abbiamo già detto che è volitiva. Fumava due pacchet­ti di sigarette il giorno ma en­trando alla Camera decise di smettere. E smise. Per lo stress della rinuncia, ingrassò otto chili. Stabilì che li avrebbe per­si in due mesi e alla scadenza li aveva persi. Il prossimo obietti­vo glielo fisso io: si tolga l’ecces­so di accento romanesco, lo porti a livello di semplice inflessione. Sarà tanto di guadagna­to quando avrà bambini se, co­me sembra, andrà felicemente in porto il fidanzamento con Renato De Angelis, fratello ca­detto del suo amico di adole­scenza, Marcello, deputato Pdl e direttore del Secolo d’Ita­lia .
Darà anche una bella lezio­ne ad Alessandra Mussolini che, per ragioni ignote, la dete­sta tanto da avere osteggiato molti suoi provvedimenti e che ostenta un accento napulo­romano assolutamente racca­pricciante.
Il grosso difetto di Giorgia è essere una ritardataria conge­nita, tale da rasentare la villa­nia. La maggiore virtù è di ave­re detto, diventata ministro, «non voglio angosciarmi al­l’idea che un autista mi aspet­ti », e ha rinunciato all’auto blu. Ha sempre girato con la sua Mini. Un giorno si presen­tò al Quirinale guidando da sé. Il fatto inedito mandò in tilt i co­razzieri perché non era previ­sto il parcheggio di un’auto in­custodita senza autista. Scesa dal colloquio col presidente, fu caldamente pregata di non rifarlo. Da allora, c’è andata a piedi. Ne ha guadagnato in sa­lute e ha evitato di depredarci. Grazie Giorgia e auguri per do­mani.