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 2013  gennaio 13 Domenica calendario

LA MATITA BEN TEMPERATA [

Il cartoonist americano David Rees ha iniziato un business particolare: affila lapis a pagamento. Ora ha scritto un libro, tra i migliori del 2012] –
No, questa storia non è uno scherzo. Provate a figurarvi questa versione del tutto innovativa e seducente del "sogno americano": uno molla un lavoro redditizio, in vista, piuttosto soddisfacente e si mette a... temperare matite. Per business, intendo.
A David Rees è capitato così. Lui è uno dei cartoonist americani più in vista, disegna, tra gli altri, per il «New Yorker» e scrive per l’«Huffington Post», e, ai tempi della Guerra del Golfo, ha una striscia satirica conosciutissima e temutissima («Get Your War On»); poi, improvvisamente, decide di mollare il lavoro e di mettersi a fare un altro mestiere. Diventa affilatore di matite a pagamento. Funziona in questo modo. Voi gli mandate, nella sua casa di Beacon (New York), la vostra matita e 15 dollari – dice, è tanto, ma, sì, ribatte lui, in India sono sicuro che trovate chi lo fa per 8 dollari, ma il vero artigianato americano costa... – e lui ve la restituisce temperata alla perfezione, preservata dentro un tubino di plastica, con tanto di certificazione che l’affilatura è stata da lui personalmente effettuata secondo i più alti standard e, debitamente sigillati in una bustina a parte, anche i resti, le barbe che vengono fuori mentre si tempera. Del resto, appartengono pure quelli al proprietario della matita.
Se ora state pensando che non è uno scherzo e che si tratti, invece, di una boiata pazzesca, siete in errore due volte. E a dimostrarvelo è il manuale che Rees ha scritto e pubblicato lo scorso maggio, intitolato How To Sharpen Pencils (Melville House, pagg. 224, $ 19,95, con una prefazione di un altro personaggio eccentrico e piuttosto divertente, John Hodgman), ossia Come temperare le matite. Il titolo esteso spiega esattamente che tipo di libro avete di fronte: «A Practical & Theoretical Treatise of the Artisanal Craft of Pencil Sharpening for Writers, Artists, Contractors, Flange Turners, Anglesmiths & Civil Servants With Illustrations Showing Current Practice», cioè un manuale, prima di tutto pratico, di una particolare forma di artigianato – saper temperare bene le matite –, riservato a tutti coloro che ne fanno un frequente uso. È vero che negli Stati Uniti (e in generale nel mondo anglosassone) la matita ha un posto di rilievo negli oggetti del mondo della cultura: basta vedere le serie come Mad Men o qualunque film dove ci sia una scena di tensione ambientata nella sala riunioni, che so, della Cia, per accorgersene.
Il libro è un oggetto pensato nei minimi particolari e realizzato perfettamente: nella copertina (bellissima), nel formato, nei disegni e nelle foto (alcune in questa pagina), nei contenuti, ovviamente. Sì, perché sebbene sia un manuale a tutti gli effetti – e Rees, a sua volta collezionista di manualistica, sa benissimo come si fanno i manuali – quello che lo caraterizza più di tutto – oltre ad essere "lo stato dell’arte" sull’affilamento delle matite... – è una vena ironica e surreale che non gli sottrae autorevolezza; al contrario, ne aumenta il fascino e la piacevolezza. Rees è capace di essere serissimo quando tratta il suo argomento, ma è anche bravissimo nel prendersi in giro. Così si va dalla puntuale descrizione degli elementi di una matita (la numero 2 è la regina, presa in considerazione nei minimi dettagli), al tipo di temperini da utilizzare (coltellino, temperamatite a un foro e una lama, o a più fori, o meccanico), alla realizzazione della punta ideale e ai "trucchetti" da sapere per renderla tale, dall’attrezzatura necessaria per eseguire il lavoro (un grembiule e lenti di ingrandimento sono obbligatori), agli esercizi di allenamento fisico per farlo, fondamentali quelli per i pollici e la rotazione del polso. Fino alle punte ironiche finali, nelle quali si mostra come vanno distrutti (armati di apposito mazzuolo) i temperamatite elettrici, i vari stili di affilamento – quello alla Hendrix, per esempio, con il temperalapis tra i denti –, i possibili travestimenti per le esibizioni live...
Certo tutto ciò sarebbe ancora una curiosità, e forse lo è. Se non che Rees è riuscito, in questo suo modo stralunato e bizzarro, a scrivere anche un trattato sull’aspirazione alla perfezione (concetto che torna più volte nel libro) di fronte alla prosaicità della vita, fatta di tutt’altro che perfezione. Temperare bene una matita diventa, allora, un esercizio zen – senza prendersi troppo sul serio – su come affrontare tutte le questioni decisive. Non si va da nessuna parte se ci si accontenta di matite temperate alla bell’e meglio. Forse in questo, e in una capacità narrativa che non va sottovalutata, sta il pregio più veritiero di questo libro: si ride, anche di gusto, da una parte, si impara a fare una cosa che magari pensiamo di saper fare (più o meno), da un’altra, ma soprattutto si riflette sul fatto che è dal tentativo di raggiungere una piccola perfezione che può discendere l’aspirazione di averne di più grandi e significative. È un messaggio sottotraccia che scorre in molti testi apparentemente frivoli, eccentrici, fuori di testa: se non si fa attenzione ai dettagli, se non si è capaci di avvertire la bellezza della deviazione, se non ci si accorge che l’eccezione è nulla senza la regola, non si capisce la magia, la poesia, l’unicità delle cose belle e di qualità. Anche per questo, per me, How to Sharpen Pencils è uno dei migliori libri del 2012. Anzi: forse è proprio il migliore. E non è uno scherzo.