VARIE 14/1/2013, 14 gennaio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL DISCORSO DI JODIE FOSTER
REPUBBLICA.IT
AI SETTANTESIMI Golden Globe non ha vinto Modern Family, ma sicuramente chi la Modern Family l’ha sperimentata e vissuta in prima persona: Jodie Foster. E il suo discorso tocca l’argomento che divide l’Europa: ieri la grande manifestazione in Francia, la settimana scorsa la sentenza della Cassazione e le proteste dei vescovi sull’affidamento dei figli a coppie gay. A soli 50 anni l’attrice ha ricevuto il premio Cecil B. DeMille alla carriera, toccato prima di lei a Steven Spielberg e Robert De Niro, Martin Scorsese e Sophia Loren, dopo 47 anni di lavoro, grande cinema e impegno nel sociale, per i suoi "fondamentali contributi al mondo dello spettacolo".
Jodie Foster, che della discrezione e della riservatezza ha fatto uno stile di vita, questa volta ha oscurato la cerimonia di assegnazione dei premi con il suo discorso ’privato’. L’attrice, regista e produttrice ha pronunciato un discorso di ringraziamento molto personale e pieno di sottintesi, che ha lasciato interdetti e commossi tutti i colleghi presenti nel parterre del Beverly Hilton Hotel. Per la prima volta ha parlato esplicitamente, e delicatamente, della sua vita privata, dei figli, della madre, e della ex compagna di vita Cydney Bernard.
La divertente introduzione è toccata all’amico Robert Downey Jr. che ne ha ricordato l’intelligenza, la formazione universitaria, la passione anche nel salvare "reietti ed ex reietti" dello spettacolo come lui. Un adorante Mel Gibson è seduto al tavolo dei familiari e dell’entourage dell’attrice proprio sotto il palco. La Foster ha preso la parola con un tono tra lo scanzonato e l’introspettivo, facendo il punto sulla sua vita e la sua carriera: "Credo di avere un bisogno improvviso di dire qualcosa che non ho mai detto in pubblico. Sono un po’ preoccupata ma non così nervosa come il mio agente. Come tutti sanno sono... single," - ha detto l’attrice sorridendo, mentre la regia indugiava sui figli Charles e Christopher - Ho già fatto il mio coming out mille anni fa, nell’età della pietra, prima a parenti e amici e poi via via a chi incontravo nella mia cerchia".
La Foster ha proseguito ironizzando sul fatto che ci si aspetta che le celebrità rivelino di essere gay "con una conferenza stampa, un profumo o un reality in prima serata. E voi ragazzi potreste essere sorpresi, ma io non sono Honey Boo Boo Child (una bambina protagonista di un reality statunitense in cui si raccontano i suoi sforzi per diventare una reginetta di bellezza, ndr). No, mi dispiace. Questa non sono io, non lo sono mai stata e mai lo sarò. Ma per favore non piangete, perché il mio reality show sarebbe davvero noioso". Ha quindi aggiunto con aria di sfida: "Se foste stati una figura pubblica sin da bambini (ha debuttato a 3 anni nella pubblicità del Coppertone) anche voi valutereste la privacy sopra ogni altra cosa".
"Non potrei mai stare qui, senza riconoscere uno dei più profondi amori della mia vita: la Foster ha quindi ringraziato Cydney Bernard, produttrice cinematografica che ha identificato come "la mia eroica co-genitrice, la mia ex-partner in amore e sorella dell’anima per la vita". La Bernard è stata la sua compagna per 20 anni, da quando si incontrarono sul set di Sommersby nel 1993, una relazione che non ha mai nascosto e nel corso della quale sono stati concepiti i due figli della coppia (Charles nel 1998 e Christopher nel 2001).
L’attrice ha poi ha poi avuto un momento di intensa commozione quando ha parlato della madre ottantaquattrenne Evelyn Almond, che soffre di demenza senile. "Mamma, lo so che sei dentro quegli occhi azzurri da qualche parte", ha detto con le lacrime agli occhi. "Ti amo, ti amo, ti amo, e spero che se dico questo tre volte, le parole sapranno magicamente raggiungere la tua anima, e potranno riempirla di grazia, con la gioia di sapere che hai fatto bene in questa vita, sei una mamma grande!
Infine il pensiero e le parole ai due figli: "Charlie e Kit sono la mia ragione di vita e di evoluzione... Ragazzi, nel caso non lo sapeste, questo discorso, tutto questo è per voi. Sono così orgogliosa della nostra Modern Family!" - ha esclamato.
La Foster ha quindi concluso il discorso con un riferimento indiretto a un cambiamento di priorità nella sua carriera. Ma dietro le quinte con i giornalisti ha smentito ogni ipotesi di ritiro: "Sento questo momento come la fine di un’era e l’inizio di qualcos’altro, un momento spaventoso ed eccitante". "Il mio discorso parla per sé - ha poi aggiunto, spiegando perché abbia deciso questo luogo e questo momento per discutere pubblicamente della sua vita privata - è un grande momento, volevo dire quello che ho più a cuore".
A testimonianza di quanto il discorso di Jodie abbia inciso sulla serata la battuta finale delle due conduttrici Tina Fey e Amy Poulher che si sono congedate dal pubblico dicendo: "Noi andiamo a casa con Jodie".
(14 gennaio 2013)
LETTERA A DAGOSPIA
Diciamolo: la marcia dei cattolici in Francia contro i matrimoni gay è stata un flop: 350.000 partecipanti. In Spagna ai tempi della legge di Zapatero furono circa il triplo, si stima un milione e mezzo, e nonostante questo emerge da tutti i sondaggi che la maggioranza è a favore delle nozze gay. Dunque non parlerei di "maggioranza silenziosa" che alza la testa, ma di "minoranza chiassosa" e molto ben organizzata.
Fabio, Roma @fable80
SULLA MANIFESTAZIONE DI PARIGI
PARIGI - Gli organizzatori parlano di 800mila persone. Le forze dell’ordine forniscono cifre diverse: 150mila, massimo 300mila. Il corteo per il ’No’ alle nozze gay e all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso non ha comunque raggiunto il milione che veniva evocato come obiettivo per far piegare il governo, determinato a far passare in Parlamento la legge sulle nozze gay. Per Marisol Touraine, ministro degli Affari sociali, i manifestanti sono chiaramente "meno di quanto speravano gli organizzatori". Molti cattolici per questa manifestazione alla quale partecipano dirigenti e iscritti ai partiti di destra dell’Ump e del Fronte nazionale.
La parola d’ordine dei cortei è "tutti nati da un uomo e una donna", il collettivo organizzatore è ’La Manif pour tous’, una denominazione che riecheggia il ’Matrimonio per tutti’, motto di chi appoggia la legge sulle nozze gay, che comincerà ad essere discussa in Parlamento il 29 gennaio.
Secondo un sondaggio di LH2 per il giornale Le Nouvel Observateur, i francesi sono per il 53 per cento favorevoli all’apertura alle coppie omosessuali del matrimonio ma per il 50 per cento contrari all’apertura dell’adozione alle coppie gay.
Il matrimonio gay fa parte delle promesse elettorali di François Hollande, il quale ha anche espresso il proposito di inserire nella Costituzione parte della legge del 1905, sulla separazione tra Chiesa e Stato. In questo momento il dibattito sulla laicità è al centro della politica francese. L’introduzione delle nozze fra persone dello stesso sesso ha scatenato un’aspra polemica nel paese, tra convinti sostenitori e oppositori in rivolta. Il Parlamento francese ha iniziato a discutere dell’introduzione delle nozze omosessuali pochi mesi fa. Ma la destra promette la cancellazione della legge quando tornerà al potere
(13 gennaio 2013)
ANCORA SULLA MANIFESTAZIONE
PARIGI - Il governo francese, riunito questa mattina in Consiglio dei ministri a Parigi, ha varato un disegno di legge che autorizza i matrimoni omosessuali e l’adozione di un bambino per le coppie gay. Lo ha annunciato il ministro degli Affari familiari Dominique Bertinnoti, definendo la misura "un passo importante verso la parità dei diritti". Il provvedimento passerà al vaglio del Parlamento all’inizio del 2013. L’introduzione delle nozze gay, uno dei pilastri della campagna elettorale di François Hollande, ha scatenato un’aspra polemica nel Paese, tra convinti sostenitori e oppositori in rivolta. E proprio il capo dell’esecutivo ha definito la novità "un progresso non soltanto per qualcuno ma per tutta la società".
"Si tratta di una grande riforma che si rivolge alla società francese nel suo complesso - ha ribadito Marisol Touraine, ministro per gli Affari Sociali - aprire a tutte le coppie la possibilità di contrare matrimonio significa accordare più sicurezza, maggiore protezione per coloro che vogliono vivere insieme".
L’apertura d’Oltralpe alle unioni civili gay arriva all’indomani del riconoscimento, in Spagna, da parte della Consulta, della legittimità della legge introdotta da Zapatero nel 2005. Il Parlamento francese ha iniziato a discutere dell’introduzione delle nozze omosessuali poco più
di due mesi fa. Secondo recenti sondaggi l’opinione pubblica in Francia è largamente favorevole alla riforma. Ma la destra promette la cancellazione della legge quando tornerà al potere e i cattolici chiamano a manifestazioni di piazza. La chiesa, infatti, ha riaffermato la sua contrarietà a unioni tra persone dello stesso sesso per voce del presidente della Conferenza episcopale Monsignor Andre’ Vingt-Trois. Un fuoco di fila delle gerarchie ecclesiastiche iniziato ormai da molte settimane, e che sembra non doversi interrompere neanche dopo il varo delle nuove norme.
Qualche protesta, infine, si è levata anche fra le associazioni gay, in quanto il progetto non prevede alcuna apertura alla procreazione assistita.
Il quotidiano Le Monde ha annunciato che un piccolo comune festeggerà l’approvazione del disegno di legge, sposando una coppia lesbo tra qualche giorno. Si tratta di Hantay – nel dipartimento del Nord nella regione del Nord-Passo di Calais in Francia – dove il 10 novembre verrà celebrato dal sindaco il primo matrimonio fra due donne.
(07 novembre 2012)
LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
ROMA -"L’adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino a essere una sorta di merce". Lo afferma la Santa Sede per bocca dell’arcivescono Vincenzo Paglia, presidente del dicastero vaticano per la famiglia. Non si può considerare, spiega alla Radio Vaticana senza citare in alcun modo la sentenza della Cassazione, che "come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell’altro". In realtà, sottolinea Paglia, "il bambino deve nascere e crescere all’interno di quella che, da che mondo è mondo, è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre". E se può accadere di nascere con un solo genitore, si tratta di "situazioni drammatiche", che non fanno testo. "Inficiare questo principio - infatti - è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l’intera società".
Il giorno dopo la decisione della Cassazione che ha aperto alla possibilità per un figlio di essere cresciuto in una coppia gay, la prima risposta ufficiale della Chiesa è arrivata dal quotidiano della Cei: "Una sentenza ambigua che crea sconcerto", scrive Avvenire. "Per esperienza comune di ogni essere umano -continua il giornale- la nascita di un bambino scaturisce dall’unione tra un uomo e una donna, comporta la cura e l’allevamento da parte dei genitori". E aggiunge: "Il punto
più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori dalla realtà naturale, biologica e psichica, umana e che non si sa bene quanto dovrebbe durare". Secondo ’Avvenire’ la sentenza di piazza Cavour "lascia stupefatti quando cancella tutto ciò che l’esperienza umana, e con essa le scienze psicologiche, ha elaborato e accumulato in materia di formazione del bambino".
E’, quest’ultimo, lo stesso concetto su cui insiste l’Osservatorio dei diritti dei Minori che la definisce una "sentenza shock". "Non si capisce di cosa parli la Cassazione quando afferma che non esistono certificazioni scientifiche attestanti l’inidoneità dei gay ad adottare - dice l’Osservatorio -. D’altro canto non è la prima volta che la Suprema Corte stupisce con sentenze scioccanti, come alcune relative alla violenza sulle donne", rileva in una nota Marziale che è anche consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia".
BERSANI E I DIRITTI DEI GAY NELL’INTERVISTA AL WASHINGTON POST
Entrando nello specifico Bersani ha ribadito dunque quali saranno le sue proprità in tema di riforme: "Una legge contro la corruzione, una legge sulla vita e il funzionamento dei partiti politici, come ci aveva chiesto la Costituzione cui non è mai stato dato seguito", ha elencato. E ancora, "leggi sui diritti civili, come quello dei lavoratori di partecipare alla scrittura dei contratti aziendali. Le unioni civili per le coppie gay. Diritti di cittadinanza per gli immigrati", ha proseguito, perché "legalità, moralità e diritti civili sono la nostra missione". Tra le riforme ci sarà anche quella del mercato del lavoro: "La richiesta viene tanto dal sindacato quanto dal nostro partito, come abbiamo largamente chiarito nel dibattito parlamentare", ha sottolineato Bersani, "anche il ministro che l’ha confezionata, Elsa Fornero, ha dovuto ammettere che la riforma ha dei difetti che hanno creato problemi sociali, e questa cosa deve essere risolta perchè minaccia di lasciare molti cittadini senza lavoro e senza pensione".
BERLUSCONI E I DIRITTI DEI GAY
DOMANDA: COPPIE DI FATTO, MENO MATRIMONI IN ITALIA, PIù COPPIE DI FATTO, DEVONO AVERE GLI STESSI DIRITTI? VALE ANCHE PER LE COPPIE OMOSESSUALI
BISOGNA CHE SI ABBIA UNA MAGGIORANZA CHE CONSENTA IN PARLAMENTO DI CAMBIARE IL CODICE CIVILE
QUINBDI È D’ACCORDO?
ANNUISCE
I GIORNALISTI ERANO FULVIO GIULIANI, GIUSY LEGRENZI, LUIGI TORNARI
"Se si ha una maggioranza che consente di cambiare il codice civile". Lo afferma Silvio Berlusconi, ospite di Rtl a proposito del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto anche omosessuali. Al direttore di Rtl che gli chiede se dunque lui sia d’accordo, l’ex premier risponde sì con la testa
GIORNALETTISMO: FALSA SVOLTA
SVOLTA DI SILVIO ? - Due giorni fa Silvio Berlusconi ha inserito una significativa apertura alla modifica del codice civile per concedere diritti alle coppie omosessuali durante l’intervento radiofonico a Rtl 102,5, nel quale ha annunciato l’accordo con la Lega Nord di Roberto Maroni. Le parole di Berlusconi hanno suscitato notevole curiosità, visto che nei suoi anni da presidente del Consiglio il Cavaliere si è contraddistinto per una ligia fedeltà al dettato conservatore della Chiesa cattolica in materia di diritti civili. Il messaggio di Berlusconi va però attentamente osservato per capirne le intenzioni, al netto della storia dell’uomo, ricca di svolte poi smentite poche ore dopo. Ad una domanda del direttore di Rtl che lo stava intervistando, Il Cavaliuere h affermato che il via libera alle coppie gay potrebbe diventare realtà “se si ha una maggioranza che consente di cambiare il codice civile”. Berlusconi ha scosso la testa in senso affermativo alla domanda sulla sua posizione favorevole. Una posizione sorprendente, visto che l’ultima dichiarazione in merito era stata a marzo del 2011, durante ad un convegno della corrente di Giovanardi. All’epoca, l’allora presidente del Consiglio rimarcò come le coppie omosessuali non sarebbero potuto mai essere sullo stesso piano della famiglia naturale formata da uomo e donna.
CORRIERE DELLA SERA, PEZZO DI STAMATTINA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — «Una mamma e un papà, non c’è niente di meglio per un bambino», «Mamma, papà e bambino, è naturale!», «Siamo tutti nati da un uomo e una donna»: più che contro la possibilità degli omosessuali di sposarsi, i tantissimi francesi che ieri si sono radunati sotto la Tour Eiffel sfilavano sentendo di dovere difendere i figli.
Sono loro, i bambini, i protagonisti involontari della mobilitazione contro il mariage pour tous, il «matrimonio per tutti» voluto da François Hollande che sarà discusso all’Assemblea nazionale alla fine del mese. E per difendere i bambini, sono scese in piazza centinaia di migliaia di persone: 340 mila secondo la polizia, un milione per gli organizzatori, che parlano della «più grande manifestazione a Parigi da quella del 1984 in difesa della scuola cattolica».
Un medico 65enne, venuto in autobus da Rouen, ignora il consiglio degli organizzatori di non parlare alla stampa e spiega: «Se lasciamo che un bambino venga allevato da due genitori dello stesso sesso, perché allora non tre, o quattro, o cinque?». È lo stesso argomento più volte portato all’estremo da Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, che da mesi tuona contro la distruzione della famiglia e il sicuro avvento di «poligamia e incesto», e che ieri era tra i manifestanti: «Vogliono cambiare il senso della parola matrimonio, è una grande violenza nei confronti del popolo».
Nella Chiesa, quella di monsignor Barbarin è la voce più dura; i toni erano pacati nei tre cortei che hanno attraversato Parigi per confluire nel grande parco di Champ de Mars. Gli integralisti cattolici di Civitas, apertamente ostili ai gay, hanno sfilato in un quarto corteo, separato dagli altri, dopo essere stati definiti «indesiderati» dal collettivo principale «Manif Pour Tous». Tra i politici di destra, il presidente dell’Ump Jean-François Copé ha usato una metafora da reparto di maternità, appunto, per dire che «Hollande vuole imporre la sua riforma con il forcipe».
Sugli striscioni si legge «Siamo per la famiglia e i bambini, non contro i gay». L’idea, comunque, è che famiglia e bambini abbiano bisogno di esserne difesi: è questo l’irriducibile punto di frattura tra chi è favorevole e chi è contrario al progetto di legge del governo socialista. Ci sono tanti nonni, ma sarebbe sbagliato parlare di una «manifestazione dei vecchi». I giovani, spesso in coppia, non mancano. E tutto è stato fatto per evitare l’obiezione che in piazza c’è la Francia retrograda degli anziani. Anche i riti sono talvolta quelli del Gay Pride: camion scoperti, impianto sonoro e musica a tutto volume.
Ma perché una famiglia con genitori dello stesso sesso dovrebbe rappresentare una minaccia per gli eterosessuali? Nessuno vuole togliere diritti agli etero, perché negare questi stessi diritti agli altri? «Come fa a non capire? Vogliono fare sparire dal codice civile la nozione di padre e madre per sostituirla con genitore 1 e genitore 2, sembra un incubo orwelliano e riguarda tutti noi», dice Jacques Rameau, un 25enne parigino che sfila con la fidanzata. «Noi potremo dire ai nostri figli che siamo i loro genitori — aggiunge —. Gli omosessuali cresceranno i loro bambini, adottati o procreati artificialmente, nella menzogna».
La supposta fine delle figure ataviche di «padre» e «madre» (il governo dice che saranno mantenute nei documenti ufficiali, tranne ovviamente per i gay) è al cuore della manifestazione. Tante donne sfilano con il cartello «Siamo madri, non carrelli del supermercato» (riferimento all’«utero in affitto»); tanti uomini esibiscono la scritta «Non ci sono ovuli nei testicoli» (contro la fecondazione assistita).
In maggioranza favorevole al matrimonio gay, la Francia si è divisa sull’adozione e la fecondazione assistita, e questo spiega il successo della manifestazione. «François, ma che ne sai tu di matrimonio?», dice uno striscione rivolto a Hollande, che ha quattro figli e due famose compagne (la ex Ségolène Royal e l’attuale Valérie Trierweiler) ma non si è mai sposato. François, comunque, ha già risposto: «Manifestazione consistente, sensibilità da rispettare, ma la volontà del governo non cambia». Il 21 gennaio in piazza ci saranno i sostenitori del matrimonio gay.
Stefano Montefiori
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Sacha è il primo bambino nato in Francia nel 2013: lunghezza 48 centimetri, peso 2,9 chili. E bello, a giudicare dalle prime foto. Concepito 9 mesi prima in Belgio, è venuto alla luce poco dopo la mezzanotte del primo gennaio in una clinica di Moulins, in Alvernia: le sue due mamme, Maude e Delphine, la prima «madre biologica» e l’altra «madre sociale», un po’ piangevano e un po’ ridevano, mentre le infermiere intorno brindavano. Ora offrono il caffè a casa, ai giornalisti in visita, e indicano il piccolo che lancia gridolini: «Le sembra così infelice, qui con noi? Ma che fatica, conquistarlo». E raccontano il passato: prima, anni di tentativi di inseminazione artificiale con il seme di un donatore anonimo in un ospedale di Bruxelles, giacché in Francia la procreazione medica assistita non è permessa alle coppie di donne omosessuali, come pure è vietata loro l’adozione dei bambini. Poi, le inevitabili spese (non rimborsate dalla sanità francese), e la pressione di televisioni e giornali in questi ultimissimi giorni.
Oggi Sacha è a buon diritto un «Bébé-Thalys», uno dei circa 2200 bambini che ogni anno vengono concepiti in Belgio da madri lesbiche francesi, giunte da Parigi con le loro compagne a bordo del treno super-veloce Thalys (il viaggio dura un’ora e 22 minuti), dal quale appunto nasce il soprannome. Ben 18 centri medici attendono le coppie, anzi ne vengono presi d’assalto: e in quasi tutti è fatto divieto di chiedere informazioni sull’orientamento sessuale o religioso delle donne, o sul loro stato civile.
Il fenomeno è nato nel 1998, se ne parla da sempre, e anche l’altro giorno vi ha dedicato un ampio servizio l’agenzia di stampa France Presse. Su decine di siti Internet dedicati alle famiglie gay, le coppie si scambiano informazioni e lieti annunci: «Ragazze, il piccolissimo Chou-Bul è già al suo posto per l’ibernazione… A tutte le amiche: noi Pik007 annunciamo che un piccolo agente segreto è in preparazione per il mese di luglio». Ma mentre negli anni scorsi si discuteva soprattutto dei «no» della chiesa cattolica, o del futuro sociale di quelle famiglie e di quei bambini, ora sembra cambiare il clima sociale: a Bruxelles, per esempio, è in via di approvazione una norma che concede il congedo di maternità/paternità alla compagna di una «madre biologica», o alla «madre sociale» con cui convive. A Natale, una delegazione di parlamentari francesi ha visitato il grande ospedale Erasme dove si reca la maggioranza delle «Mamme-Thalys»: cercavano nuove idee, hanno spiegato poi.
I centri cattolici continuano a fare opposizione, ma è soprattutto il «boom» delle richieste, il GayBabyBoom come lo chiamano le associazioni gay, a crear grattacapi. Come sintetizza una dottoressa delle cliniche Saint-Luc collegate all’università cattolica di Lovanio, «certe nostre prevenzioni si stanno sfaldando a poco a poco, magari fra due anni apriremo anche noi ambulatori così, ma intanto si stanno prosciugando le banche del seme. Non si trovano donatori, è passato un po’ l’alone ideologico e c’è chi chiede soldi, troppi soldi». Vari ospedali hanno infatti dimezzato gli appuntamenti concessi a donne straniere. E c’è chi accusa anche gli stessi ospedali di chiedere troppi quattrini: spesso si risolve tutto con 600 euro, ma si può arrivare anche a 3000 euro per una fecondazione in vitro, più medicinali e spese di viaggio.
Ma alla fine, resta quell’onda di orgoglio che trabocca da un blog all’altro. Dopo Sasha, il primo gennaio, è arrivato su questa terra Terrence, il 2 gennaio, «figlio di Amy e Taty». E ora si affaccia perfino qualche trio di amiche innamorate: «Hey, le Coco Nat amano triplo: sono triplamente incinte! Bravò bravò bravò!». Ci sono anche inviti alla prudenza: «Attenzione! — ammonisce il sito Gay e Genitori — Un certo donatore di sperma può contattarvi per mail. È una truffa. Lui ha molti pseudonimi…». Ma prevalgono sempre le sognatrici: «Noi discendiamo dalla nostra nube per dire a tutti che abbiamo due bebé in preparazione per luglio…».
Luigi Offeddu
MASSIMO NAVA
La Francia ha vissuto ieri una di quelle giornate che segnano la sua storia di rivoluzione e controrivoluzione e di passioni ideali che non possono essere facilmente compresse o conciliate quando la supremazia della legge pretende di codificare cambiamenti culturali e trasformazioni sociali in evoluzione. Al Campo di Marte, luogo di storia e passioni per eccellenza, si è radunato in forze il fronte del no al «matrimonio per tutti», semplificato in «no al matrimonio gay» e stigmatizzato come deriva distruttrice della famiglia tradizionale e dei suoi valori.
Sono decine di migliaia, forse ottocentomila secondo gli organizzatori, molto meno secondo le forze dell’ordine, a difendere il buon diritto dei figli ad avere un padre e una madre e a non accettare che nel codice civile sia possibile scrivere soltanto «genitori», ovvero genitore 1 e genitore 2. E sono molti di più, pur senza scendere in piazza, ad auspicare un referendum sulla nuova legge (60 per cento dei francesi) e decisi a contrastare (55 per cento) la temuta tappa successiva, ritenuta probabilmente inevitabile in relazione al principio costituzionale dell’eguaglianza dei cittadini: il diritto all’adozione per coppie omosessuali e il diritto alla procreazione medicalmente assistita, ovvero la possibilità dell’utero in affitto.
Con l’intento di mantenere una promessa elettorale (come quella sulle tasse per i ricchi), il presidente Hollande e il governo socialista non hanno intenzione di arretrare di fronte alla piazza, agli appelli delle autorità religiose e agli inviti di numerosi esponenti dell’opposizione a «non dividere la Francia». La bandiera del progresso civile, della Francia libertaria e innovatrice, vuole rinfrancare il popolo della «gauche» deluso e fiaccato dalla crisi e tradurre in norma del codice civile il primato della cultura su natura e biologia, la molteplicità evidente dei modelli familiari, l’estensione di diritti della persona, considerati più importanti delle diversità sessuali. Del resto i diritti civili costano meno delle riforme economiche.
Stando a slogan e commenti di ieri, sarebbe facile delineare una Francia spaccata in due, la Vandea contro la Bastiglia, un fronte cattolico-tradizionalista-conservatore contrapposto a un fronte laico-moderno e progressista. Ma quando ci sono di mezzo l’etica e la coscienza, le posizioni sono ben più sfumate e complicate, persino all’interno delle minoranze omosessuali e religiose. Si differenziano per classi di età e condizione sociale, trapassano la divisione fra destra e sinistra e si ricompongono a seconda del grado dei diritti che si vorrebbero codificare. La Francia laica e repubblicana ha approvato a suo tempo le unioni civili (i pacs) e accetterebbe a maggioranza il matrimonio fra persone dello stesso sesso, ma s’interroga profondamente sul passaggio successivo del diritto all’adozione e alla procreazione assistita.
Ad infiammare gli animi contribuiscono come sempre i partigiani radicali, le minoranze intellettuali, i crociati per principio e gli errori di comunicazione che finiscono per strumentalizzare e semplificare ciò che semplificabile non è, come l’affermazione che al matrimonio per tutti debba seguire automaticamente il diritto all’adozione. Il fronte del no tende a denunciare un’immagine giacobina e materialista del governo, mentre il fronte del sì accusa gli oppositori di omofobia. Su una cosa sono tutti d’accordo: l’intolleranza che rimproverano agli altri.
Di sicuro, al fronte del no, il governo di Hollande ha dato la sensazione di decisioni irrevocabili, liquidando in una breve audizione collettiva il confronto con le autorità religiose e lanciando l’altolà alle scuole cattoliche affinché non entrassero nel dibattito. Dibattito che, in sostanza, si svolge sui giornali e nelle case in attesa di quello in Parlamento, dall’esito ovviamente scontato. Meglio sarebbe stato organizzare una grande conferenza sul matrimonio, la famiglia e molteplicità di modelli esistenti (compresa la poligamia nelle banlieues, il cui solo «diritto» è la casa popolare): uno di quegli «stati generali» così cari alla tradizione politica francese. E così utili alla tolleranza.
Massimo Nava
FEMEN (la Repubblica stamattina)
Quattro attiviste del gruppo femminista “Femen”, due francesi e due ucraine, hanno inscenato ieri una protesta a seno nudo durante l’Angelus papale in piazza San Pietro (il video su Repubblica.it). Protestavano in favore dei diritti dei gay. Sono state bloccate dalle forze dell’ordine e portate negli uffici del commissariato Borgo. Sulla schiena avevano dipinto lo slogan
In gay we trust
e sul petto esibivano la scritta
Shut Up!,
“Taci”, rivolta al Papa, che le ragazze hanno definito “omofobo”. Le ragazze, identificate per un’eventuale denuncia, potrebbero dover rispondere dei reati di manifestazione non autorizzata e atti osceni in luogo pubblico.
Monti candida il primo sposo gay
10/01/2013 - E’ Alessio De Giorgi di Gay.it. Ma i suoi amici su Facebook non sembrano entusiasti di Fini e Casini
Nella lista civica di Mario Monti spunta anche il nome del renziano Alessio De Giorgi, direttore di Gay.it. Membro dell’assemblea nazionale nelle file del Pd e primo sposo italiano con i Pacs, De Giorgi correrà per il Senato alle prossime elezioni politiche. A darne notizia lui stesso con un post sul suo profilo Facebook dove ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a candidarsi.
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Reuters
Auspica un Centro rafforzato e anti-populista
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"Ho accettato la candidatura in Toscana, al Senato, per la lista Monti. L’ho fatto con convinzione, sapendo che l’agenda Monti conteneva gran parte delle proposte che erano nel programma per le primarie di Matteo Renzi salvo che per la parte sui diritti civili, lacuna che viene però coperta dalla scelta che è stata fatta sul mio nome che non è certamente un nome neutro o leggero su questi temi.
Mi candido comunque in una lista civica, non in un partito politico con una disciplina interna, che dentro ha anche molte personalità provenienti dal mondo cattolico alcune delle quali sicuramente distanti dalle mie posizioni, nella quale la scelta che è stata fatta sul mio nome è un chiaro segno di pluralismo.
Trovo significativo, quasi storico, che finalmente anche nel nostro paese una formazione politica di centro decida di candidare un omosessuale dichiarato che negli anni, anche se su posizioni mai massimaliste, si è speso sul tema dei diritti civili e del riconoscimento delle convivenze omosessuali".
Read more: http://it.ibtimes.com/articles/40943/20130110/alessio-de-giorgi-monti-elezioni-gay-it.htm#ixzz2Hysir4Nh