Massimo Mathis, La Stampa 14/1/2013, 14 gennaio 2013
SETTE METRI QUADRI PER QUATTRO RICOSTRUITA UNA CELLA IN PIAZZA
Quattro uomini, due letti a castello, sei armadietti, tre sgabelli e un tavolino mobile. In tutto sette metri quadri. Il bagno-cucina annesso è meno di due metri per due e contiene: water, lavandino, piano-cottura, armadietto per pasta e caffè. Non è un monolocale Ikea ma la cella dove sopravvivono, venti ore al giorno, 365 giorni l’anno, i sessantacinquemila detenuti rinchiusi nei duecentosei penitenziari italiani.
Metti una cella in piazza per capire l’emergenza carceri. L’idea è venuta a chi in prigione ci lavora, volontari e avvocati. L’ultima tappa a Novara dove la campagna in collaborazione con La Fraternità di Verona - qui patrocinata dal Comune - è arrivata a pochi giorni dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di sette carcerati di Busto Arsizio e Piacenza. Strasburgo ha inoltre imposto un risarcimento di 100 mila euro per danni morali e ha dato al governo un anno di tempo per rimediare alla situazione carceri.
La cella, che è stata allestita in un container dai detenuti di Padova, non è passata inosservata vicino ai portici di piazza delle Erbe, pieno centro a Novara. Dietro le sbarre pitturate di smalto rosso, si riproduce fedelmente la vita in prigione. «Spazi omologati per due ma “tollerati” per quattro - denuncia l’avvocato Renzo Inghilleri, della giunta nazionale dell’Unione Camere penali -, se sono in sette fanno i turni per stare in piedi. La gente stenta a crederci ma le assicuro che è così. Ho girato molte strutture, la cosa che colpisce ogni volta è lo sguardo dei detenuti che si stringono alle grate: un misto di curiosità e malinconia. Una stretta al cuore, sembrano bestie. Spesso sono trattate così. E non è colpa del personale, che fa di tutto per creare condizioni migliori: il sovraffollamento rende disumano qualsiasi luogo».
Delle ventimila persone «di troppo» al fresco, oltre il 40 per cento è in attesa giudizio definitivo. «Basta questo dato - prosegue Inghilleri - a dimostrare che in Italia c’è un costante abuso della custodia cautelare in cella». La soluzione? «Non nuovi istituti ma una riforma del sistema penale, la galera deve essere riservata solo ai reati più gravi. Occorre depenalizzare. Indulto e amnistia non cambiano le cose, ma in emergenza ben vengano».
Le carceri italiane sono tra le più sovraffollate d’Europa; la politica elude il problema. Dall’associazione Antigone piovono accuse: «La pena diventa sempre più strumento di violenza e di espropriazione della dignità umana. E le carceri non sono mai abbastanza: più prigioni si costruiscono, più se ne riempiono». L’ultima fotografia del ministero è del 31 dicembre 2012: 65.701 detenuti contro una capienza «regolamentare» di 47.040. I turni li fanno anche per respirare.
In confronto, Novara è un motel due stelle. Nei bunker di via Sforzesca, che hanno ospitato pure il boss Bernardo Provenzano (tuttora vi sono 70 detenuti sottoposti al regime del 41 bis, il dieci per cento del totale in Italia), 197 detenuti a fronte di una capienza regolare di 179; un quarto sono stranieri. Fra questi solo 89 hanno condanne definitive.
L’orrore è altrove. Poggioreale, Napoli: 1300 detenuti in più rispetto al massimo consentito. Visitato a fine 2012 dal presidente della Camera penale di Napoli, Domenico Ciruzzi, con una delegazione dell’Unione delle Camere penali italiane che sta girando tutti gli istituti di pena, è stato definito «una pattumiera sociale, una situazione intollerabile per un Paese civile, il fallimento totale della nostra politica». Rischia di scoppiare anche Regina Coeli. Nella casa circondariale della capitale capienza 600 detenuti, a ottobre ne risultavano 1044 - l’VIII sezione è parzialmente chiusa, mentre la V e la VI lo sono per intero perché giudicate inadeguate dal punto di vista abitativo. Così diventano dormitori anche gli spazi destinati alla vita in comune, alla scuola e alle attività penitenziarie.