Sergio Bocconi, CorrierEconomia 14/01/2013, 14 gennaio 2013
GENERALI. IL FARO DI GRECO SULLE PARTECIPAZIONI - È
di fatto l’appuntamento che «apre» il 2013 della grande finanza italiana: oggi a Londra si tiene l’investor day di Generali: a partire da questa mattina l’amministratore delegato Mario Greco, il responsabile della finanza Alberto Minali e il «vice» di Greco, Sergio Balbinot, presenteranno al Four Seasons la strategic review, il nuovo piano industriale triennale.
L’attesa del mercato è ovviamente alta perché nel corso dell’investor day verranno illustrati i punti cardine su cui si muoverà nei prossimi anni la principale compagnia di assicurazioni italiana e una delle più grandi multinazionali del Paese: verranno dunque date indicazioni sulla visione strategica del gruppo con il focus sul business assicurativo; sulla geografia della crescita, cioè sulle aree considerate più promettenti per lo sviluppo del business; sulle scelte e iniziative per razionalizzare le strutture, ridurre i costi e aumentare i risultati; sull’orientamento negli investimenti, capitolo non secondario visto che il Leone ha in portafoglio asset per oltre 460 miliardi con 320 miliardi di investimenti propri. Nel corso dell’incontro, in sostanza, verranno indicate le priorità per ciascuna delle linee di business e una road map delle azioni di lungo termine per migliorare efficienza e risultati.
Fattore «spread»
Indicazioni strategiche dalle quali il mercato si aspetta una svolta del Leone in termini anzitutto di gestione del business e di crescita della redditività. Con l’auspicio di una conseguente rivalutazione del titolo che, per la verità, in parte è già avvenuta: dopo aver toccato il minimo storico il 2 maggio 2012 a 8,2 euro, la quotazione dopo il cambio della guardia con l’uscita di Giovanni Perissinotto e l’annuncio dell’arrivo di Mario Greco ha guadagnato quasi l’80%. Grazie certo anche a fattori di mercato favorevoli come la discesa dello spread, influente per una «cassaforte» di titoli di Stato (50 miliardi circa) come quella triestina.
In parte, la strategic review è già stata comunicata e realizzata. Greco ne ha di fatto creato le premesse portando a termine in questi mesi passi preliminari importanti. Il 2 agosto agli analisti ha elencato le azioni chiave in vista appunto del piano: revisione della performance finanziaria e operativa del gruppo, specialmente a confronto con i big competitor, revisione della strategia e del suo portafoglio di attività, riesame della struttura organizzativa, dei processi decisionali, dei sistemi di governance. Il 7 settembre il primo step del riassetto: il direttore generale e cfo Raffaele Agrusti è nominato country manager per l’Italia e arriva Alberto Minali come responsabile della finanza. Il 19 ottobre Greco diventa l’unico amministratore delegato e Sergio Balbinot è il suo vice nel nuovo comitato di «comando»: il group management committee, costituito dai 10 top manager della compagnia. Il 29 ottobre viene perfezionata la cessione ella israeliana Migdal nell’ambito della strategia di dismissione di asset non core. Il 14 dicembre viene approvato il riassetto delle attività assicurative in Italia con un piano di investimenti di 300 milioni, il rafforzamento del brand Generali e la razionalizzazione dei marchi che passano da 10 a tre: oltre a Generali, Genertel e Alleanza. L’8 gennaio il gruppo chiude l’accordo con Petr Kellner per l’acquisto in due tempi del suo 49% della joint venture a Praga, quartier generale per l’Europa dell’Est del Leone. Nello stesso giorno, nel corso dell’incontro con gli analisti, Minali annuncia l’arrivo delle manifestazioni di interesse non vincolanti per Bsi e gli asset riassicurativi in Usa. Tema che, dice Greco, sarà affrontato anche oggi nel corso dell’investor day.
Il nodo partecipazioni
Sul tema delle partecipazioni non core non verranno invece date indicazioni sul ricco portafoglio detenuto da Generali in diverse società, quote in gran parte vincolate a patti di sindacato. Capitolo sul quale i passi di Greco saranno di nuovo seguiti con grande attenzione. Nel febbraio 2011 il board della compagnia ha deciso di non considerare più «strategica» alcuna partecipazione (che non sia industriale, cioè legata al business) e di adottare come unico criterio di gestione del portafoglio da parte del management la «creazione di valore». Una scelta che facilmente Greco condivide nella sostanza, anche perché proprio lui nel 2004, quando era numero uno di Ras, è uscito dal patto Mediobanca nel quale la compagnia controllata da Allianz era presente con l’1,8%. E che può diventare una linea guida nelle scelte di portafoglio in presenza appunto di una strategia di concentrazione nel core business. Il Leone detiene oggi il 30% di Telco (che a sua volta ha il 22% di Telecom), il 2% di Mediobanca, il 3% di Gemina, il 3,7% di Rcs Mediagroup, il 4,4% di Pirelli e il 3,15% di Intesa Sanpaolo. In vari casi le quote sono vincolate a patti che scadranno fra il 2013 (Pirelli) e 2015 (Telco, ma con possibilità di disdetta anticipata e relativa richiesta di scissione nel settembre di quest’anno). Greco di volta in volta valuterà il passo da fare: il «tesoretto» non è più strategico e blindato, e la sua gestione sarà un banco di prova non poco importante per il nuovo capoazienda del Leone.
Sergio Bocconi