Paolo Salom, Corriere della Sera 14/01/2013, 14 gennaio 2013
«RIMANETE IN CASA» NELLA GRIGIA PECHINO NON SI RESPIRA PIU’ —
Il sole da giorni non sorge più. L’unica differenza tra il giorno e la notte, a Pechino, è la quantità di luce che riesce a farsi strada attraverso la fitta coltre di smog che avvolge la capitale, attutendo — e forse questo è l’unico effetto positivo quanto paradossale — l’inquinamento acustico, di solito il tormento quotidiano di gran parte delle città cinesi dall’alba al tramonto. Ora si ha nostalgia di quei rumori assordanti. Perché udirli significa avere il cielo sgombro e l’aria tersa e cristallina, come dovrebbe essere in un normale inverno pechinese.
Invece la Cctv, la televisione di Stato, ha appena lanciato l’«allarme blu»: significa che l’aria è immobile e sporca al punto che è rischioso per la salute respirarla, opportuno invece chiudersi in casa e non uscire, soprattutto «anziani e bambini». Allarme blu. Curiosa scelta di colore. Perché tutto quello che si riferisce allo smog dovrebbe essere grigio, grigio come l’asfalto che non si riesce più a distinguere dall’atmosfera che lo sovrasta. Kongqi wuran, l’aria fa schifo, dicono alzando le spalle i pechinesi. Chi può permetterselo si chiude tra le mura domestiche e, come il celebre giornalista e blogger Michael Anti, accende «al massimo i purificatori d’aria».
Basteranno? Intorno al centro della capitale ci sono dodici centraline che monitorano l’atmosfera, individuando ora per ora la quantità di particelle Pm 2,5 presenti in un metro cubo d’aria: tutte hanno da giorni superato ogni limite considerato «accettabile». Ieri gli apparecchi hanno segnalato un indice di inquinamento pari a 700 quando l’Organizzazione mondiale per la sanità ritiene che il limite ottimale per la salute sia di 25 parti per metro cubo. Una centralina, a Tongzhou, cioè alla periferia est di Pechino, ha addirittura raggiunto la misura di 950 parti per metro cubo. Di qui una realtà impossibile da nascondere. Se nel luglio 2009, il governo cinese aveva cercato di mettere a tacere le notizie sulla presenza dello smog diffuse su Twitter dall’ambasciata americana — l’unica allora a promuovere misurazioni autonome — oggi le informazioni, per quanto non proprio tempestive, sono comunque abbondanti.
Giornali, radio e tv comunque ripetono il mantra: «Non uscite di casa». Le Pm 2,5 (più piccole e più dannose delle Pm 10 in genere misurate in Italia) sono individuate dagli apparecchi installati nel giardino della rappresentanza Usa sulla scala che, per l’Agenzia per la protezione dell’ambiente di Washington, si ferma a 500, il «massimo concepibile». Invece quelli cinesi mostrano risultati anche sopra quel limite. Una situazione che non è difficile verificare: basta percorrere pochi passi all’esterno, resistendo a un odore acre di uova marce, per sentire bruciare la gola e avvertire un’immediata nausea, tutti sintomi che consigliano di girare i tacchi all’istante. «Gli stranieri sono un po’ esagerati, noi siamo abituati», ci dice con un misto di scherno e fatalismo Xia Beizi, una manager che però, a una precisa domanda, subito risponde: «Io? Non sono uscita di casa, oggi, e non uscirò nemmeno domani». Molti cinesi, invece, sono più fatalisti. Forse perché non hanno scelta. «Sono uscita — ci spiega Zhao Meizi, cameriera in un ristorante —. Non posso stare sempre al chiuso. Ho poco tempo libero, ne approfitto per guardare le vetrine. Lo smog? Tanto non ho un’altra aria da respirare...».
L’atmosfera è in effetti pessima su gran parte della Cina, non soltanto a Pechino. Per cui non c’è molto da fare per difendersi. Grandi città come Shanghai, Chongqing, Wuhan hanno registrato in questa prima parte del 2013 problemi analoghi, con le particelle inquinanti che nelle 24 ore superavano costantemente i limiti. A Nanchino, con una misurazione di 200 (che nella capitale ora sembrerebbe una benedizione) le autorità municipali hanno pensato di provocare artificialmente la pioggia, per ripulire l’aria. A Pechino non piove da novembre. È caduta solo un po’ di neve, già sparita dalle strade nonostante le temperature rigide. Su Weibo, il Twitter cinese, il Centro municipale di monitoraggio della protezione ambientale afferma che la situazione dovrebbe migliorare da domani. Non resta che trattenere il respiro.
Paolo Salom