Enza Cusmai, il Giornale 12/1/2013, 12 gennaio 2013
L’ESERCITO DI DONNE CHE PULISCE IL MONDO
[Colf e badanti sono più di 52 milioni (l’83% di sesso femminile) e a causa della crisi continuano ad aumentare] –
Solo una nazione grande come l’IItalia potrebbe contenere le colf e le badanti di tutto il mondo. Un grande esercito al femminile (otto su dieci sono donne) che con il suo lavoro aiuta i vecchi a non finire negli ospizi e a mantenere le nostre case pulite per 365 giorni l’anno. Le colf, insomma, offrono decoro all’ambiente, aiuto nel sociale. E sono tante. Se ne contano 52 milioni e seicento mila in tutto il mondo. Ma nonostante facciano un lavoro umile e preziosissimo, sono trattate come pecore nere nel mondo del lavoro. Oltre la metà non è protetto da alcun limite alla durata dell’orario di lavoro settimanale secondo la legislazione nazionale e circa il 45% non ha diritto a periodi di riposo settimanale. Inoltre, solo poco più della metà dei lavoratori domestici ha diritto a uno stipendio minimo equivalente a quello degli altri lavoratori. E tra le donne, oltre un terzo non ha protezione della maternità. Queste stime, poco esaltanti, sono state diffuse dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) in un rapporto presentato a Ginevra, in cui tra l’altro, si rileva che tra il 1995 e il 2010 le colf sono aumentate di 19 milioni. E questo fa si che il lavoro domestico rappresenti il 7,5% dell’occupazione femminile dipendente nel mondo. Il dato è più che giustificabile. Ormai si vive di più,con l’aspettativa di vita media di ben 80 anni e non solo in Giappone. In generale, la vita sul nostro pianeta si è allungata di dieci anni. Si è più longevi ma purtroppo poco sereni e soprattutto più malati. Diventiamo vecchi e abbiamo bisogno di cure «comprate» da badanti e colf che fanno spesso un po’ di tutto: puliscono casa, aiutano gli anziani e i meno anziani.
Senza badare troppo all’orologio. «Gli orari dei lavoratori domestici sono tra i più lunghi e i più imprevedibili di tutte le categorie di lavoratori » viene sottolineato nel rapporto. Che poi stila delle differenze. Le ore lavorate superano la media di 66 ore a settimana in Malaysia, tra 60 e 65 ore in Qatar, Namibia, Tanzania e Arabia Saudita. Inoltre solo il 10% dei lavoratori domestici (5,3 milioni) è disciplinato dalla normativa generale del lavoro al pari di altri lavoratori mentre più di un quarto (29,9% o circa 15,7 milioni) è completamente escluso dal campo di applicazione delle leggi nazionali del lavoro. Tra questi due estremi, esistono regimi intermedi. Diversi Paesi dell’America latina e dei Caraibi, dell’Africa e del mondo industrializzato hanno esteso ai lavoratori domestici le protezioni minime previste per altri lavoratori, ma molto resta da fare, soprattutto in Medio Oriente e in Asia. L’Italia è tra i pochi paesi, insieme alla Francia, a disporre di una convenzione collettiva sul lavoro domestico. Non solo. Il nostro è il primo paese ad aver espletato le procedure nazionali per la ratifica della Convenzione dell’Ilo per la tutela dei lavoratori domestici. In Italia, dunque, trattiamo bene sia colfe che badanti. Non a caso, pure le donne italiane, complice la crisi, si rimboccano le maniche e si mettono a fare lavori umili senza fare troppo le schizzinose. Infatti, la loro presenza è cresciuta del 3% nell’ultimo anno e ha rimpiazzato parzialmente la flessione del 5% registrata tra le colf straniere. Il lavoro domestico rimane comunque prevalentemente appannaggio della popolazione straniera, che copre - secondo gli studi della Fondazione Leone Moressa - ben l’80,3% della manodopera complessiva impiegato in questo settore.