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 2013  gennaio 12 Sabato calendario

IL FALSO IN BILANCIO DEL PROF PER FARE UN REGALO ALLE BANCHE

[Sarà questo l’effetto della Tobin Tax di Monti: ai conti dello Stato mancheranno 800 milioni. E a pagare saranno solo i risparmiatori] –
Quella che vi raccontia­mo è una storia incredi­bile. Vi dimostreremo, solo utilizzando i nume­ri del governo, come la famosa Tobin Tax introdotta da Monti sia un falso contabile e che pro­vocherà al prossimo governo un buco da 800 milioni.
Recentemente, in un’intervi­sta a Skytg24 il premier ha soste­nuto di essere indipendente e duro con le banche proprio por­tando a testimonianza l’intro­duzione della Tobin Tax. È esat­tamente il contrario: con la To­bin Tax alla Monti le banche si salvano. Ad essere colpiti i sin­goli risparmiatori, i fondi comu­ni ( e dunque i sottoscrittori) e al­cuni intermediari finanziari in­dipendenti. E comunque per un incasso del Tesoro molto in­feriore a quanto scritto dai no­stri tecnici nei documenti di fi­nanza pubblica. Tenetevi a mente questa zuppa. E riassa­poratela tra un anno, quando si avranno i primi saldi della truf­fa Tobin e vedrete che del miliar­do preventivato, nelle casse sa­rà entrato sì e no un quinto. Il re­sto è un buco. Chi scrive considera le impo­ste una sciagura ( sapete cosa intendiamo). Ma vorrebbe sma­scherare le finte ipocrisie. La To­bin Tax all’italiana è una di que­ste. La procedura è semplice. Sull’onda della generale indi­gnazione contro la finanza, l’Eu­ropa si vuole dotare di una tassa contro la speculazione. L’Italia, sempre prima su tutti, l’adotta. Nella prima versione tassa, rela­tivamente poco, qualsiasi tran­sazione finanziaria. Nella ver­sione definitiva colpirà solo le azioni. La morale è che più del 90% delle operazioni finanzia­rie condotte o intermediate dal­le banche saranno esenti. E sui famosi o famigerati derivati si pagherà un mini bollo che può arrivare a 40 euro su scambi di milioni: sai che paura. Il gover­no ha fatto una finta Tobin Tax. E di questo ci rallegriamo. Ad andare ad approfondire si po­trebbe infine rilevare come i po­chi che pagheranno la tassa sa­ranno gli intermediari indipendenti italiani (dunque non di origine bancaria) che grazie al­la loro scarsa capacità di lobby (cosa stiano a fare in Assosim lo sa solo il cielo) sono gli unici che pagheranno il conto: picco­lo per le casse dello Stato, enor­me per loro. Pagherà anche chi si limiterà, da risparmiatore privato, a comprare e vendere qualche azione. E ovviamente i fondi comuni: tra i pochi strumenti che gestiscono il rispar­mio finanziario italiano senza alcun intento speculativo. Evi­dentemente una accolita di delinquenti.
Ma torniamo al buco di bilan­cio. Nella prima versione la To­bin aveva un’aliquota del 5 per mille (0,05%) e incideva su un possibile imponibile da 10mila miliardi di transazioni. La rela­zione tecnica prevedeva un get­tito di circa un miliardo. Grazie all’efficace lavoro della lobby bancaria (si accettano scom­messe su quel senatore del Pd, non ricandidato da Bersani, a cui è stata promesso un posto in una Fondazione bancaria) la tassa è stata rivoluzionata. Escluso dal suo campo di appli­ca­zione tutto ciò che non riguar­da le azioni. L’aliquota è di fatto triplicata (0,1% e 0,2% a secon­da dei casi, per una media dello 0,15%), ma il suo imponibile è sceso a un decimo: da 10mila miliardi a mille. Eppure nella re­lazione tecnica si prevede un gettito per le casse dello Stato sempre intorno al miliardo. Semplifichiamo. Nonostante la nuova Tobin alla Monti abbia triplicato la sua aliquota, non si capisce come possa generare lo stesso gettito di quella prece­dente avendo ridotto la base im­ponibile di dieci volte. Misteri dei professori.
Prima barzelletta. Tocca, ce ne scuserete, approfondire. Ab­biamo detto che la nuova Tobin colpisce solo le azioni e i deriva­ti su di esse. Ci sono due nuove aliquote: 0,2% per gli scambi fat­ti su piattaforme non regola­mentate estere ( OTC) e 0,1% sul­la Borsa italiana. E abbiamo anche detto che il governo stima in mille miliardi il volume di queste transazioni. Ecco la pri­ma, forse più innocua, barzellet­ta: l’esecutivo prende per buoni gli scambi gonfiati fatti dalla Borsa italiana nel 2011 ignorando quelli molto più bassi del 2012. Al contrario per l’OTC fa ri­ferimento agli scambi del 2012 (più alti rispetto a quelli del 2011). Un trucchetto da presti­giato­ri e da vecchi democristia­ni anni 80 per gonfiare l’imponibile della nuova tassa e dunque il suo potenziale gettito. Si dice che la Tobin colpirà mille miliar­di di compravendite, arrampi­candosi su numeri ottimistici.
Seconda barzelletta. Gli scambi di azioni italiane estero su estero (stimati dalla relazio­ne tecnica intorno a 400 miliar­di) dovrebbero dare gran parte del gettito della Tobin. Se tasso allo 0,2% 400 miliardi dovrei portarmi a casa 800 milioni. E siccome il gettito previsto dalla tassa è in totale di mille milioni, si può ben dire che l’80% dell’im­posta derivi dalla tassa su scam­bi di azioni italiane trattate all’ estero. Qui si scava il buco. Si tratta di una tassa impossibile da esigere. Per fare un esempio grossolano, ma che rende per­fettamente l’idea, è come se Monti, Grilli e i professoroni, per far quadrare il bilancio ita­liano imponessero una tassa sulla pasta al pomodoro cucina­ta all’estero. E per di più non quella servita nei ristoranti con regolare licenza, ma quella fat­ta a casa tra amici. Esageriamo? Ma figurarsi. Qualche cervello­ne ci deve spiegare come possa la Guardia di Finanza o il signor Befera andare da Morgan Stan­le­y e Jp Morgan a Londra e chie­dere loro lo 0,2% di una transazione­ che hanno reciprocamen­te concluso su un pacchetto mi­lionario di Enel o Fiat. È vero si sono scambiati azioni italiane, si sono cucinati la pasta al pomodoro, ma a casa loro (a Lon­dra) e pagando le loro relative commissioni e imposte. Che co­sa diavolo centri il fisco italiano è mistero gaudioso. Sul merca­to gira un parere fiscale in que­sto senso, che avrebbe già fatto Clifford Chance, si dice com­missionato da Goldman Sachs (dove dovrebbe approdare se­condo i rumors di Borsa l’attua­le ministro dell’economia Gril­li).
Sintesi finale. Monti si fa bello della sua Tobin dicendo che è la prova della sua indipendenza dalle banche. Le banche italia­ne sono state salvate dalla nuo­va tassa. I piccoli pagano. E il prossimo governo si troverà 800 milioni di gettito in meno nelle sue casse. Non c’è spazio per poter poi sottolineare come la tassazione a forfait (da 40 a 100 euro) sui derivati, combina­ta con l’aliquota della Tobin sul­le azioni, comporterà un boom dei derivati fatti al solo scopo di avere un vantaggio fiscale.