Nicola Porro, il Giornale 12/1/2013, 12 gennaio 2013
IL FALSO IN BILANCIO DEL PROF PER FARE UN REGALO ALLE BANCHE
[Sarà questo l’effetto della Tobin Tax di Monti: ai conti dello Stato mancheranno 800 milioni. E a pagare saranno solo i risparmiatori] –
Quella che vi raccontiamo è una storia incredibile. Vi dimostreremo, solo utilizzando i numeri del governo, come la famosa Tobin Tax introdotta da Monti sia un falso contabile e che provocherà al prossimo governo un buco da 800 milioni.
Recentemente, in un’intervista a Skytg24 il premier ha sostenuto di essere indipendente e duro con le banche proprio portando a testimonianza l’introduzione della Tobin Tax. È esattamente il contrario: con la Tobin Tax alla Monti le banche si salvano. Ad essere colpiti i singoli risparmiatori, i fondi comuni ( e dunque i sottoscrittori) e alcuni intermediari finanziari indipendenti. E comunque per un incasso del Tesoro molto inferiore a quanto scritto dai nostri tecnici nei documenti di finanza pubblica. Tenetevi a mente questa zuppa. E riassaporatela tra un anno, quando si avranno i primi saldi della truffa Tobin e vedrete che del miliardo preventivato, nelle casse sarà entrato sì e no un quinto. Il resto è un buco. Chi scrive considera le imposte una sciagura ( sapete cosa intendiamo). Ma vorrebbe smascherare le finte ipocrisie. La Tobin Tax all’italiana è una di queste. La procedura è semplice. Sull’onda della generale indignazione contro la finanza, l’Europa si vuole dotare di una tassa contro la speculazione. L’Italia, sempre prima su tutti, l’adotta. Nella prima versione tassa, relativamente poco, qualsiasi transazione finanziaria. Nella versione definitiva colpirà solo le azioni. La morale è che più del 90% delle operazioni finanziarie condotte o intermediate dalle banche saranno esenti. E sui famosi o famigerati derivati si pagherà un mini bollo che può arrivare a 40 euro su scambi di milioni: sai che paura. Il governo ha fatto una finta Tobin Tax. E di questo ci rallegriamo. Ad andare ad approfondire si potrebbe infine rilevare come i pochi che pagheranno la tassa saranno gli intermediari indipendenti italiani (dunque non di origine bancaria) che grazie alla loro scarsa capacità di lobby (cosa stiano a fare in Assosim lo sa solo il cielo) sono gli unici che pagheranno il conto: piccolo per le casse dello Stato, enorme per loro. Pagherà anche chi si limiterà, da risparmiatore privato, a comprare e vendere qualche azione. E ovviamente i fondi comuni: tra i pochi strumenti che gestiscono il risparmio finanziario italiano senza alcun intento speculativo. Evidentemente una accolita di delinquenti.
Ma torniamo al buco di bilancio. Nella prima versione la Tobin aveva un’aliquota del 5 per mille (0,05%) e incideva su un possibile imponibile da 10mila miliardi di transazioni. La relazione tecnica prevedeva un gettito di circa un miliardo. Grazie all’efficace lavoro della lobby bancaria (si accettano scommesse su quel senatore del Pd, non ricandidato da Bersani, a cui è stata promesso un posto in una Fondazione bancaria) la tassa è stata rivoluzionata. Escluso dal suo campo di applicazione tutto ciò che non riguarda le azioni. L’aliquota è di fatto triplicata (0,1% e 0,2% a seconda dei casi, per una media dello 0,15%), ma il suo imponibile è sceso a un decimo: da 10mila miliardi a mille. Eppure nella relazione tecnica si prevede un gettito per le casse dello Stato sempre intorno al miliardo. Semplifichiamo. Nonostante la nuova Tobin alla Monti abbia triplicato la sua aliquota, non si capisce come possa generare lo stesso gettito di quella precedente avendo ridotto la base imponibile di dieci volte. Misteri dei professori.
Prima barzelletta. Tocca, ce ne scuserete, approfondire. Abbiamo detto che la nuova Tobin colpisce solo le azioni e i derivati su di esse. Ci sono due nuove aliquote: 0,2% per gli scambi fatti su piattaforme non regolamentate estere ( OTC) e 0,1% sulla Borsa italiana. E abbiamo anche detto che il governo stima in mille miliardi il volume di queste transazioni. Ecco la prima, forse più innocua, barzelletta: l’esecutivo prende per buoni gli scambi gonfiati fatti dalla Borsa italiana nel 2011 ignorando quelli molto più bassi del 2012. Al contrario per l’OTC fa riferimento agli scambi del 2012 (più alti rispetto a quelli del 2011). Un trucchetto da prestigiatori e da vecchi democristiani anni 80 per gonfiare l’imponibile della nuova tassa e dunque il suo potenziale gettito. Si dice che la Tobin colpirà mille miliardi di compravendite, arrampicandosi su numeri ottimistici.
Seconda barzelletta. Gli scambi di azioni italiane estero su estero (stimati dalla relazione tecnica intorno a 400 miliardi) dovrebbero dare gran parte del gettito della Tobin. Se tasso allo 0,2% 400 miliardi dovrei portarmi a casa 800 milioni. E siccome il gettito previsto dalla tassa è in totale di mille milioni, si può ben dire che l’80% dell’imposta derivi dalla tassa su scambi di azioni italiane trattate all’ estero. Qui si scava il buco. Si tratta di una tassa impossibile da esigere. Per fare un esempio grossolano, ma che rende perfettamente l’idea, è come se Monti, Grilli e i professoroni, per far quadrare il bilancio italiano imponessero una tassa sulla pasta al pomodoro cucinata all’estero. E per di più non quella servita nei ristoranti con regolare licenza, ma quella fatta a casa tra amici. Esageriamo? Ma figurarsi. Qualche cervellone ci deve spiegare come possa la Guardia di Finanza o il signor Befera andare da Morgan Stanley e Jp Morgan a Londra e chiedere loro lo 0,2% di una transazione che hanno reciprocamente concluso su un pacchetto milionario di Enel o Fiat. È vero si sono scambiati azioni italiane, si sono cucinati la pasta al pomodoro, ma a casa loro (a Londra) e pagando le loro relative commissioni e imposte. Che cosa diavolo centri il fisco italiano è mistero gaudioso. Sul mercato gira un parere fiscale in questo senso, che avrebbe già fatto Clifford Chance, si dice commissionato da Goldman Sachs (dove dovrebbe approdare secondo i rumors di Borsa l’attuale ministro dell’economia Grilli).
Sintesi finale. Monti si fa bello della sua Tobin dicendo che è la prova della sua indipendenza dalle banche. Le banche italiane sono state salvate dalla nuova tassa. I piccoli pagano. E il prossimo governo si troverà 800 milioni di gettito in meno nelle sue casse. Non c’è spazio per poter poi sottolineare come la tassazione a forfait (da 40 a 100 euro) sui derivati, combinata con l’aliquota della Tobin sulle azioni, comporterà un boom dei derivati fatti al solo scopo di avere un vantaggio fiscale.