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 2013  gennaio 12 Sabato calendario

UN TRAVAGLIO SBIADITO E SUCCUBE DEL «NEMICO» DERISO PERSINO SUL WEB [I

suoi sostenitori delusi dalla sudditanza del giornalista trasformato addirittura in imputato dalla lettera del Cav] –
Come si chiamerà in psico­logia, sindrome di Arco­re? Colpisce i giornalisti che si occupano per anni di un politico e ci costruiscono sopra buona parte dei loro articoli o be­stseller o carriere brillanti. Quan­do poi te lo ritrovi davanti, in car­ne ossa e cipria, non riesci pro­prio, per quanto ti sforzi, a essere aggressivo come ci si aspettereb­be visto che lo meni da vent’an­ni. Un po’ ti sta addirittura simpa­tico, rivedi in lui un pezzo della tua storia, in fondo ci convivi da una vita, sei diventato Travaglio grazie a Berlusconi, una specie di complicità è inevitabile per quanto ti raccomandi di nascon­derla bene. Lo si percepiva nella performance mite, a tratti burro­sa di Travaglio con Berlusconi, solo un remoto ricordo della du­rezza dei suoi articoli sul Caina­no, Psiconano, il Cavaliere di Hardcore e via sfottendo. Il Cava­liere ha conquistato punti (an­che percentuali, pare), Santoro ha conquistato lo share , record che La7 si sognava, la Costama­gna e la Innocenzi hanno dimostrato la grande preparazione di truccatori e parrucchieri della re­te Telecom, ma Marco Trava­glio, cos’ha portato a casa? Lui è contento della performance, del botto di share (ma chi l’ha fatto, poi?), della sua battuta ritwittata cinquantamila volte, della cal­ma esibita mentre Santoro per­deva le staffe, del taglio gandhia­no dei suoi interventi. I fan­group , adoranti, si adeguano al­la lettera secondo Marco, anche se il 32% dei lettori del Fatto. it dice che è uscito vincente Berlu­sconi, contro il 49% che dice per­dente. Ma su Facebook e Twitter , dove lo show è stato supercom­mentato, sono molte le critiche: le domande non fatte,l’occasio­ne persa, il «trappolone» in cui sarebbe caduto persino lui, l’in­dagatore della trattativa Stato­mafia, che poi accetta la trattati­va sulle domande da fare a Berlu­sconi (è la critica più ricorrente dalla rete).
Forse troppa la mitezza di Tra­vaglio, che ha ripetuto il copione della letterina quando, per la pri­ma volta, ce l’aveva lì davanti il Caimano, poteva metterlo al­l’angolo scendendo dalla catte­dra al ring, ma niente. Immagi­ne un p­o’ sbiadita dell’inquisito­re da cui ci attendevamo colpi di artiglieria che avrebbero costre­t­to Berlusconi a lasciare lo studio dopo pochi minuti, come pronosticavano bookmaker che, visto il risultato opposto,possono tor­nare all’ippica. Rispetto a Trava­glio Vespa è parso Torquemada, Giletti sembrava Travaglio, e an­che dalla D’Urso senz’altro più grinta. Una sfilza di assist a Berlu­sconi che neppure El Shaarawy, un Travaglio che replica con gar­bo ai siluri di Berlusconi. Striscia la delusione sui social network , dove appare persino il comico­disturbatore Pinuccio, regista sa­tirico pugliese (per giunta blog­ger del Fatto ), quello che chiama i politici dopo clamorose fi­guracce per sfotterli fingendo che rispondano al telefono. Cla­moroso al Cibali: dopo i Formi­goni, le Gelmini, la Minetti, i Fio­rito, il Trota Renzo Bossi, e ovvia­mente Berlusconi, stavolta ad es­sere sfottuto è Marco Travaglio («bravo bravo Marco, bella pun­tata davvero, però mia suocera mi ha detto “potevate chiamarlo uno di sinistra che almeno lo metteva un po’ in difficoltà a Ber­lusconi”. Comunque bravi dai, ma non lo invitate più sennò quello vince le elezioni»). Il Pd, nel suo profilo Twitter , gioca sul­la concomitanza della puntata col reality culinario Master Chef per domandare «Mister Chef, chi ha cucinato chi?», e per met­tere sul carrello dei bolliti più Santoro-Travaglio che Berlusco­ni.
Il format si è inceppato fin da subito. Come fai a costruire un le­gal thriller , col colpevole inchio­dato dall’elenco di malefatte del pm-eroe, se quello si palesa a braccetto di Massimo Boldi si­mulando un vecchio sketch del cabaret Derby? Così Travaglio, sabaudo sobrio, si è ritrovato dentro ben altro format , inadat­to a lui: il cinepanettone, un Na­tale da Santoro dove vince chi è più simpatico e sa più storielle (e chissà chi tra Berlusconi e Trava­glio...), pellicola che poi si è svol­ta­nelle gag tra conduttore e ospi­te, con Travaglio disinnescato e fuori habitat . Ma la mossa ferale è stata l’inversione di ruoli, coup de theatre del Cavaliere, che con la letterina si è trasformato in Tra­vaglio (anzi, in «parodia di Travaglio » dice il santoriano Frecce­ro), costringendo il giornalista a trasformarsi, propri lui, in impu­tato Berlusconi. Ovvero dopo il cinepanettone, per Travaglio, l’angolo dell’horror.