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 2013  gennaio 11 Venerdì calendario

BANCHIERI SVIZZERI SPECIE A RISCHIO LICENZIATI E SOSTITUITI DA RAGAZZINI [I

livelli occupazionali crollano al livello del 2009. E per risparmiare gli istituti elvetici assumono quasi solo studenti alle prime armi] –
Altro che ricercatori squattrinati, operai in cassa integrazione, imprenditori in rosso. Altro che professori di eterna precarietà e bottegai senza clienti. Il momentaccio nel mondo del lavoro è rappresentato al meglio da una categoria spesso guardata con tanta ammirazione quanta invidia: i banchieri. Se poi si tratta di quelli svizzeri, allora siamo davvero messi male. Suona strano, d’accordo, ma sono tempi duri anche per loro.
A turbare i sonni c’è innanzitutto la questione dei licenziamenti: migliaia di esuberi annunciati da colossi come Ubs e Credit Suisse. È la crisi, mannaggia: riduzione della raccolta, minusvalenze sui crediti, raffreddamento del mercato interbancario, asset incagliati. Gli impieghi sono sempre meno, diminuiscono progressivamente di anno in anno. Come non bastasse, è in atto una tendenza piuttosto imbarazzante: quelli disponibili, invece di andare a persone qualificate e con un curriculum serio (dunque meritevoli di paga adeguata, quindi costose per le aziende), vengono affidati a neolaureati senza particolare esperienza, stagisti, apprendisti. Quando è possibile, si effettuano trasferimenti di personale interno senza assumere. Poi si ricorre con sempre maggiore frequenza all’outsourcing, appaltando attività all’esterno.
Lo certifica, nero su bianco, l’autorevole Finews-JobDirectory- Index, che analizza periodicamente l’andamento dell’occupa - zione nel settore finanziario della Confederazione Elvetica e del Liechtenstein. Secondo l’indice, erano 3.077 i nuovi posti di lavoro disponibili nella finanza svizzera a fine dicembre (un totale di 1.400 società monitorate tra banche, compagnie assicurative e altre imprese). In pratica il livello del 2009 e con un calo del 7,1% sul 2011 (quando erano 3.313).
Il declino ha riguardato tutti i settori (banche, assicurazioni, aziende che offrono servizi finanziari) tanto che qualcuno si spinge a parlare di «segnali di una tempesta». L’espressione, francamente, incute timore. Certo, qualcuno ha sofferto di più. Il calo di poltrone vacanti è stato in un anno addirittura del 10,9% nelle società finanziarie, del 6,6% nelle assicurazioni e del 3,5% nella banche. Ma sono numeri che non vanno estrapolati da tutto il contesto occupazionale.
Soltanto a Credit Suisse, spiega l’Index, il 60% dei nuovi posti è per lavoratori alle prime armi. Dentro Ubs la percentuale scende al 20%. Comunque il banchiere non più giovane, esperto, bravo fatica a farsi prendere. Viene regolarmente superato da vagonate di giovanotti, appena usciti dall’università, che si guardano intorno disorientati e non sanno fare granché. Finews e JobDirectory spiegano che il quadro «può essere sostanzialmente chiamato di congelamento delle assunzioni ». Mentre Denise Chervet, segretaria generale dell’Asib (l’associazione dei bancari), dice che «se questo è l’effetto di misure di risparmio, la situazione è preoccupante ». Insomma, proprio quando la congiuntura è critica bisognerebbe contare sul lavoro dei banchieri collaudati «e non sostituire semplicemente i più anziani con i giovani». L’ideale, ragionano alcuni analisti del settore sul Tages Anzeiger, quotidiano di Zurigo, sarebbe contare su chi svolge il mestiere da anni e intanto formare nuove leve. Invece, chiosano polemici gli esperti, «si affida a un laureato fresco e senza esperienza il delicato ruolo di consulente finanziario».
Sabine Balmer cura un progetto di nuove leve per Credit Suisse. Sottolinea. «È vero che assumendo giovani ci sono meno costi di stipendio, però si deve investire nella loro preparazione». Insomma, meglio sarebbe tornare a contare anche suoi banchieri veri: quelle figure serie, affidabili, preparate e squisitamente discrete che hanno servito generazioni di clienti da tutto il mondo. Sembrano invece destinati a svernare, per quanto in giacca e cravatta, su una panchina. Proprio vero: non tutto ciò che luccica è oro.