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 2013  gennaio 13 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - MANNHEIMER VEDE IL CENTRO-DESTRA IN VANTAGGIO IN LOMBARDIA


REPUBBLICA.IT

ROMA - E’ Silvio Berlusconi il capo della coalizione di centrodestra. Lo ha confermato Ignazio Abrignani, responsabile dell’ufficio elettorale del Pdl, che ha depositato al Viminale il simbolo del Popolo delle Libertà: "Il ruolo di capo unico - ha aggiunto Abrignani - va indicato per legge ma non corrisponde al ruolo di premier. Io però sono del Pdl e quindi per me Berlusconi dovrebbe essere il premier. La coalizione così numerosa che abbiamo presentato - ha concluso - può vincere".
Parole ambigue come quelle di Angelino Alfano che scrive su Facebook "Il capo della coalizione è Berlusconi" anche alla luce del fatto che i simboli della coalizione di centrodestra sono due. In tutta Italia per Camera e Senato il centrodestra correrà con la scritta "Il Popolo della Libertà Berlusconi Presidente". Nelle circoscrizioni estere la scritta sarà "Il Popolo della Libertà Centrodestra Italiano".
Maroni: Berlusconi presidente del Pdl. Il segretario del Carroccio gela però il Cavaliere. A chi gli chiede un commento sulla dicitura ’Berlusconi presidente’ nel simbolo elettorale, risponde: "Lui è il presidente del Pdl". "Non temo" che ciò possa ingenerare equivoci, aggiunge, dopo che nel patto elettorale con il Pdl non è stato deciso il candidato premier comune. Nel frattempo Roberto Calderoli è tornato al Viminale per cambiare uno dei due simboli già presentati, quello della Lega Nord e "Maroni presidente", perchè contengono ambedue il nome del leader del partito e questo non è ammesso dal regolamento elettorale. Il nome di ’Maroni’ resta solo sul simbolo tradizionale della Lega con Alberto da Giussano, che comprende anche le scritte ’Maroni’, ’TreMonti’, ’Padania’, ’Lega nord’.
Giorgio Meloni, fondatrice di Fratelli d’Italia, ha provato a mediare: "Berlusconi è il presidente del Pdl e
lo ha scritto nel simbolo. Ma sarà il partito più votato del centrodestra a indicare il premier".
L’ironia del Pd. Sul contrassegno leghista si scatena l’ironia del Pd, che sull’home page del sito riporta il logo del Carroccio e commenta: "Il Lascia o raddoppia in salsa leghista aggiunge al nome di Maroni quello di Tremonti e, per completare una proposta che non esiste nella storia, affianca anche il nome di un posto che non esiste in geografia: la Padania". Insomma, arriva la "la premiership condominiale" (foto).
La coalizione. Come quello di centrosinistra, anche lo schieramento di centrodestra è composto da sette partiti: l’asse Pdl-Lega al Nord; al Sud ci sarà la lista di stampo meridionalista ’Grande sud’ promossa da Gianfranco Miccichè e sostenuta da alcuni governatori del Pdl, insieme alla formazione politica autonoma di Raffaele Lombardo, Mpa-Pds; ’Fratelli d’Italia- ’Centrodestra nazionale’ del tridente La Russa-Meloni-Crosetto; il ’Mir’ dell’imprenditore Samorì; ’La Destra’ di Francesco Storace; ’Intesa popolare’ di Giampiero Catone; i ’Pensionati’ di Fatuzzo. A Palazzo Madama la coalizione guidata dal Cavaliere correrà con altri quattro piccoli partiti: ’Rinascimento Italia’-’Lista del merito di Arturo Artom; ’Basta tasse’; ’Liberi da Equitalia’; Lista del Popolo.
Chiusa la presentazione dei simboli. Compreso quello del Pdl, dunque, sono a quota 220 i simboli depositati al ministero dell’Interno, dove da venerdì sono aperte le presentazioni dei contrassegni dei partiti per le le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Gli ultimi simboli di rilievo che sono stati presentati appartengono a tre partiti che fanno parte della coalizione di centrodestra, alleati con il Pdl e la Lega. Si tratta del simbolo de La Destra di Storace (n.174), di Intesa popolare (n.177) e del Mir, Moderati in Rivoluzione-Samorì (n.178). Ieri erano stati depositati tutti i simboli della coalizione di centrosinistra a cominciare dal Pd. La presentazione dei contrassegni si è conclusa alle 16.
Sandro Ruotolo con Ingroia. Sul fronte delle candidature, diverse le novità che arriva da Rivoluzione civile. Il giornalista Sandro Ruotolo ha accettato di candidarsi con Antonio Ingroia. In una lettera pubblica inviata al sito del movimento, Ruotolo scrive a Ingroia: "Antonio, io ci sto". La replica di Ingroia: "Caro Sandro, sì, ci sono questioni per le quali vale la pena battersi e provo un’immensa gioia nel pensare che ti batterai con noi e che da oggi alla tessera dell’Anpi che come me da sempre tieni nel portafoglio aggiungerai la spilletta di Rivoluzione civile appuntata sulla giacca". Nella lista dell’ex procuratore aggiunto di Palermo sarà candidato, in Basilicata, il fratello di Elisa Claps: la ragazza scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993 e trovata uccisa 17 anni dopo nel sottotetto di una chiesa. Avrà il secondo posto in lista dopo lo stesso Ingroia.
Monti firma al gazebo. Il premier dimissionario ha fatto visita, nel tardo pomeriggio, al gazebo del suo movimento "Scelta Civica" in largo Cairoli a Milano. Monti, la cui foto è stata pubblicata su twitter, accompagnato dalla moglie ha firmato l’elenco dei sottoscrittori dei candidati e si è poi fermato qualche minuto a parlare con gli attivisti del movimento e con qualche passante che lo ha riconosciuto. Nelle liste del professore è rimasta solo per poche ore Silvia Pasinato, sindaco di Cassola in provincia di Vicenza: all’ultimo minuto ha deciso di accasarsi con il Pdl.
L’amarezza di Pisanu. Nella lista del professore al Senato non c’è invece, un po’ a sorpresa, Beppe Pisanu. E l’ex ministro dell’Interno viene descritto come amareggiato. In questi anni ha tenuto i contatti con Casini, ha aperto il varco al dissenso all’interno del Pdl. Casini, però, non si sarebbe speso per la sua candidatura al Senato. Una vera e propria trattativa non è mai iniziata.

COSENTINO IN CAMPANIA (REPUBBLICA.IT)
È al Senato in Campania che il Pdl si gioca il tutto per tutto. E al Senato, dopo il capolista Silvio Berlusconi e dietro al numero due Francesco Nitto Palma, attuale commissario regionale, sarà al terzo posto l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Non solo. Via via dopo di lui saranno in lista anche l’ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro e Marco Milanese.
Al Senato il Pdl si gioca il tutto per tutto e la notizia, dopo l’intervento di Berlusconi che a "Porta a porta" aveva fatto intendere il contrario, è la ricandidatura di Nicola Cosentino al parlamento, confermata dal commissario del partito Francesco Nitto Palma: "Tra martedì e mercoledì presenterò la mia proposta a Silvio Berlusconi che, in relazione agli inquisiti, ha detto in tv da Santoro che valuteremo caso per caso. Ebbene, in base alla mia pregressa attività di magistrato so leggere le carte e, a mio avviso, nelle carte su Cosentino non c’è un accettabile impianto accusatorio".
Via libera all’ex coordinatore Pdl che trasloca dalla Camera a Palazzo Madama nonostante sia imputato in due processi per concorso in associazione camorristica, corruzione e reimpiego di capitali illeciti aggravati dalla finalità mafiosa e nonostante sia destinatario di due ordinanze di custodia in carcere non autorizzate dal Parlamento. Non solo. Il giudice ha recentemente confermato il secondo provvedimento restrittivo ipotizzando per di più il rischio di voto di scambio in caso di una ricandidatura dell’ex sottosegretario.
Imputato per corruzione, ma in un’altra inchiesta, è anche il deputato Marco Milanese, ufficiale della Finanza di origini irpine. Mentre per l’ex presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, indagato per violazione della normativa bancaria in una delle indagini su Cosentino, la Procura ha stralciato la posizione e potrebbe chiedere l’archiviazione. Cesaro è anche citato da alcuni pentiti in inchieste su politica e camorra. Un trasloco di gruppo, insomma, dalla Camera al Senato per gli inquisiti che nei piani del Pdl dovrebbero portare voti utili per far scattare il premio di maggioranza in Campania. Premio che al Senato si gioca appunto regione per regione.
Il centrodestra richiama gli inquisiti e cerca di formare un’ampia coalizione in cui non c’è la squadra di Clemente Mastella che ha presentato al Viminale il simbolo e il programma dell’Udeur per tutte le circoscrizioni italiane ed estere di Camera e Senato. Udeur che al momento si presenta da solo senza alcuna coalizione.
Per quanto riguarda il centro è confermata la candidatura di Pierferdinando Casini, capolista al Senato. La lista "Scelta civica con Monti" ha ufficializzato anche i candidati alla Camera dove le liste sono tre con Udc e Fli in corsa con i propri simboli. Nel collegio di Napoli e provincia (Campania uno), dopo il capolista Luciano Cimmino, imprenditore dei marchi Carpisa e Yamamay, i montiani schierano la campionessa olimpionica di scherma Valentina Vezzali, l’ex consigliere comunale Giovanni Palladino, l’ex assessore Diego Guida, l’economista Massimo Lo Cicero, il notaio Fulvia Mustilli. Nel collegio Campania due, che comprende le altre quattro province, sono candidati ai primi posti Antimo Cesaro, Angelo D’Agostino, Armando Lamberti e l’irpino Ettore Zecchino, consigliere regionale e figlio dell’ex ministro Ortensio.
Grande attività anche nel centrosinistra. Il Partito democratico attende i primi giorni della prossima settimana per risolvere davanti alla commissione di garanzia, presieduta da Luigi Berlinguer, il caso di Nicola Caputo. Vincitore delle primarie a Caserta e candidato dal Pd al numero quattro alla Camera in Campania due, Caputo è da due giorni sotto inchiesta per le spese del fondo di comunicazione della Regione dove è consigliere da sette anni.
Sinistra e libertà, che ha scelto le primarie come il Pd, ha definito le liste. Dopo l’annuncio della candidatura al Senato dell’ex calciatore Beppe Savoldi, è arrivata un’altra sorpresa. Il partito di Vendola ha strappato all’Italia dei valori il presidente della municipalità Stella San Carlo all’Arena, Giuliana Di Sarno, candidandola al Senato.
Per il Centro democratico, altra lista della coalizione di centrosinistra, i capilista sono Nello Formisano a Napoli e Bruno Tabacci in Campania due. Per Palazzo Madama al numero uno c’è il senatore Giacinto Russo.
(13 gennaio 2013)

ALBERTINI CONTRO FORMIGONI (REPUBBLICA.IT)
"Non mi inquieti troppo perché posso fare dichiarazioni che lo metterebbero a terra e lui sa di cosa sto parlando". E’ l’ ’avvertimento’ lanciato da Gabriele Albertini, in corsa per la presidenza della Regione Lombardia, al governatore Roberto Formigoni che lo ha accusato di puntare a poltrone che si aggiungerebbero a quella di eurodeputato.
Lanciando l’ ’avvertimento’ a Formigoni, L’ex sindaco ha sottolineato: "I colloqui che hanno riguardato alcuni argomenti molto vicini a lui sono avvenuti nel mio ufficio e sappiamo di cosa sto parlando. Non parliamo di poltrone perché non credo abbia argomenti apprezzabili da rappresentare". Albertini ha aggiunto che "per il resto non ho altri motivi di conflitto con lui. Ha fatto la scelta sbagliata di abbandonare il campo e di ’rientro’ per ragioni, a mio avviso, di potere e non di obiettivi, valori e proiezione futura. E’ un politico di professione, non so perchè si è offeso quando ho detto la verità".
"E giustamente, - ha proseguito l’ex sindaco - essendo un politico di professione, punta più al luogo dov’è, al potere che esercita,
alla funzione che svolge, che non a cambiare in positivo, a servire la comunità, perché è nella sua visione delle cose avere per lo meno questa commistione di obiettivi". Albertini è anche tornato sulla scelta finale di Formigoni di appoggiare la candidatura di Roberto Maroni. "Non voglio infierire, ma penso che a Formigoni toccherà una triste sorte, che è quella di accettare quello che io ho rifiutato - ha commentato Albertini - Non è una bella cosa per una persona che ha tutta la mia stima per il percorso che abbiamo fatto insieme, ma il mio dissenso per aver scartato all’ultimo miglio".
"Il suo progetto - ha proseguito - sarebbe rimasto valido, era il mio, ed era quello di costruire attorno a questa candidatura intanto una possibilità di vittoria e in secondo luogo una conferma anziché una rottura dei valori del Ppe, che non è favorevole a una secessione fiscale né alla suddivisione di uno stato membro in diversi staterelli e meno che meno all’uscita dall’Euro".
Di senso unanime le reazioni alle parole di Albertini. Il Pd, con il segretario regionale Maurizio Martina, chiede che l’ex sindaco parli chiaramente. Nella stessa direzione altri esponenti del partito che parlano di linguaggio inquietante. Umberto Ambrosoli, candidato alla presidenza della Regione per il centrosinistra, si augura che nelle prossime ore Albertini parli e aggiunge che: "il centrodestra sta dando il solito indecoroso spettacolo: si azzannano intorno al potere, pronti a tutto pur di non perderlo". Critiche anche dalla Lega con Matteo Salvini che parla di "toni mafiosi" e di parole che non fanno onore all’ex sindaco.
(13 gennaio 2013)

VENDOLA CONTRO MONTI (REPUBBLICA.IT)
ROMA - Mai con il premier Mario Monti, non ha dubbi il leader di Sel, Nichi Vendola che in un’intervista a Maria Latella su Sky tg24 dice: "Io sono alternativo a Monti. Il centrosinistra ha il diritto di governare senza ipoteche e badanti. Con Monti e Casini si collaborerà per la riforma dello Stato"."Sarà impossibile immaginare anche come fantapolitica una maggioranza nella quale stiamo insieme io e la Binetti. Io e lei siamo alternativi".
"Non tirerò Bersani per la giacchetta" spiega poi il governatore della Puglia- sottolineando di non avere intenzione di creare quotidiane "fibrillazioni". "Io non voglio avere il ruolo per cui avendo sentito Bersani ogni volta - assicura Vendola - io debba dire ’+1".
E Casini presidente del Senato? "Vedremo - risponde Vendola - certo non lo vorrei come ministro". "La mia frase sui ricchi era evangelica" perché "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco vada nel regno dei cieli". Il leader di Sel spiega comunque che la frase sui ricchi che possono andare anche al "diavolo" era riferita in particolare al caso dell’attore francese Depardieu che per protesta nei confronti del governo Hollande che ha alzato le tasse sui redditi più alti ha cambiato nazionalità e ha scelto la Russia di Putin. "Sì alla patrimoniale sugli attivi finanziari per scoraggiare le rendite finanziarie" chiarisce poi.
E ancora "Berlusconi
è il Fantasma dell’opera", che "da decenni è un successo a Broadway" e quindi, conclude, è "un fenomeno che non va sottovalutato". E Vendola ragiona anche sull’ipotesi di un centrosinistra senza maggioranza. "Ingroia è una personalità con la quale discutere", dice, "perché non ha assunto posizioni di rissa a sinistra, mentre Berlusconi e Grillo sono complementari e rappresentano un magma di subcultura populista. Oggi con grillo che apre a CasaPound siamo di fronte all’epifania". La replica del leader di Rivoluzione civile non si fa attendere: "Ringrazio Nichi Vendola per l’ulteriore segnale di attenzione e di apertura - dice Ingroia - augurandomi che possa favorire un clima di dialogo con il centrosinistra. Ribadisco che per noi è aperta la porta del dialogo a sinistra con le forze che lavorano per la legalità e la giustizia sociale".
(13 gennaio 2013)

GRILLO NEI GUAI PER AVER APERTO A CASAPOUND (REPUBBLICA.IT)
L’apertura di Grillo ai “fascisti del terzo millennio” di CasaPound scatena la rivolta dei grillini emiliani. Candidati al Parlamento compresi. Michela Montevecchi, capolista al Senato del M5S, su Facebook ci va giù pesante: "Le idee espresse a proposito dell’antifascismo e del fatto che Di Stefano sembrasse un delegato del movimento 5 stelle non mi rappresentano nel modo più assoluto e perciò le reputo fatte a titolo personale".
#NotInMyName è lo slogan della consigliera di quartiere Federica Cuppini, mentre da Carpi il capogruppo Lorenzo Paluan, sostenuto da Rifondazione Comunista, arriva a dimettersi dai cinque stelle, per protesta. Dal San Donato la Cuppini sbotta: "Io con CasaPound non ci sto. Stavolta proprio non ci siamo: i temi e le battaglie sono importanti, ma altrettanto importanti sono i valori, le motivazioni e soprattutto i metodi".
La quasi onorevole Montevecchi non è affatto d’accordo con il pensiero del “capo politico” dei cinque stelle, che venerdì aveva detto:
"Anche se uno è di CasaPound ma ha i requisiti da noi previsti io lo candido. Io lo candido". Costituzione alla mano, lei ribatte: "Con l’articolo XII delle disposizioni transitorie e finali è vietata la riorganizzazione del disciolto partito fascista. Cosa ci faceva CasaPound davanti al Viminale per depositare il simbolo?".
Stanco delle roboanti dichiarazioni di Grillo anche Nunzio Diana, consigliere M5S a Castenaso: "Ma se Grillo iniziasse a stare un po’ zitto?". Nei quartieri è una vera e propria insurrezione. Da Francesco Moretti, consigliere del Navile ("Se è vero che il M5S non è fascista e il tempo delle ideologie è finito non vedo perché accogliere senza distinguo chi si definisce apertamente fascista del terzo millennio") al collega Michele Onofri ("Nel movimento ognuno parla a titolo personale, Grillo compreso"), a Marco Gherardi, del Porto ("Credo di essere sempre stato una persona di ampie vedute, ma voglio che certe ideologie fasciste e xenofobe mi stiano lontane").
Ma Beppe Grillo non ci sta e risponde che non ha aperto le porte a CasaPound e che non è vero che il movimento usufruisce del contributo elettorale. Lo si legge in un comunicato che dà il via, come spiega Beppe Grillo, a una "nuova rubrica dal titolo "Le Balle Quotidiane" contro il M5S. Le balle prodotte dai pennivendoli - scrive Grillo - sono numerose, può essere quindi che qualcuna ci sfugga".
E tra le balle proprio quella dell’apertura: "Seconda balla: Grillo ha aperto a Casa Pound, vuole allearsi con i fascisti... chi lo ha scritto è in totale malafede, un leccac... del sistema. Io non ho aperto a nessun partito e non sono fascista né simpatizzante del fascismo. Ma chi credete di prendere per il c...?".
"Invece ho detto e ribadisco che il M5S non è un movimento ideologico, ma vuole ottenere la democrazia diretta. È un movimento al quale chiunque non sia iscritto a un partito e accetti il suo programma, può iscriversi. E’ ecumenico". E poi si focalizza sui soldi per la campagna elettorale: "Il M5S chiede contributi liberi ai cittadini che lo vogliono sostenere. Non ha mai ricevuto contributi pubblici in passato per le elezioni regionali. Non chiederà contributi pubblici per le elezioni politiche (con le attuali proiezioni di voto avrebbe diritto a circa 100 milioni di euro) al contrario di tutti gli altri partiti - conclude Grillo- sia quelli con la foglia di fico che quelli senza".
Intanto, in attesa delle decisioni del Viminale sul simbolo clonato, rinvia la partenza dello Tsunami Tour.
(13 gennaio 2013)