Valentina Arcovio, La Stampa 12/1/2013, 12 gennaio 2013
Potrebbe essere l’anno che regala la popolarità, questo 2013, a Claudia Potenza, ragazza pugliese di poco più di trent’anni, madre di un bambino piccolo, attrice per ostinata vocazione: «Avevo quattro anni quando ho deciso che cosa avrei fatto da grande
Potrebbe essere l’anno che regala la popolarità, questo 2013, a Claudia Potenza, ragazza pugliese di poco più di trent’anni, madre di un bambino piccolo, attrice per ostinata vocazione: «Avevo quattro anni quando ho deciso che cosa avrei fatto da grande. Solo una volta, per una settimana, ho pensato che sarei potuta diventare un ingegnere genetista ma era perché avevo visto un film con un attore bellissimo che faceva quel mestiere». Da fine gennaio, su Canale 5, è una dei protagonisti di Il clan dei camorristi prodotto da Valsecchi, con Stefano Accorsi nei panni di un giudice che torna al Sud per combattere la malavita assieme a sua moglie Francesca Beggio, e con Giuseppe Zeno in quelli di Francesco Schiavone detto Sandokan con lei, la Potenza, che fa sua moglie Giuseppina. «Una figura importante, una che lo placa e lo istiga ma gli sta sempre vicino. Moglie amatissima che Sandokan (ma nel film gli abbiamo cambiato nome e lo chiamiamo Il Malese), non tradirà mai, neppure quando per il traffico di droga andrà a Milano e gli porteranno davanti ogni genere di femmine. “La donna mia ce l’ho a casa”, dirà, perché la loro è una coppia forte». Diretto da Alessandro Angelini e Alexis Sweet, girato in una Monterotondo che deve sembrare Aversa, ispirato alle vicende dei Casalesi senza essere Gomorra , Il clan dei camorristi potrebbe, finalmente, far diventare conosciuta questa brunetta dai grandi occhi neri spalancati sul mondo. Pugliese di Manfredonia, piombata a Roma appena maggiorenne al seguito di una sorella maggiore: «Lei voleva fare la cantante lirica e oggi lo fa», innamorata del suo mestiere al punto di volerlo trasmettere in eredità a suo figlio: «Ha solo due anni ma già recita», è una trentenne animata da un entusiasmo contagioso che la allontana da molti suoi coetanei depressi e bamboccioni. All’Accademia non l’hanno presa? Ha puntato sullo Stabile di Genova. A Genova i suoi genitori non l’hanno mandata? Ha fatto scuola di recitazione a La Scaletta di Roma. Al cinema non la chiamavano? Ha frequentato i teatrini. Poi il primo provino: Distretto di polizia . Le fanno un contratto. «Ho detto: Eh dai! E’ facilissimo. Non era così, purtroppo». L’incontro che le cambia la carriera? «Quello con Rocco Papaleo. Io recitavo nello spettacolino Le belle notti , lui cercava attori per Basilicata coast to coast . Sono stata l’ultima a fare i provini ma la parte è stata mia e mi ha regalato una candidatura ai David di Donatello. Sentivo che quel film sarebbe stato un gioiellino, non credevo però che mi avrebbe portato tanta fortuna». Poi è arrivato Checco Zalone che l’ha voluta nell’applauditissimo mega-show Resto umile . «All’Arena di Verona, davanti a tutta quella gente, ho pensato di non farcela, io che ero abituata ai teatri piccoli piccoli. 21 date in due mesi e sempre davanti a folle sterminate. Lo chiamavamo “L’uomo che muove le masse” Checco Zalone, un fenomeno». E adesso? «Adesso usciranno prima il film Outing di Matteo Vicino con Vaporidis e Bossa, poi di nuovo Rocco Papaleo con Una piccola impresa meridionale ». Outing è sull’omosessualità? «No, e non è un film omofobo come è stato scritto per creare scandalo. È la storia di una amicizia tra maschi che può avere anche una componente amorosa, come succede nella vita, senza più turbarsi troppo. Anche qua sono una pugliese. Per fortuna, però, me ne vado a Milano e adotto lingua e costumi della città». Nel film di Papaleo, invece, che succede? «Lo abbiamo girato in Sardegna, intorno a un faro. Siamo un gruppone. La Bobulova, Sarah Felberbaum, Giovanni Esposito, Scamarcio, la Loiodice. Inizia con me che fuggo via da mio marito Riccardo Scamarcio». Non si può lasciare Scamarcio. Lui si è offeso? «Macchè! Riccardo è molto più intelligente di quello che si pensi. E pure molto più bravo. Non sapeva che anch’io ero pugliese e quando l’ha scoperto non abbiamo fatto altro che chiacchierare, ridendone, delle nostre fissazioni». ‘Sta Puglia torna sempre nella sua carriera. «Che ci posso fare? É di moda. Si girano moltissimi film là. Ma il mio sogno è far vedere che so fare altro. Quando Carlo Virzì mi ha chiamata per farmi fare la genovese in un piccolissimo ruolo ne sono stata orgogliosa». Adesso sogna fama e ricchezza? «Faccio l’attrice, mica speculo in borsa! Certo, gli anni dispari mi portano bene. Sogno di poter dimostrare che genio e sregolatezza non sono un binomio obbligato. Vorrei mettere insieme buon senso e creatività. Chissà se è possibile».