Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 12 Sabato calendario

ROMA —

Prima era roba da addetti ai lavori, da deputati in cerca di linea e giornalisti parlamentari di curiosità e informazioni. Ma da giovedì sera il Mattinale — una sorta di notiziario-rassegna stampa-bibbia di partito preparata ogni alba a palazzo Grazioli sotto la guida di Paolo Bonaiuti per dare la linea ai politici del Pdl — è diventato uno dei protagonisti dell’incredibile successo mediatico della performance di Berlusconi da Santoro.
E’ stato quando l’ex premier, alla seconda tranche di requisitoria di Marco Travaglio su Mangano, Dell’Utri, Cosentino, processi, ha deciso di replicare sventolando «una letterina» che «mi hanno preparato i miei collaboratori del Mattinale». Di qui il lungo e dettagliato e puntiglioso elenco di denunce, processi, condanne per diffamazione al giornalista che ha fatto inferocire Santoro e schizzare l’audience. Già, ma come nasce il coup de théatre che è già diventato il frammento simbolo della trasmissione-evento? L’idea non nasce da Bonaiuti (nonostante Santoro se la sia presa proprio con lui), ma piuttosto dalle discussioni dei faticosi giorni precedenti alla trasmissione. Quando fra il gruppo del Mattinale (nucleo fisso sei giovani collaboratori, coordinati da giornalisti in pensione come Mottola, Vazio, Mazzoni, Testoni e con l’apporto sui singoli argomenti degli esperti del partito, da Ghedini a Brunetta a tutti gli altri) si è cominciato a parlare dell’ipotesi di preparare una lista di controaccuse da usare in replica a quelle di Travaglio.
Ci hanno lavorato anche da via dell’Umiltà, forse addirittura l’idea è stata lanciata per primo da Storace (lui così fa capire), ma la fattura - assicura l’interessato alla Zanzara - sarebbe dell’opinionista di Libero Filippo Facci: «Ho scritto io, in gran parte, la lettera. Mi ha chiamato un collega, giornalista di centrodestra, e mi ha chiesto un testo da utilizzare per Servizio pubblico». Una richiesta già arrivata da altri politici «10 o 15 volte, l’ho fatto pure su Di Pietro, l’elencazione delle condanne l’ho scritta anche su Wikipedia». L’introduzione invece «è tutta di Berlusconi come la parte su Montanelli che è una palese cazzata».
E però, se la mossa ha esaltato tanti («E’ stato un gran colpo», osserva Napoli), ha lasciato perplessi altri («Poteva essere più ironica», obietta Cicchitto). E soprattutto Santoro, che è esploso facendo capire che i patti sottoscritti erano altri: «Non si doveva entrare nel merito dei processi!». E se Bonaiuti nega che «ci fosse alcun accordo», dal Pdl sussurrano che, in effetti «l’idea era di tirare fuori la lettera solo se Travaglio avesse esagerato sulla giustizia» e comunque Berlusconi avrebbe dovuto leggerne «solo una parte e poi dire qualcosa tipo "potrei continuare, ma siccome sono un signore mi fermo qui..."». E invece, visto che il giornalista «ha ricominciato con Mangano, Mafia, Dell’Utri» Berlusconi ci è andato giù duro. Senza troppi pentimenti, a leggere il Mattinale di ieri, nel quale si dà del «bravo» a Santoro per aver evitato «il solito minestrone giustizialista» e non essere ricorso come la Gruber e Giletti «ai falli tattici delle interruzioni continue», ma si insiste su Travaglio: «Il Cavaliere per una volta ha vestito i panni del pm per infliggere al Grande Inquisitore una sorta di medicina omeopatica: ora capirà come è facile distruggere le persone con l’uso delle veline delle Procure...».
Paola Di Caro