VARIE 11/1/2013, 11 gennaio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUL MATCH SANTORO-BERLUSCONI
ROMA - Boom di ascolti per Berlusconi da Santoro. Sono stati 8.670.000 gli spettatori di Servizio Pubblico, andato in onda ieri su La7, pari al 33,58% di share. Santoro ha polverizzato il record d’ascolti di La7, che apparteneva alla prima puntata di Quello che (non) ho di Fabio Fazio e Roberto Saviano (3.036.000 spettatori e 12,66% di share), andata in onda il 14 maggio 2012.
Servizio Pubblico aveva sfiorato l’impresa con la prima puntata, il 25 ottobre 2012, con 2.985.000 spettatori e il 12.99% di share, ospiti Matteo Renzi e Gianfranco Fini. Quanto a Porta a Porta, che in seconda serata su Raiuno ha ospitato il segretario del Pd e candidato premier del centrosinistra, Pierluigi Bersani, è risultato il programma più visto della fascia oraria con 2 milioni 54mila spettatori e uno share del 16.23.
Tornando a Servizio Pubblico, Silvio Berlusconi si dice sorpreso per l’exploit negli ascolti, anche se in trasmissione aveva pungolato Michele Santoro sui "dindi" che al programma del conduttore avrebbe portato il suo passaggio. "No, un ascolto così alto non me lo aspettavo" commenta il giorno dopo il leader del Pdl, durante la registrazione di Telecamere, su Raitre. Berlusconi spiega: "Ieri arrivando da Santoro gli ho detto: questa sera lei fa il record. Ma degli ascolti così proprio non me li aspettavo".
Soddisfatto della prova di forza esibita durante Servizio Pubblico, Silvio Berlusconi si lascia andare a giudizi lusinghieri sul Michele Santoro, con cui i toni sono molto saliti proprio nel finale di partita. "C’è rispetto reciproco - dice il Cavaliere a Telecamere -, io lo considero per quello che è, cioè un eccellente professionista capace di suscitare attenzione e che andrà avanti ancora per anni da protagonista sulla scena, è innegabile". Poi, commentando la lettera che ieri sera ha letto a Travaglio, l’elenco delle cause per diffamazione che hanno visto protagonista il giornalista: "Travaglio mi sembrava molto turbato, chissà quante altre sentenze lo hanno visto coinvolto, oltre a quelle 10 che ho citato e poi non erano notizie così segrete, si trovano su Wikipedia".
Proprio a Marco Travaglio viene rivolta la domanda ricorrente del giorno dopo: chi, tra Santoro e Berlusconi, ha vinto il duello televisivo? Le opinioni sono molto divise, e anche il vicedirettore di Il Fatto Quotidiano ed editorialista di Servizio Pubblico afferma di non essere in grado di "dare un giudizio obiettivo". "Forse perché ero troppo coinvolto - spiega -. Mi pare però che sulle questioni chiave, e cioè per quanto riguarda l’Imu e i rapporti tra l’Italia e l’Europa riguardo alla crisi economica e alla nascita del governo Monti, (Berlusconi) sia andato nettamente sotto".
Michele Santoro, invece, "come di consueto" non commenta la trasmissione. "In questa circostanza - dichiara il conduttore - vogliamo rivolgere il nostro ringraziamento ai nostri 100mila sostenitori che ci hanno permesso di dar vita a Servizio Pubblico, una trasmissione che, partendo da una piattaforma zero, si è rimessa al centro del sistema televisivo italiano".
Roberto Saviano non si cruccia per il record d’ascolto perso, piuttosto rilascia un amarissimo commento su Twitter: "Guardando Servizio Pubblico ieri ho avuto fortissima la percezione di non appartenere a questo Paese".
Rimostranze giungono da Roberto Zaccaria, deputato del Pd, ex presidente della Rai nel periodo 1998-2002 e coordinatore dell’Osservatorio sul pluralismo dell’informazione politica nei tg. "Ieri sera Berlusconi è stato ospite solitario a Servizio Pubblico su La7 in una trasmissione di circa 2 ore e mezzo, continuando la sua galoppata indisturbata in tv, magari arricchita da un po’ di spettacolo. Quando se ne accorgerà l’Agcom, che bacchetta Monti per tempi di gran lunga inferiori. Quando verranno date agli altri leader analoghe opportunità?".
Curiosità: oltre il 90% degli scommettitori aveva puntato sulla fuga anzitempo del Cavaliere dalla trasmissione, inducendo nel corso della giornata di ieri l’agenzia Stanleybet a rivedere le sue carature sull’evento. La quota sull’abbandono dell’ex premier inizialmente era data a 5.00, crollata poi a causa dell’inaspettata risposta degli scommettitori, fiduciosi che anche questa volta Berlusconi avrebbe riservato un colpo di scena che invece non c’è stato. Sulla vicenda, il Cavaliere ha anche giocato durante Servizio Pubblico, dicendo di essere contento di poter passare all’incasso per aver scommesso col suo staff sulla sua resistenza sulla graticola di Santoro. Solo una battuta?
(11 gennaio 2013)
I COMMENTI SU TWITTER (REPUBBLICA.IT)
Le letterine, le accuse reciproche, i monologhi e le battute, gli scontri serrati. In un angolo Michele Santoro e Marco Travaglio. Nell’altro, Silvio Berlusconi. Per un’intervista che diventa show, uno scontro in diretta che coinvolge tre dei protagonisti della storia della Seconda Repubblica. E se l’auditel premia tutti - 9 milioni di telespettatori per la puntata di Servizio Pubblico - i cittadini affidano a Twitter e Facebook le proprie impressioni. E articolano meglio: chiedendosi, per esempio, se Santoro e Travaglio abbiano realmente domandato il domandabile. E se, dal punto di vista giornalistico, si poteva fare di più. E quel "Lei tradisce i nostri patti" pronunciato da Michele Santoro, scatena critiche nei confronti del conduttore della trasmissione di La7e del vicedirettore de Il Fatto Quotidiano.
Cinici. E l’ironia, a volte feroce, non risparmia nessuno. Neanche i due campioni del giornalismo d’assalto. Su Twitter: "Accordo raggiunto per Travaglio e Santoro: l’anno prossimo condurranno C’è Posta per Te". Ancora: "Tutto per un pugno di audience. Mi aspettavo di più". Numerosi i commenti sulla stessa linea: "Mi è sembrato semplicemente avanspettacolo", "Per un po’ di Auditel avete venduto l’anima al Berlusca", "Mi stupisco che Santoro e Travaglio abbiano accettato le regole del Cavaliere". C’è chi chiede: "Perché non avete continuato per tutta la trasmissione a smentire Berlusconi? Bastava fare quello, si contraddiceva in continuazione". E non manca che accusa Santoro e Travaglio di "essere caduti nel trappolone di Silvio".
Le domande non fatte e la replica di Travaglio. Poi i messaggi della serie: "Le domande che mi aspettavo". "Il lodo Alfano, la votazione su Ruby nipote di Mubarack, l’aumento dell’Iva, le leggi approvate per depenalizzare i reati di cui era accusato. Avete passato vent’anni a demolirlo su queste cose e poi? Ve lo trovate davanti e non gli chiedete nulla?". E ad AffariItaliani. it, Travaglio racconta il "canovaccio" scelto per la trasmissione: "Io e Santoro avevamo deciso di non entrare nello specifico del penale e dei processi, altrimenti non sarebbe bastata una sola puntata. Era un dibattito elettorale sulla credibilità, sulle sue frequentazioni, sulle promesse mancate, sulle bugie a proposito dell’Imu".
L’indagine di BlogMeter. Secondo BlogMeter, il portale che misura l’impatto delle trasmissioni televisive sui social network, ci sono stati "204.636 cinguetti lanciati, con un picco di 1.885 tweet al minuto". E il record precedente apparteneva "al confronto tra Bersani e Renzi, a cura del TG1, che aveva prodotto 131.847 tweet provenienti da 25.074 utenti". Inoltre, ieri anche la platea dei commentatori "è stata più ampia, tanto da raggiungere 48.469 persone attive". Per Vincenzo Cosenza: "Sono numeri che potrebbero sembrare piccoli, ma segnalano l’esistenza di un nuovo tipo di pubblico, sempre più attivo e capace di influenzare, con le proprie opinioni, la propria cerchia di contatti"
Anche i termini più utilizzati su Twitter hanno rispecchiato i protagonisti della trasmissione: Ancora da BlogMeter: "Berlusconi è stato usato 62.766 volte, Santoro 40.559 volte e Travaglio 36.495. Le discussioni, aggregate principalmente attorno all’hashtag #serviziopubblico, usato 118.397 volte, sono state caratterizzate da un mood prevalentemente negativo, il 68% secondo l’analisi semantica e da una prevalenza di contenuti non prettamente politici..."
Vincitori e sconfitti. E Giovanna Cosenza, professore di Semiotica dei Nuovi Media a Bologna, sul suo blog, Dis. Amb. Iguando, analizza lo scontro tra Santoro e Berlusconi. Scrive: "Vince Berlusconi, perché - solo contro tutti in un’arena che i più presupponevano avversa - non si fa mettere nell’angolo. Vince Santoro perché la presenza di Berlusconi in trasmissione (agognata per anni) gli regala un boom di ascolti; vincono la politica pop, l’informazione spettacolo, il cabaret, che culminano nella scena finale di Berlusconi che, prima di tornare a sedersi sulla sedia occupata per qualche minuto da Travaglio, ostenta di pulirla accuratamente".
Chi perde? Ancora la Cosenza: "Il giornalismo d’inchiesta e il fact checking: Perdono le donne - povere donne, come sempre da Santoro - perché Giulia Innocenzi e Luisella Costamagna, di solito nelle retrovie, sono state gettate nell’arena in quanto donne, bionde e belle". Infine, "Perde la politica, perde l’informazione: ieri molti si sono divertiti, alcuni rattristati, ma chi, oggi, ricorda un solo concetto, un punto programmatico, chi può dire di aver imparato qualcosa di nuovo, di avere oggi un’informazione più di ieri?".
(11 gennaio 2013)
ALTRE NOTIZIE POLITICHE
ROMA - L’uomo simbolo di Calciopoli entra in politica con il centrodestra. Luciano Moggi, 75 anni, si candida alla Camera con la lista di Stefania Craxi. La conferma arriva dallo staff dell’ex sottosegretario agli Esteri. L’ex direttore generale della Juventus, al centro dello scandalo che lo ha allontanato dal mondo del pallone, sarà infatti capolista in Piemonte per i ’Riformisti Italiani’, lista collegata a quella del Pdl. "La candidatura di Moggi è per noi il simbolo di una battaglia politica contro il circo mediatico-giudiziario che in Italia rovina le vite e le carriere", ha detto Andrea Spiri, portavoce di Stefania Craxi.
CALCIOPOLI - LA FOTOSTORIA
IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA DI NAPOLI
Le vicende giudiziarie a carico di Moggi sono ancora aperte. Ma alcune condanne sono già state pronunciate. Il processo penale, in corso a Napoli, è arrivato alla sentenza di primo grado l’8 novembre 2011 con la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione (più il Daspo). Sentenza che provocò una durissima reazione della Juventus. Per i giudici napoletani Moggi era il promotore della Cupola in grado di condizionare il massimo campionato. L’altro processo penale a carico di Moggi, quello sul caso Gea - le presunte pressioni per acquisire procure sportive - è arrivato in appello con la condanna a un anno di reclusione per violenza privata e l’assoluzione per quanto riguarda l’accusa di associazione a delinquere. Nell’ambito della giustizia sportiva, dopo aver scontato cinque anni di inibizione, l’ex direttore generale della Juventus ha subito la sanzione dell’esclusione da qualsiasi rango e categoria della Federcalcio. Insomma, una radiazione a tutti gli effetti dal mondo del pallone. Ma questo non gli ha impedito di continuare a imperversare su radio e Internet. E ora di affacciarsi anche nella galassia della politica.
(11 gennaio 2013)
LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE
ROMA - Alle 8 in punto più di un centinaio di persone erano disposte in fila davanti al palazzo del Viminale, dietro le transenne. Con il proprio numero in mano per seguire un ordine di entrata negli uffici, erano in attesa da giorni per depositare i simboli delle liste elettorali in vista del voto del 24 e 25 febbraio. Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle, è arrivato al ministero dell’interno in anticipo rispetto al programma, intorno alle 8,30. "Sono due mesi che sto in silenzio. Ce n’è per tutti - ha detto - a casa non mi sopportano più".
Il Movimento associativo italiano all’estero (Maie) è arrivato ai cancelli lunedì scorso alle 8,30, i sostenitori si sono alternati giorno e notte per mantenere la posizione. Sono stati i più veloci ed è loro il primo dei sette simboli esposti in bacheca al Viminale.
Al secondo posto risulta un Movimento 5 stelle ma non è quello fondato e guidato da Beppe Grillo, anche se ne riprende quasi esattamente la scritta con la V in rosso e le 5 stelle di un giallo leggermente più scuro. L’autentico simbolo del Movimento 5 stelle con la scritta Beppe Grillo.it risulta al sesto posto. "Il primo in alto a sinistra è il simbolo farlocco del m5s che qualcuno ha presentato prima di noi. Come è possibile? chi c’è dietro?", si chiede sul suo blog Grillo postando un’immagine dei simboli presentati al viminale, in cui si vede chiaramente un simbolo identico a quello del m5s. "Qualcuno ha fatto il furbo, ma non sappiamo chi siano", ha detto un esponente del Movimento di Grillo. "Non sappiamo cosa sia successo - ha concluso - ma si tratta di una vera truffa che vuole danneggiare il nostro partito". "La tenevano nascosta, non ne sapevamo nulla ma ce lo aspettavamo", ha aggiunto il candidato al Senato in Lombardia del Movimento, Vito Crimi, annunciando un ricorso.
In realtà Grillo è tranquillo perché la legge elettorale (art. 14) stabilisce il divieto di presentare contrassegni "identici o confondibili" con quelli usati tradizionalmente da altri partiti. Il Movimento 5 Stelle si è presentato più volte alle elezioni, non così Ingroia e Monti che sono alla loro prima corsa.
Analoga questione di ’copyright’ si ripropone con il simbolo al terzo posto che riporta la scritta Rivoluzione civile e riproduce stilizzato il quadro del Quarto Stato, simile in tutto al Movimento arancione guidato dall’ex pm di Palermo Antonio Ingroia, salvo per il fatto che il nome del magistrato non compare nel simbolo, mentre è presente in quello ’autentico’, al ventiduesimo posto nella bacheca affissa al Viminale.
Al quarto posto figura il Partito pirata con il classico teschio e due spade incrociate e al quinto la fiamma verde, bianca e rossa del Msi, Movimento sociale italiano destra nazionale. I Pirati hanno assaltato il Viminale. Sono ben tre, infatti, i simboli presentati con questa dicitura e affissi nella bacheca. Il Movimento Pirata ha come simbolo una vela nera, lo stesso che compare nel simbolo del Partito Pirata però in piccolo su fondo arancione e sormontato da un teschio con due spade incrociate. C’è poi un Partito Pirata con la vela del simbolo su fondo arancio. Molto meno aggressivo, poi, il simbolo scelto dalla lista PPL ovvero Pane Pace Lavoro: una zattera con cinque tronchi verdi e una vela rossa.
Occupa il settimo posto e si chiama Per l’Europa Monti presidente, ma il presidente in questione si chiama Samuele Monti e vive a Venaria, è consigliere comunale di una lista civica a Frabosa Soprana, in provincia di Cuneo. E’ la lista non originale che candida un Monti presidente. Al nono posto, invece, figura quella del premier Mario Monti alla Camera, Scelta civica con Monti per l’Italia.
Il simbolo del partito di La Russa, Meloni e Crosetto, Fratelli d’Italia centrodestra nazionale, si è aggiudicato il decimo posto in bacheca tra i contrassegni che per tre giorni saranno esposti al Viminale. Gli altri simboli depositati finora sono: all’11esimo posto Liberal democratico, al 12esimo Fermiamo le banche e le tasse, al 13esimo il Movimento europeu rinascida sarda, al 14esimo il simbolo del partito di Mirella Cece, il Sacro Romano Impero, che si presenta dal ’92 per una monarchia costituzionale, al 15esimo Movimento pirata, e infine al 16esimo Liga Veneta Repubblica. Maroni presidente occupa il posto 40. A depositarlo è venuto Calderoli in persona sostenendo che Maroni "è contento". Questo simbolo riguarda solo alcune Regioni. Un altro - ha annunciato lo stesso Calderoli - sarà depositato domenica. Il Pd, Democratici di sinistra - Partito del socialismo europeo, con tanto di Quercia e Rosa il 43esimo
Fra i contrassegni depositati questa mattina ce n’è anche uno che si chiama Io non voto, piazzatosi al 26esimo posto e guidato dal palermitano Carlo Gustavo Giugliana. La sua lista è preceduta, al 25esimo posto, da quella di Francesco Rutelli, API Alleanza per l’Italia. In fila questa mattina c’erano anche i rappresentanti del Movimento poeti d’azione, che vorrebbero la fantasia al potere, il Movimento italiano per i disabili e i meno abbienti. Tra le coalizioni maggiori finora ha presentato le proprie carte solo quella di Mario Monti. La lista ’Fratelli d’Italia’ ha presentato il proprio simbolo ma non c’è per ora la dichiarazione di coalizione. Nessuna coalizione anche per Api, Pli, Liga Veneta, Msi, Liberal Democratici e Pensionati.
(11 gennaio 2013) © Riproduzione riservata
CARRA ESCLUSO
ROMA - Non sono ammesse deroghe al codice etico. Per questo Mario Monti ha detto no alla candidatura di Enzo Carra proposta da Pier Ferdinando Casini. E’ lo stesso deputato Udc a rivelarlo in un post sul suo blog: "Come vedrete non c’è il mio nome nelle liste dell’Udc per la Camera e in quelle Monti per il Senato - scrive Carra - .
Casini nel darmi la notizia della mia esclusione l’ha motivata con il no di Monti il quale non ha ammesso eccezioni al codice etico".
"La mia condanna di vent’anni or sono per false o reticenti dichiarazioni al Pm (il pm era Antonio Di Pietro) riguardava vicende della Dc alle quali ero totalmente estraneo come è stato del resto riconosciuto ampiamente - spiega Carra - . In verità, nelle precedenti occasioni, 2006 e 2008, il mio caso giudiziario fu esaminato da altri comitati etici presieduti da Pietro Scoppola (Margherita) e Luigi Berlinguer (Pd). Entrambe le volte non furono mossi rilievi".
Nelle liste Monti arriva invece dal Pd la deputata Maria Paola Merloni che sarà capolista al Senato nelle Marche dove a guidare la lista della Camera sarà Valentina Vezzali. Con Scelta Civica saranno schierati anche Roberto Oreficini, responsabile della Protezione civile marchigiana, e Mario Andrenacci, sindaco di Porto Sant’Elpidio, presidente dell’Anci Marche e renziano doc, che si era presentato alle primarie del Pd e che ha dunque lasciato il partito per aderire alla lista Monti. Ma a sostenere il premier uscente nelle Marche arrivano anche esponenti del Pdl come l’ex consigliere regionale ed ex presidente della Provincia di Macerata, Franco Capponi.
In Piemonte sarà candidato con Monti l’imprenditore torinese Paolo Vitelli, presidente di Azimut-Benetti, fra i leader mondiali nella produzione di yacht a motore di alta gamma. Sarà capolista nella circoscrizione Piemonte 1.
Figlio di un industriale tessile con cotonificio a Robassomero (Torino), Vitelli ha avviato la sua avventura imprenditoriale fondando con un amico una società di nome Azimut per dare scafi a noleggio. Oggi parte la sua nuova avventura in politica.
In Toscana l’esodo di esponenti di centrosinistra verso le liste Monti è diventato oggetto di polemica da parte del Pdl: "Altro che progetto di centro, la lista toscana di ’Con Monti per l’Italia’ altro non è che una good company degli ex Ds-Pd - dice Massimo Parisi, coordinatore regionale del Pdl - . Una conferma del fatto che, in Toscana più che altrove, votare Monti significa fare da stampella a Bersani". Parisi ricorda che con il premier si schiereranno infatti Andrea Romano, Edoardo Nesi, Alfredo Monaci, Giuliano Gasparotti e Franco Vaccari alla Camera; Pietro Ichino e Alessio De Giorgi al Senato: "Tutti in buona se non ottima posizione", dice Parisi.
(11 gennaio 2013)
FORMIGONI SCARICA ALBERTINI
Roberto Formigoni non sosterrà più la corsa di Gabriele Albertini per la conquista del Pirellone, appoggiando invece la candidatura di Roberto Maroni. "Nessuna retromarcia, nessuna ambiguità e nessun balletto", ha assicurato il governatore lombardo uscente, che ha convocato la stampa per spiegare che in Lombardia "abbiamo perso una battaglia politica, ma non per questo crolla il mondo". parole che arrivano dopo settimane di impegno pressante a favore dell’ex sindaco di Milano su tutti i fronti, anche attaccando apertamente la Lega e il suo leader che, ora, dopo il clamoroso passo indietro, si impegna ad appoggiare.
In principio, ha raccontato Formigoni, "abbiamo suggerito al Pdl di conservare le alleanze tradizionali ma di candidare alla presidenza della Lombardia un moderato come Gabriele Albertini. Un progetto politico chiaro e forte sostenuto da ragioni che sono valide tutt’oggi perché continuiamo a sostenere che il Pdl non dovrebbe consegnare la Lombardia alla Lega Nord che già governa Veneto e Piemonte. La scelta più saggia sarebbe stata quella di mantenere l’alleanza con la Lega ma di
assegnare la guida della regione a un uomo del Pdl".
Tutto è cambiato con il patto siglato tra Silvio Berlusconi e Roberto Maroni: "dopo l’accordo tra Pdl e Lega - ha osservato Formigoni - avremmo anche potuto proseguire nella nostra battaglia personalistica che avrebbe portato con certezza non alla vittoria di Albertini, ma a quella del centrosinistra". Ma l’obiettivo di Formigoni e del suo bacino elettorale è quello di "impedire la vittoria del centrosinistra in Lombardia". Insomma, ha detto ancora Formigoni, "la nostra battaglia mira a garantire il bene dei cittadini lombardi. Per questo daremo il nostro contributo allo schieramento che si è posto come obiettivo quello di conservare le straordinarie riforme che abbiamo realizzato in questi anni".
E dopo l’annuncio del governatore uscente arriva la reazione di Albertini: "Deluso dalle scelte di Formigoni? No - ha detto l’ex sindaco - conoscendo il genere di politico di professione l’ho accettato come un derivato di un certo stile di comportamento". Comunque, ha aggiunto Albertini, "nessun risentimento personale, solo idee politiche e stili personali diversi".
Nella sua conferenza stampa Formigoni non ha sciolto il nodo di una sua eventuale candidatura al senato per il Pdl. "A questa domanda non c’è ancora una risposta", in ogni caso Formigoni ha tenuto a sottolineare di non avere alcuna necessità di immunità parlamentare: "Ho governato la Lombardia per 17 anni senza, ci sono state 11 richieste di processo, sono andato undici volte a giudizio e sono stato assolto sempre con formula piena. Non ho nulla da temere perché so benissimo ciò che ho fatto e ciò che non ho fatto. Se decidessi di accettare una candidatura per il parlamento non lo farei per questo, ma per una grande passione per la politica".
(11 gennaio 2013)
CORRIERE.IT
Prima le strette di mano con Michele Santoro e Marco Travaglio. Poi Granada, la famosa canzone cantata dagli altri da Claudio villa. Inizia così l’attesa puntata di «Servizio Pubblico», in onda su La7 con ospite Silvio Berlusconi che scende nell’«arena nemica». Non mancheranno i momenti di tensione con Santoro e Berlusconi che quasi vengono alle mani sulle cause di diffamazione a Travaglio. Ma tanti sono anche i siparietti. Uno su tutti quello sulle scuole serali, che diventerà un vero e proprio tormentone della serata.
ACUSTICA E IMPRESA - L’avvio è faticoso. Partono le prime scintille. Tra i due c’è uno scambio di battute sull’acustica in studio. «Non sento, c’è un rimbombo... Sono diventato anche sordo, colpa dell’età», dice il Cavaliere. E Santoro replica: «Segua il labiale». E il Cavaliere: «Benissimo cercherò di sforzarmi». Ma i problemi di audio proseguono, è lo stesso Santoro a comunicarlo e quindi viene mandata in onda la pubblicità. Intanto nel pubblico si siede anche l’attrice Isabella Ferrari.
I RISTORANTI PIENI DEL 2009? - A pausa finita, finalmente, arriva la prima domanda sulla crisi di Giulia Innocenzi, investita con Luisella Costamagna del compito di intervistare il Cavaliere: «Non ho nessuna responsabilità per la crisi. I ristoranti nel 2009 erano pieni, era difficile prenotare un aereo», risponde Berlusconi riprendendo la sua dichiarazione del 4 novembre 2011 a Cannes, dopo il G20. C’è confusione sulle date. «La recessione è stata internazionale, gestita male dal governo dei Professori. Poi sempre sul governo dei tecnici: «I professori sono stati sordi a ogni nostro intervento e hanno determinato questa situazione di crisi, diciamocelo chiaro si erano tutti montati la testa.
L’IMU E LE SERALI -Poi Luisella Costamagna chiede al Cavaliere di rispondere all’operazione memoria sull’Imu. A tenere i tempi delle risposte è il giornalista Sandro Ruotolo. «L’Imu doveva comprendere tutte le imposte locali, doveva colpire gli immobili ad eccezione della prima casa, che consideriamo sacra» ma «non potevamo assumerci la colpa di far cadere il governo, un disastro dopo avergli votato la fiducia». Santoro gli contesta la risposta. È la prima polemica tra i due: «Facile parlare per lei davanti a una telecamera...». Ma il diverbio rientra subito tra battute e frecciatine sulle scuole serali che Santoro avrebbe frequentato, al contrario di lui, il Cavaliere, che ha «studiato all’università». Un tormentone che ritornerà durante tutta la serata.
LIRE O EURO A VERONICA? - Non manca poi un accenno alla vicenda degli alimenti alla ex moglie Veronica Lario. Dopo aver annunciato, ospite da Lilli Gruber, che la cifra da corrispondere per la separazione ammontava a 200 mila euro al giorno e non a 100, Berlusconi torna sui suoi passi e dice: «Mi sono sbagliato, sono 100, io ragiono in lire». E via di nuovo con le battute «Santoro siamo da lei o da Zelig?», chiede Berlusconi a Michele Santoro. E il conduttore: «Lei è molto più Zelig di me...».
ARRIVA TRAVAGLIO, SPALLUCCE E APPUNTI - Ed è sulle donne di Silvio che interviene per la prima volta Marco Travaglio. Mentre il giornalista gli ricorda che per le sue ragazze paga 105 mila euro al mese, il Cavaliere fa spallucce. Intanto però prende qualche appunto per replicare meglio. Quella delle donne è la prima parte della "congiura". Si passa alla «congiura di Monti». Travaglio gli ricorda le prime dichiarazioni in cui parlava «di una crisi, la peggiore del ’29». E di una continuità tra il suo esecutivo e quello del Professore. Ma il Cavaliere non cede e grida: «Non ha sentito Monti che nella conferenza stampa prima di Natale ha detto che se uno toglie l’Imu sulla prima casa è un pazzo e dopo un anno bisogna rimetterla doppia? Era una testa dura da convincere e non siamo riusciti a convincerlo».
TREMONTI E LA LETTERINA A TRAVAGLIO - In un video Santoro mostra a Berlusconi la ricostruzione della crisi fatta da Tremonti. La replica? « La realtà è che abbiamo ricevuto una lettera dalla Bce firmata da Trichet, tutto il resto sono cose che non hanno alcun fondamento, sono cose che non corrispondono alla realtà. Non è che se una cosa la dice Tremonti è per forza vera». Poi è di nuovo il momento di Travaglio, e il Cavaliere svela il contenuto dei fogli tenuti in mano per tutta la puntata: «E’ una letterina per lei, Travaglio». Berlusconi risponde alla "requisitoria" del giornalista sui suoi rapporti con la mafia, dopo essersi scambiato di posto con Travaglio. «Dell’Utri è una persona perbene, molto cattolico e ha un solo difetto: è nato a Palermo». E non manca l’ironia: «Caro Travaglio, io ho fatto la tua fortuna, sono il tuo core business».
LA RISSA FURIOSA - Dopo le battute, la situazione si surriscalda. È la rissa televisiva. Salgono i toni. Petto contro petto Santoro e Berlusconi quasi si toccano, come a sfiorare lo scontro fisico. Sull’elenco delle cause di diffamazione contro Travaglio elencate da Berlusconi, Santoro si infuria, grida, si rifiuta di stringere la mano al Cavaliere. «Lei non sta rispettando gli accordi presi, i suoi hanno chiesto di non entrare nel merito dei processi», perde il controllo il conduttore. Intanto Berlusconi si scambia di nuovo posto con Travaglio ma prima di sedersi pulisce la sedia con un fazzoletto. È uno degli ultimi momenti topici di una serata che in parte delude le aspettative di chi pensava a un Berlusconi show. A chiudere, come da tradizione, è Vauro con le sue vignette.
HASHTAG E COMMENTI - Berlusconi è stato l’unico ospite della puntata, dal titolo «Mi consenta». Su Twitter sono impazzati i commenti (qui la diretta Twitter dei giornalisti del Corriere della Sera). L’hashtag #Berlusconi è entrato fin dal pomeriggio nella classifica degli argomenti più discussi. Poi spazio anche a #serviziopubblico e #miconsenta. Non sono mancati gli hashtag ironici #seviziapubblica e #staseranonguardosantoro.
Marta Serafini