Michele Neri, Vanity Fair 9/1/2013, 9 gennaio 2013
QUEL CHE RESTA DELLA NOTTE
La nave è sempre là. Dalla terraferma si staglia come una piuma bianca appoggiata alla base dell’Isola del Giglio. Siamo ormai al primo anniversario di quella orribile notte cominciata alle 21.42 di venerdì 13 gennaio 2012, quando la Costa Concordia si squarciò per settanta dei suoi trecento metri contro gli scogli delle Scole. E in questo anno si è parlato molto – troppo – del capitano Francesco Schettino che aveva portato la nave a quel tragico «inchino» all’isola, dell’epocale «Vada a bordo, cazzo!» che il capitano De Falco gli intimava, dei 300 milioni di dollari necessari per il trasporto del relitto a Piombino o a Livorno.
Ma adesso che la procura di Grosseto sta per spedire le richieste di rinvio a giudizio a nove persone, abbiamo scelto di far riaffiorare qualcosa che gli occhi non vedono più. La storia di trentadue esseri umani, ventisette passeggeri e cinque membri dell’equipaggio, cancellati da una delle più incredibili ed evitabili sciagure della moderna navigazione. Trenta i morti, due le persone ancora ufficialmente disperse.
Coraggiosi
Tedesca, Gabriele Grube, 52 anni, aveva un fratello come famiglia e tanti amici. Tra questi, Angelika, che aveva accompagnato in crociera e in un viaggio a Roma nonostante soffrisse di artrite. «Gabi» veniva dalla Baviera e da 23 anni lavorava al parco divertimenti Playmobil vicino a Norimberga: invitava il pubblico a giocare. Nella notte del disastro, mentre tutti lottavano per mettersi in salvo, è stata vista lasciare il suo posto sulla scialuppa a tre persone in carrozzina.
In mezzo al panico, Francis Servel, 71, ha fatto la scelta giusta, ma non quella necessaria per salvarsi. Di fronte alla difficoltà di procurarsi di giubbotti salvagente, ha messo il suo alla moglie, a bordo della Concordia per festeggiare i 60 anni. Francis, pilota militare in pensione e buon nuotatore, era convinto di farcela anche senza. Si buttò per primo nell’acqua scura per far vedere che era possibile. Ma soltanto lei riuscì a raggiungere gli scogli. Vivevano in Alta Garonna, in Francia.
Sándor Fehér, 38: di questo violinista ungherese resta su YouTube un video che mostra la sua passione per la musica e quella per i bambini a cui la insegnava. La sua storia parla di un lungo perfezionamento, della difficoltà di trovare lavoro: era finito in crociera per suonare nel Bianco Trio. In quell’ultima notte, si dedicò a entrambe le passioni. Prima aiutò diversi bambini a mettersi il giubbotto salvagente. Dopo, e solo dopo, pensò a tornare in cabina per prendere il suo violino. Su Facebook, il fratello Istvan ha scritto: «L’ultimo concerto non finisce».
GENEROSI
Tutti siamo generosi a volte, qualcuno lo è in modo più visibile. Sulla vita dei coniugi americani Gerald (Jerry) e Barbara (Barb) Heil, da White Bear Lake, Minnesota, si trovano soltanto elogi. Erano due nonni di 70 anni, lui pensionato del dipartimento di Agricoltura. La crociera era il regalo per aver lavorato sodo, educato 4 figli e aiutato a crescere 15 nipoti. Prima non c’erano soldi. Jerry nel tempo libero insegnava la Bibbia.
È descritto con gli stessi aggettivi l’assicuratore francese in pensione, di La Rochelle, Jean-Pierre Micheaud, 62: discreto, generoso, gentile. Dopo aver controllato che la moglie fosse riuscita a salire su una scialuppa, è caduto in mare.
Quel mare che spaventava una giovanissima nonna di Enna, Luisa Virzì, ma non al punto da impedirle di accompagnare sulla Costa Concordia la sua più cara amica d’infanzia, che è ancora dispersa. Il nome è Maria Grazia Trecarichi. Madre di tre figli, lavorava all’ufficio Solidarietà sociale del Comune della sua città. Non sapeva nuotare.
LAVORatori
I circa mille euro al mese che guadagnavano sulla Concordia i due peruviani
Tomas Alberto Costilla, 49, ed Erika Fani Soria Molina, 25, erano cinque volte lo stipendio di casa. Tomas era laureato in Antropologia e amava i romanzi di Umberto Eco, ma per campare faceva il cameriere sulla nave. Il fratello Jorge dice che, a quanto ha potuto ricostruire, Tomas si è buttato in acqua, ma ha colpito qualcosa nella caduta. Erika, laureata in Turismo a Cuzco, faceva la cameriera. Sulla sua fine, due versioni. Molti dicono di averla vista aiutare decine di passeggeri a scendere sulle scialuppe: è stata trovata senza giubbotto, il suo lo aveva dato a un anziano signore. Altri sostengono di averla vista su una scialuppa che poi si è ribaltata. Nella sua foto – minuta e sorridente davanti a una Concordia gigantesca e illuminata d’oro – tutta la portata della tragedia.
C’è un’altra fotografia, è quella di un ragazzo, Giuseppe Girolamo, 30, batterista della band Dee Dee Smith: capelli lunghi, sguardo intenso e timido. Aveva lasciato la sua Alberobello, in Puglia, e da poco si trovava sulla Concordia. Lo descrive un collega: «Educato e rispettoso di tutto e di tutti, come ce ne sono pochi, timido e fragile. E se sta lì dentro, al buio e al freddo, sarà spaventato come un bambino indifeso». Un bambino che, come molti testimoni ricordano, al momento cruciale ha lasciato il suo posto sulla scialuppa. Lo ha lasciato a un bambino.
INSIEME
Due fratelli francesi, Jeannette Gannard, 70, Pierre Grégoire, 69, e la maledizione del caso. La vacanza era programmata per maggio: doveva partire lui, informatico a Besançon, assieme alla moglie. Ma lei si era ammalata e in agosto era morta. I figli avevano pensato allora di consolarlo regalandogli la crociera di dicembre. La sorella, che non era quasi mai stata in vacanza e che dopo aver cresciuto tre figli aveva dedicato la vita ai bambini dell’asilo, l’aveva accompagnato. Erano amatissimi: il giornalista di un quotidiano locale ha scritto che la notizia della loro morte ha «steso ovunque uno strato di polvere».
Inseparabili, Mylène Litzer e Mickael Blemand. Poco più che ventenni, francesi, lui d’origine caraibica, vivevano a nord di Parigi. Hanno trovato i corpi due mesi dopo il naufragio. «Ancora insieme», dice lo zio di Mylène. «Non si sono lasciati nemmeno nella catastrofe, non erano soli». Sul Web, un loro ritratto: sorridenti, stretti, con i caschi della moto. La nonna di Mickael, Arlette Murivel, aspettava in Guadalupa di conoscere la fidanzata del nipote. Su Facebook, in mezzo ai commenti, una frase, semplice e chiara: «La fantaisie (il capriccio, ndr) di un capitano contro le vite umane».
PENSIONati
Dopo l’italiana, la comunità più numerosa a bordo era la tedesca. Grandi viaggiatori. Soprattutto i pensionati. Nelle acque del Giglio hanno perso la vita insieme Joseph Norbert Ganz e la moglie Christina Mati Ganz, 72 anni entrambi: stavano celebrando le nozze d’oro con una seconda luna di miele. Brunhild, 68, e Joseph Werp, 73, esperti viaggiatori. Margrit Schroeter, 60, con Horst Galle, 66, berlinesi. Erano appena tornati da una crociera negli Stati Uniti. Le sorelle Elisabeth Bauer, 79, e Margarethe Neth, 70, di Offenbach, nella regione dell’Assia, viste un’ultima volta da un inglese: stavano precipitando nel vano di un ascensore.
FRAGILI
L’unica vittima spagnola, uno dei primi a essere identificato: Guillermo Gual, 69, di Maiorca. Aveva il giubbotto, ma è rimasto intrappolato in un’area di riunione a poppa della nave. Lavorava in un bar davanti a casa sua, per raggiungerlo attraversava tutti i giorni una piazzetta inondata di sole. Soffriva di autismo. Ricorda la cognata: «Davanti al più piccolo imprevisto si spaventava».
Siglinde Stumpf, 66, viveva in un piccolo centro del Baden-Württemberg. Figlio e figlia sono fermi a quella notte, e si torturano pensando a quanto le era difficile camminare.
Nel naufragio sono morti sedici uomini e sedici donne: un pareggio insolito, per una tragedia del mare. E una delle sedici aveva solo cinque anni: si chiamava Dayana Arlotti. Scomparsa con il padre Williams, 36, di Rimini. Erano sulla Concordia insieme alla nuova fidanzata di lui, sopravvissuta. Che cosa ha impedito di salvare una bambina? In un primo tempo si era ipotizzato che il padre, convalescente per un doppio trapianto di organi, fosse stato costretto a tornare in cabina a prendere i suoi farmaci. Ma come ha poi raccontato la mamma di Dayana, Susy Albertini, la storia è diversa: bloccati entrambi dalla calca in un corridoio, quando la nave si è inclinata di colpo, con il pavimento improvvisamente verticale, sono scivolati sul fondo. Resta una foto della figlia in braccio al papà, lei con una bambola. Resta anche una bella risposta della mamma di Dayana. Un giornalista le chiede se prova rancore per Schettino. Lei: «Io non lo odio Schettino, non sento rancore per lui. Tutti possono commettere errori. Altrimenti il mondo sarebbe perfetto, e non è così».
testimonI
La tedesca Waltraud Hoer non riesce a dimenticare l’ultimo sguardo al marito Egon, 74: «L’ho visto che si sforzava di scalare una parete, e poi nulla». Era tedesca anche Inge Schall, 72, di Neuffen: era a un passo della salvezza quando, sotto gli occhi delle compagne di crociera, è stata trascinata al fondo.
Claudio Masia, un sopravvissuto, descrive che cosa volesse dire trovarsi sulla Concordia diventata una trappola. Da un sito: «Riuscite solo a immaginare le ore di terrore puro durante le quali abbiamo combattuto per sopravvivere e trarci in salvo (...) la nave si ribaltava e noi stavamo arrampicandoci per risalire il punto più in alto della nave, mentre chi
stava solo qualche metro più in basso annaspava nell’acqua senza nessun appiglio». E come reagisce questo signore di 49 anni, cassintegrato dell’Ila di Portovesme, in Sardegna? Porta in salvo, uno dopo l’altro, i due figli, la moglie; si carica sulle spalle la madre, cerca di tornare a prendersi anche il padre Giovanni Masia, 86, ma la nave se l’è già portato giù.
Un’altra grande famiglia riunita sulla Concordia per festeggiare le nozze d’oro di una coppia di settantenni, i Roselli: oltre a loro, i due figli maschi con le rispettive mogli. Si sono messi tutti in salvo a nuoto, tranne la moglie del figlio Vincenzo, Maria D’Introno, 36, residente in provincia di Biella: aveva paura dell’acqua. Le due cognate fino a poco tempo prima gestivano insieme una tabaccheria.
senza pace
Un destino accomuna due uomini lontani. Un fratello e un marito. È dal 13 gennaio 2012 che Kevin non si consola per la scomparsa del fratello Russel Rebello, 33 anni, padre di una bimba di 3, indiano di Mumbai, cameriere sulla Concordia con altri 200 connazionali. Kevin ha pubblicato su YouTube un video in cui si vede il sorriso del fratello, sottofondo May It Be, di Enya. Ma il corpo di Russel non è mai stato trovato. Kevin ha avuto un’unica consolazione: alcuni superstiti francesi gli hanno detto di essere vivi soltanto grazie a quel cameriere gentile, che li aveva aiutati a salire sulle scialuppe.
L’altro uomo senza pace è Elio Vincenzi: sua moglie, Maria Grazia Trecarichi, risulta ancora «dispersa» da quella notte in cui stava festeggiando i cinquant’anni. Di lei, dei suoi tre figli, del suo lavoro all’ufficio Solidarietà sociale, della sua incapacità di nuotare abbiamo già detto. «Ha insistito per far salire nostra figlia e il suo ragazzo su una scialuppa, spiegando che erano minorenni», racconta Elio. «Stefania non voleva separarsi dalla madre, le si è aggrappata al braccio, ma dietro mia moglie c’erano delle persone anziane, e lei ha preferito cedere loro il suo posto. Se fosse salita, ora sarebbe qui».