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 2013  gennaio 10 Giovedì calendario

L’UE STUDIA LA «SUPER-RETE», VOLA TELECOM

[Il titolo scatta in Borsa (+8,8%) per la possibile nascita di un unico network europeo. Il nodo delle Authority] –
Una rete telefonica europea per «alleggerire» il peso del de­bito degli operatori tlc e consen­tire gli investimenti necessari per l’ammodernamento del network. L’ipotesi, emersa nel corso di un incontro tra il com­missario Ue alla Concorrenza Joaquín Almunia e i top mana­ger delle telco europee, è piaciu­ta agli analisti e, soprattutto, agli investitori. I maggiori titoli del settore hanno messo il turbo guidati dalla «nostra» Tele­com Italia (+8,8%), seguita a ruota da Telefónica (+4,4%), France Télécom (+4,2%) e Deut­sche Telekom (+3,3%).
Al centro del vertice, come an­ticipato dal Financial Times, la condivisione della rete tra i «co­lossi » del Vecchio Continente con la creazione di un’entità in grado di competere con quelle americane e cinesi. Almunia, sempre critico nei confronti del­la creazione di campioni nazio­nali, sarebbe favorevole alla na­scita di un gigante comunita­rio. L’unico ostacolo potrebbe essere di tipo «politico» sia per­ché gli Stati vogliono continua­re a essere padroni in casa pro­pria sia perché le varie normati­ve nazionali spesso sono con­flittuali. Un’idea di fondo, co­munque, c’è già: creare una so­cietà- veicolo nella quale far confluire le singole reti naziona­li incluso il debito liberando co­sì risorse per i grandi player.
Cosa cambierebbe in un simi­le scenario per la Telecom Ita­lia di Franco Bernabè? La rispo­sta prevede, secondo gli anali­sti, due opzioni. Il primo scena­rio è quello della cessione di una quota di minoranza dei network (il 30-40%) con la hol­ding- Europa che svolgerebbe il ruolo che finora si pensava po­tesse assumere la Cdp. In questo caso, ipotizzando che la rete italiana possa essere valorizza­ta (secondo i desiderata di Ber­nabè e dell’ad Marco Patuano) tra i 10 e i 12 miliardi di euro, Telecom si garantirebbe un introi­to immediato di 3-4 miliardi riducendo del 10% circa il pro­prio debito ( attualmente stima­to attorno ai 28 miliardi).
La possibilità che stimola maggiormente la fantasia del mercato è quella della cessione in blocco della rete. Se Telecom ottenesse una valutazione di 12 miliardi per il suo «doppino», il debito netto calerebbe di un im­porto analogo riducendosi del 40 per cento. Perdendo la proprietà della rete, però, si ridur­rebbero anche i ricavi (22 mi­liardi nei primi 9 mesi del 2012) e l’Ebitda perderebbe 2,5 mi­liardi circa ogni anno. Va detto, però, che una società più libera da debiti è in grado di remune­rare maggiormente i suoi azio­nisti e, dunque, Bernabè & C. avrebbero margine per aumen­tare i dividendi. Musica per le orecchie dei soci Telco (Telefó­nica, Generali, Mediobanca e Intesa) alle prese con la gestio­ne dei 3,3 miliardi di debito con­tratti dal veicolo creato per acquisire il controllo dell’operato­re da Pirelli. In questo scenario infatti Telecom distribuirebbe loro più dei 130 milioni erogati lo scorso anno.
Ma che cosa diventerebbe Te­lecom senza la «sua» rete? Se­condo le indiscrezioni rilancia­te dal Financial Times , l’Unio­ne Europea vorrebbe in qual­che modo compensare la perdi­ta degli introiti «sicuri» derivan­ti dal network con incentivi fi­nanziari. Telecom dovrebbe co­munque diventare una società più aggressiva sul versante del marketing per non perdere ter­re­no nei confronti della concor­renze sia per l’offerta mobile che per quella fissa. In un tale scenario, senza i ricavi sicuri de­rivanti dal network, il titolo po­trebbe diventa­re ancor più vola­tile dopo aver scontato nell’ulti­mo anno la crisi del debito a cau­sa dell’esposizione al mercato italiano. Ma il discorso è prema­turo considerata la pachidermi­ca lentezza dell’Europa sulle grandi questioni...