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 2013  gennaio 10 Giovedì calendario

TRENTAMILA SPIE IRANIANE AI QUATTRO ANGOLI DEL MONDO

[Un rapporto del Pentagono rivela dimensioni e alta qualità dell’intelligence degli ayatollah, presente anche negli Stati Uniti] –
L’intelligence iraniana è qua, è là, è ovunque. Ed è molto bene arma­ta e preparata. Lo riporta il Washington Free Beacon traen­dolo da un rapporto del Penta­gono di 66 pagine. Abbiamo a lungo coltivato il mito della Cia, della sua determinazione e del­la sua onnipresenza, fino a toccare con mano pesantemente, nel caso di Bengasi, quanto i tempi siano cambiati. Adesso per realizzare trame davvero thrilling possiamo girare non pochi film sulle spie iraniane. Intanto, è bene sapere che esse sono un esercito, trentamila persone. Le spie si muovono sotto attività coperte e clande­stine impegnandosi poi in atti­vità differenziate; possono esse­re semplici spie come tecnici addetti al furto di tecnologie, oppure si occupano di compie­re attentati terroristici con esplosivi, o di assassinare singo­li nemici, compatrioti e stranie­ri. Il Pentagono rivela nelle con­clusioni del suo rapporto una certa ammirazione per il Mini­st­ero degli Esteri e della Sicurezza iraniano, il Mois, definendo­lo «una delle più dinamiche e più grandi agenzie di intelligen­ce del Medio Oriente».
Chiamiamola pure intelligen­ce, ma si va molto oltre. Il mini­stero ha utilizzato i fanatici Cor­pi della Guardia Rivoluziona­ria Islamica, Irgc, in attentati terroristici dall’Argentina al Li­bano, fornisce supporto finan­ziario, materiale tecnologico e altri servizi vari a Hamas, agli hezbollah e ad Al Qaida in Iraq, tutte organizzazioni categoriz­zate come terroriste dagli Stati Uniti secondo l’«executive or­der 13224».
Al Mois interessano soprat­tutto le aree in cui l’Iran ha inte­ressi diretti, dall’Afghanistan all’Austria, dal Kuwait e il Liba­no all’Asia Centrale alla Germa­nia, la Francia, la Turchia, l’In­ghilterra, l’Azerbaigian, la Croa­zia, e le Americhe, inclusi gli Sta­ti Uniti, ma con un intensa recente espansione in Argentina, Bolivia, Brasile, Venezuela, Ecuador. Nel Sud America, gli uomini dell’agenzia sono so­prattutto gli Hezbollah stessi, che l’Iran nutre e alleva anche a casa loro, il Libano, con la più di­retta fra le azioni di assistenza, dal training alle armi al denaro alla vita sociale. Gli Hezbollah sono i cocchi dell’intelligence iraniana, lo strumento più efficiente.
A dirigere le operazioni di in­telligence, c’è nientemento che l’ayatollah Khamenei in persona, e per diventare dirigenti della sezione intelligence bisogna farsi clerici. Ma il reclu­tamento è invece largo, audace e vario, tanto che persino alcu­noi ebrei sono nel servizio e fra questi si conta anche il vicemi­nistro del Mois, Said Emami.
Le operazioni mediorientali sono in fase di espansione anche nel Mediterraneo: sono sta­te installate molte basi di ascol­to, la tecnologia elettronica è ampiamente utilizzata, le ulti­me due stazioni sono state co­struite nel nord della Siria e sul­le alture del Golan e come si ca­pisce servono direttamente gli hezbollah. L’Iran dispone an­che di un cybercomando per contrapporsi alle operazioni di disturbo tecnologico nella co­struzione della bomba atomica, come la famosa operazione Stuxnet del 2010. Ci dice il Washington free beacon che ne­gli anni Novanta le spie dell’ agenzia hanno compiuto una quantità di assassinii chiamati appunto «gli assassinii a cate­na » che divennero uno scanda­lo internazionale.
La Russia è stata ed è un part­ner molto attivo, seguendo la tradizione del Kgb nell’adde­strare centinaia di operativi del Mois. L’alleanza fra forze tanto diverse nasce dal comune inte­resse antiamericano, e per que­sto non solo si sono addestrate le spie iraniane, ma sono stati piazzati nelle centrali di Tehe­ran agenti russi con le loro attrezzature e i loro codici. I servi­zi iraniani collaborano anche con Al Qaida: dopo il settembre del 2001 parecchi terroristi si ri­fugiarono dall’Afghanistan in Iran, c’è chi dice che persino Bin laden lo fece.
Il rapporto americano parla anche degli assassinii dei dissi­de­nti iraniani in patria e all’este­ro. Si ricorda che fra il dicem­bre del ’79 e il maggio ’96 furo­no assassinati dal Mois 17 ira­niani, compreso l’addetto stampa negli Usa al tempo del­lo Scià, Ali Tabatabei. Fra il no­vembre ’ 88 e il dicembre ’98 so­no noti gli omicidi di 22 dissi­denti, e le attività attuali conti­nuano: in genere gli agenti si infiltrano nelle comunità degli esuli fingendo di far parte di gruppi di so­stegno. Le in­formazioni sul Mois si so­no infittite quando il ge­nerale Ali Re­za Asgari deci­se di defezio­nare, e fu lui stesso a prov­vedere Israele delle informazioni necessarie a bombardare nel 2007 il reattore nucleare che per fortuna ora non si erge più, dopo che Israe­le lo distrusse. Anche gli Stati Uniti sono riusciti a danneggia­re via cyberspace, e forse non solo, il programma di arricchi­mento dell’uranio perché qual­cuno li ha provvisti delle infor­mazioni necessarie. Le spie, si sa, a volte si girano dall’alta par­te, anche quelle iraniane.