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 2013  gennaio 10 Giovedì calendario

SILVIO-MICHELE, DUELLO FINALE DI UNA SFIDA DURATA VENT’ANNI

[Berlusconi stasera a «Servizio pubblico» da Santoro. Dopo puntate-trappola e telefonate a sorpresa, il Cav ritrova l’ultimo oppositore rimasto in campo] –
«Santoro, lei è un dipen­dente del servizio pub­blico, si contenga!», in­timò Berlusconi irrompendo in diretta via telefono al Raggio ver­de , era il 16 marzo 2001. Si parlava dei controversi rapporti con il boss Vittorio Mangano e il Cava­lie­re accusò il conduttore di alle­stire «processi in diretta».«D’ac­cordo, sono un dipendente del servizio pubblico. Ma non sono un suo dipendente», replicò lui. Lo era stato fino a due anni prima dal ’96 al ’99,direttore e condutto­re su Italia 1 della testata Moby Di­ck . Un titolo che era un presagio di quello che diverrà il duello più appassionante della Seconda Re­pubblica. E che stasera a Servizio Pubblico su La7, titolo «Mi con­senta », si rinnoverà in un’occa­sione storica.
È fuor di dubbio che l’epicen­tro del Ventennio sia stato il Cava­liere, il leader più carismatico. E che il suo oppositore, fuori dai cerchi della politica, più strenuo e irriducibile sia stato uno scia­mano della tv. Più di D’Alema, il quale dopo avergli preconizzato l’«elemosina fuori dalle chiese», finì per giacergli appresso in Bicamerale per scopi più tattici che strategici, ed evaporati. E lo è sta­to anche più di Prodi che, dopo averlo battuto due volte alle ur­ne, dovette soccombere in Parla­mento proprio a causa della trop­po eterogenea alleanza assemblata per spuntarla al voto. Ora né Prodi né D’Alema avranno un seggio, mentre Santoro è nella sua postazione, capitan Achab sul Pequod, ad attendere la coda­ta della Balena furiosa. A ben guardare il presenzialismo del Cav è l’unico brivido di questa gri­gia campagna elettorale, eroe ro­mantico di un’utopistica rimon­ta che somiglia a quella del suo sgarrupato Milan, con troppi av­versari da scavalcare e un sicuro vincitore finale in questo declino della Seconda Repubblica che trapassa nella Terza, ma che for­se, con la moltiplicazione dei po­li (Pd, Pdl, Montiani, Grillini­Arancioni), odora più di Prima.
C’eravamo tanto odiati, dun­que. In un corpo a corpo a distan­za come quello del romanzo di Melville, con frequenti inversio­ni di ruoli e la preda che riesce a sbalzare dalla tolda il suo preda­tore come avvenne un anno do­po quella telefonata. 18 aprile 2002, Berlusconi era in visita uffi­ciale a Sofia e, in quello che prese il nome di Editto bulgaro, accusò Santoro, Biagi e Luttazzi di aver fatto «della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, un uso criminoso». Nel 2004 Santoro ri­parò da ulivista- prodiano al Par­lamento europeo per esportare la battaglia sulla libertà d’infor­mazione. Ma l’impresa si spense malinconicamente in un anno e Michelone e, neodimissionario da Bruxelles, rientrò in Italia per rivendicare alla dogana di Rockpolitik il microfono che gli spettava: «Tu, Adriano, hai il tuo microfono, io rivoglio il mio». La magistratura accettò i ricorsi e dall’autunno 2006 Santoro risalì su un’imbarcazione chiamata Annozero , dove arruolò il rampo­niere Travaglio, il timoniere Vau­ro e saltuariamente l’ultimo epu­rato Daniele Luttazzi. Il più ag­guerrito degli equipaggi anti- Ca­valiere, ormai vera e unica osses­sione. In sequenza arrivarono le accuse del pentito Ciancimino a Forza Italia, partito delle stragi mafiose e le interviste alle donne scaricate a vario titolo dal pre­mier in carica. Sfilò l’ambigua Pa­trizia D’Addario, testimone prin­cipale nel processo per gli scan­dali sessuali che riempivano i fal­doni della magistratura barese. Si rivide Stefania Ariosto, la teste Omega, habituée del «Barbaros­sa » di Cesare Previti ai tempi della «guerra di Segrate» per il con­trollo della Mondadori. Nell’oc­casione si parlò anche di un’altra telefonata in diretta di Berlusco­ni, peraltro dalla Bulgaria, mai andata in onda. E non poteva mancare il pruriginoso racconto delle serate ad Arcore di Nadia Macrì, un’altra escort, che snoc­ciolò alcune cifre del numero di cellulare del Cavaliere, subito dif­fuso per intero da un blog. Berlusconi non poteva subire. Scatta­rono le pressioni sull’Agenzia delle comunicazioni e sul dg del­la-Rai Mauro Masi per neutraliz­zare l’antagonista. Uno scontro senza esclusione di colpi, con le telefonate fatte per condizionare Santoro squadernate su tutti i giornali,fino all’intervento in di­retta di Masi rintuzzato dal con­duttore. Minacce di sciopero del canone da parte degli abbonati e altre levate di scudi propiziaro­no il divorzio tra il giornalista e l’azienda.Dopo un anno d’inter­regno sulla multipiattaforma Sky-tv private-web,grazie ai buo­ni uffici di Mentana, a sua volta re­duce da Mediaset, ecco l’approdo a La7.
Si sono tanto odiati Silvio e Mi­chele. Ma a proposito di sfumatu­re, si vedrà stasera se l’odio tra­scolorerà come probabile in una stima reciproca rimasta sempre sotterranea. E magari anche nel rispetto dell’ospite prestigioso e foriero di ascolti record. Resta da vedere in cosa sfumerà invece il li­vore travagliesco nel Saloon di Michele. Se insieme a Luisella Costamagna rinfodererà la colt oppure no. Tutto dipenderà dal­le regole d’ingaggio del duello. Silvio ha annunciato in tutte le tappe del tour l’appuntamento nel quale si gioca una fetta di cam­pagna elettorale. «Sono un com­battente e non ho niente da nascondere. Vado da quel simpati­cone di Travaglio ». Per lui sarà la seconda volta in un programma di Santoro - «fumerie d’oppio» li definì D’Alema-dopo una partecipazione a Tempo reale nel 1995 in cui raccontò dell’invito a Di Pietro ad Arcore. Ospitandolo, Michele ha arpionato la balena. Il Cavaliere rischia il tutto per tut­to. Il verdetto arriverà domani. Ma soprattutto il 25 febbraio.