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 2013  gennaio 10 Giovedì calendario

LA BATTAGLIA DEL SENATO SI GIOCA TUTTA A MILANO

[Piepoli e Mannheimer: “La Lombardia sarà determinante” Monti e Berlusconi a caccia dei voti di Cl. La Lega rischia grosso] –
Milano
La sfida per il Senato si consuma a Milano. La Lombardia è la Regione cassaforte di Palazzo Madama: vale 49 seggi. Quasi quanto Lazio (28) e Sicilia (24) insieme. E l’election day garantisce un’affluenza maggiore rispetto alle Regioni in cui si votano solo le politiche. Inoltre in Lombardia i sondaggi disegnano “una situazione di forte incertezza, con il Pd e l’asse Pdl-Lega in sostanziale parità al 30%”, prevede Nicola Piepoli. La partita si gioca qui. Con il “disturbatore Gabriele Albertini che si attesta intorno al 15%” e l’alleanza tra Lega e Pdl che appare come l’unione di due ex corazzate sul baratro della disgrazia costrette a giocarsi il tutto per tutto. Gli ultimi sondaggi assegnano a Roberto Maroni la vittoria con 2,5 punti percentuali di vantaggio su Giorgio Ambrosoli. “Ma è molto presto ancora”, dice Piepoli. Dopo aver stretto l’alleanza con Silvio Berlusconi l’ex ministro dell’Interno sa che deve riuscire a conquistare il Pirellone. In caso di sconfitta, infatti, dovrà fare i conti con i tanti nel partito contrari al ritorno ad Arcore. Se vincerà, invece, dovrà spiegare perché le promesse fatte (macroregione del Nord e 75% di tasse trattenute sul territorio) sono impossibili da mantenere. Alle politiche poi la Lega rischia di tornare sotto il 4 per certo. Non certo il risultato atteso dal barbaro sognante.
Berlusconi si trova in una situazione più serena: ha voluto l’alleanza solo nel tentativo di racimolare voti utili per il Senato a fronte di una sconfitta data per certa. “La Lombardia è davvero determinante” per gli equilibri di Palazzo Madama, sostiene Renato Mannheimer. “Io domenica chiuderò un sondaggio ma posso dire che la situazione è a mio avviso di incertezza” , aggiunge. Non vuole fare previsioni. “Molti osservatori si spingono a sostenere una possibile vittoria del centrodestra alle politiche mentre in Regione si dovrà capire dove vuole andare davvero Albertini, come si comporterà”, dice. Il ruolo dell’ex sindaco di Milano è cruciale, a dire di Mannheimer, anche per il Senato. “Io vedo il centrodestra in forte difficoltà proprio a causa della presenza di Albertini, candidato anche nella lista del premier”.
NON STUPISCE affatto la scelta compiuta da Mario Monti di sostenere Albertini come candidato governatore e inserirlo nella lista per il Senato, compiendo un ulteriore sgarbo a Pier Luigi Bersani. L’ex sindaco di Milano, esperto animale politico, non avrebbe mai accettato di correre una sfida che lo porta a sconfitta certa in Regione senza avere un paracadute. Mentre l’obiettivo di Monti è lo stesso di Berlusconi , chiaro: conquistare più seggi possibili a Palazzo Madama, dove il Pd rischia di ritrovarsi con uno o due seggi in più dei 158 di maggioranza. Una situazione di incertezza (come quella in cui si trovò Romano Prodi nel 2006) in cui la pattuglia montiana sarebbe determinante. E in Lombardia il professore schiera, oltre ad Albertini, un altro collettore di preferenze: l’ex Pdl Mario Mauro, che nel 2009 volò a Bruxelles con 158.730 preferenze. Buona parte delle quali derivanti dal bacino di Comunione e Liberazione. Lo stesso che in Regione garantiva il successo a Roberto Formigoni e al quale oggi puntano tutti, Giorgio Ambrosoli compreso.
Non è un caso che Berlusconi abbia fatto pressioni sul Celeste per schierarlo: spera di garantirsi parte del suo tesoretto elettorale, dell’uomo farebbe volentieri a meno. “Formigoni lascia un bel mercato in effetti”, conferma Mannheimer. “Ma bisogna vedere come Berlusconi tenterà di conquistarlo”. Insomma, ribadisce, “è ancora molto incerto cosa accadrà in Lombardia ma anche per questo confermo che sarà determinante”.
Lo sanno bene Berlusconi e Monti. E non sfugge di certo neanche a Bersani che ieri si è leggermente indispettito con il professore chiedendo contro chi corre e offrendo il dialogo. Ricevendo una fredda e indifferente alzata di spalle: “Prematuro parlarne”. Il segretario del Pd non l’ha presa bene ma preferisce aspettare. E intanto lavorano i suoi sul territorio. Come Maurizio Martina, giovane coordinatore regionale che ha rifiutato un posto sicuro in Parlamento per concentrarsi sulla sfida in Regione. Nel Pd i sondaggi annunciano di Ambrosoli governatore e urne piene per il premio di maggioranza in Senato. Ma è ancora tutto può succedere.