Giuliano Foschini - Marco Mensurati, la Repubblica 11/1/2013, 11 gennaio 2013
ROMA — Primo, “Italiani all’Estero”. Secondo, “Msi destra nazionale”. Terzo, “Partito pirata”
ROMA — Primo, “Italiani all’Estero”. Secondo, “Msi destra nazionale”. Terzo, “Partito pirata”. Quarto, “Movimento 5 Stelle”. Su un foglio a quadretti appeso a un lampione, bagnato dalla pioggia, c’è l’elenco in ordine di arrivo (iniziato lunedì scorso), delle liste in attesa di depositare i simboli. La fila è autoregolamentata da una signora settantenne seduta su uno sgabello da campeggio, Mirella Cece, fondatrice della lista “Sacro romano impero cattolico”. «Faccio il “vigile” della coda alle politiche dal 1970», racconta. Rilascia i numeri della coda usando un blocchetto di ricevute fiscali. Tra la lista Pirata e i 5 Stelle ci sono state scaramucce durante l’attesa. Su votapirata. it, il portavoce di questo partito, Marco Manuel Marsili, attacca frontalmente Grillo. «Ciò che sta accadendo in queste ore davanti al Viminale — dice, riferendosi ai militanti 5 Stelle — è vergognoso per un movimento che aspira a governare il Paese. Lo stile di questi ‘signori’, come questo del loro capo, consiste solo nell’insulto e nella mistificazione dell’avversario politico». Se ci sono scintille tra “pirati” e “grillini”, quelli di CasaPound, invece, un gruppetto di una decina di mi-litanti, sono calmissimi. «Aspettiamo tranquilli», taglia corto Simone Di Stefano, candidato alla Regione Lazio. Nando Bonessio assiste allo show di Beppe Grillo tra i suoi militanti scuotendo la testa: «Sono dei fanatici». È lì per depositare il contrassegno elettorale della Lista Ingroia. Nell’elenco appeso sul lampione sembra esserci un momento di confusione con le due liste molto simili (forse troppo), ispirate al premier dimissionario. C’è la “Lista Monti civica” al quinto, e la “Lista civica Monti” al sesto. Seguono poi “Fratelli d’Italia” (quella di Meloni Crosetto e La Russa), “Centro democratico”, “Liberal Democratici”, “Forza Nuova”, “Alba Dorata”, e “Meris”. Per la prima volta da Tangentopoli, e dopo una lunghissima querelle giudiziaria con l’Udc di Casini e Buttiglione, torna il simbolo della Democrazia Cristiana alle politiche italiane. «La nostra Dc — rivendica il segretario Gianni Fontana — che fondò De Gasperi a casa Falck nel 1942, e che da allora non fu mai sciolta». È al quattordicesimo posto. (a.cus.)