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 2013  gennaio 10 Giovedì calendario

«MONTI, CHE ERRORI: FINIRÀ PEGGIO DI MARTINAZZOLI»

[Parla Oscar Giannino] –
È un uomo più solo Oscar Giannino, 52 anni, da quando ha deciso di sospendere la carriera giornalistica per dedicarsi alla politica come leader del movimento d’opinione «Fermare il declino», da lui stesso fondato l’anno scorso. «Sì, divertente…ma la politica è un delirio inimmaginabile, io lo sapevo già, ma quando ti cimenti capisci che è fin peggio. Ti capita di tutto, certi personaggi, ti arrivano certi sms, ti facessi vedere il telefonino…».
Come l’sms di Maroni, che due ore prima di far l’accordo con Silvio ti scrive «vado ad Arcore per rompere » ma poi...
«Già, forse ho sbagliato a rivelarlo, era comunque un sms privato. Ma erano giorni che gli dicevo “farai l’accordo, lo so che pensi ti convenga,” e Bobo a ripetere “no che non lo faccio”… ma alla fine in lui ha prevalso la sua convenienza».
Senza Berlusconi però come avrebbe fatto a vincere in Lombardia? La sua avventura da segretario della Lega sarebbe partita con un clamoroso insuccesso...
«Avrebbe dovuto avere il coraggio di andare incontro a una sconfitta certa e su quella ricostruire. In fondo, l’ascesa di Fini è iniziata davvero quando lui si candidò sindaco a Roma pur sapendo di perdere. Il guaio è che poi non ne ha azzeccata più una».
È così mortale l’abbraccio con Berlusconi per la Lega?
«La Lega sta con Silvio bene o male da 18 anni e cos’ha ottenuto? Fallita la devolution, fallito il federalismo fiscale, perché la musica dovrebbe cambiare ora? Maroni era riuscito a rifondare e liberarsi di Bossi, il più era fatto, ora non restava che prendere con orgoglio la strada della solitudine e dell’opposizione, liberandosi dell’ingombrante Berlusconi. Io mi ero avvicinato, mi ero illuso, poi…».
A proposito di Berlusconi, anche questa volta la campagna elettorale sembra rianimarlo…
«A rianimare Berlusconi è stato paradossalmente Mario Monti: vagheggia una Terza Repubblica, senza destra e sinistra né muscolarismi, ma rischia di ripiombarci nella Seconda, con sprazzi di Prima ».
Cosa sta sbagliando?
«Io per Monti ho grande rispetto. È un fatto, ha ridato credibilità all’Italia. Ma la sua agenda... Parla di tagli delle spese, di riduzione della tasse, ma non dà neanche un numero. Con l’anno di governo che ha fatto, tutto Iva, rincari della benzina, Imu e balzelli, come si fa senza numeri a dire che si cambia? Perfino l’Europa ieri gli ha detto che l’Imu è iniqua. Una sentenza arrivata nello stesso giorno in cui la Ue ci rimproverava per lo stato delle nostre carceri. Singolare coincidenza: le nostre carceri sono incivili e l’Imu rende la nostra casa un carcere».
Forse avere Fini e Casini come compagni d’avventura non aiuta
«Ma più che per Fini e Casini credo che Monti sia in difficoltà per la sua offerta».
Mi stai dicendo che il rettore della Bocconi anziché un riformista liberale, si sta rivelando un tassatore assistenzialista?
«Certo ha un programma vago e il suo entourage non so quanto abbia idee chiare. Tanto è vero che lo stanno mollando tutti: la società civile, i cattolici, i giornali, Confindustria... un motivo ci sarà».
Non è perché sembra un po’ integralista e choosy?
«Lui non lo è, chi gli sta intorno non so. Chi vuole riformare un Paese deve aprirsi alla società, scendere in politica non significa salire in cattedra. Perfino De Gaulle quando fondò la Quinta Repubblica si preoccupò di riconoscere e integrare tutte le rappresentanze principali. Che dire… il metodo attribuito a Monti è stravagante».
Risultato?
«Che chi si dovrebbe riconoscere nel progetto Monti, poi si candida con Bersani. L’ex direttore generale di Confindustria, Galli, il numero due della Cisl, Santini, il Segretario di Confcommercio, Taranto: tutta gente più che moderata; è significativo che si fidino di più e si sentano più riconosciuti dal Pd di Bersani e della Cgil che da Monti: vuol dire che avvertono che il progetto del Professore non è di ampie vedute».
Sì, però con Bersani ci sono Vendola e la Camusso…
«Per loro a questo punto meglio trattare con la Fiom o l’estrema sinistra, che già conoscono e da decenni tengono a bada. È un modo conservatore di ragionare ma proprio per questo Monti doveva mettere in campo qualcosa di più per convincere certe persone a rischiare e scommettere sul suo progetto. Specie dopo quest’anno di governo decisamente discutibile ».
Ma non è un po’ inquietante che Bersani sia riuscito a raccogliere intorno a sé magistrati, industriali, commercianti, sindacalisti, grandi giornali… Non ha il sapore di un ritorno alle corporazioni?
«Non è tutto merito di Bersani. La sinistra raccoglie i frutti della debolezza centrista e della paura del ritorno di Berlusconi che attanaglia i poteri forti. Assistiamo a prove di grande alleanza contro il Cavaliere. Con Monti che rischia di rimanere debole. Passera lo ha capito, ha avvertito Monti ma è stato messo in minoranza, quindi si è sfilato».
Ma se, come pare, Berlusconi riuscirà a vincere in Lombardia, Sicilia, Campania, Bersani si troverà nella condizione di non avere i numeri per governare in Senato e Monti risulterà decisivo.
«Storie. Martinazzoli alle elezioni del ’94 ottenne il 19% ma sparì, e lui era un politico d’esperienza, con un partito forte e radicato. Monti potrebbe garantire il Senato a Bersani ma tutti quelli che hanno scommesso sul loro potere di stampella del governo e quindi d’interdizione non sono mai riusciti a incidere. Certo, come Bertinotti o Mastella, possono far cadere il governo, ma poi pagano un prezzo carissimo».
Ma chi gliel’ha fatto fare allora al Professore, la Merkel?
«Forse. Ma il punto è che se si sbagliano i conti si finisce per dare una gran mano ai propri avversari. Per esempio a Berlusconi, che ha approfittato del disastro tributario e occupazionale per ripresentarsi come nuovo».
Come mai la tua lista ultraliberista non ha trovato molti amici a destra, nonostante tutte le vicessitudini del Cavaliere e un oggettivo vuoto di programmi e rappresentanza?
«Perché quasi tutti criticano Silvio alle spalle ma quasi nessuno ha la forza di staccarsi da lui e provare a superarlo. Significherebbe fare un bilancio, tirare una riga e ripartire senza di lui, ma chi ne ha il coraggio? Così quando è tornato in campo, tutti hanno tirato un respiro di sollievo e pensato a salvare il seggio».
Ha offerto un posto anche a te?
«Mai. Comunque, non l’avrei accettato. Berlusconi mi tagliò la testa, quando in Rai conducevo “Batti e ribatti”, emi spiegò anche perché. Disse che insistevo troppo col taglio delle tasse e lui non poteva farlo così, che avrei dovuto andarci più piano».
Anche adesso tutti promettono di tagliare le tasse... Ma è possibile, col fiscal compact che ci obbliga al pareggio di bilancio?
«Ci sono tre strategie per rispettare il fiscal compact. Quella di Tremonti e Monti l’abbiamo sperimentata: aumentare la leva fiscale fino a incassare 5-6 punti di quanto lo Stato spende e diminuire così il debito. Ma come si è visto porta decrescita quindi disoccupazione e povertà. La sinistra invece pensa a questo tipo di patrimoniale: raggruppare gli italiani in diverse fasce di censo, facile visto che di noi ormai lo Stato conosce tutto, quindi obbligarci a comprare titoli di debito pubblico in proporzione alla nostra ricchezza. Questo si chiama esproprio e inviterei gli italiani a bruciare in strada le cartelle del Fisco che li obbligassero a comprare debito pubblico. Il carcere sarebbe il minore dei mali».
E la tua via?
«È lo Stato che deve pagare la patrimoniale. Servono 200 miliardi: 105 dalla vendita degli immobili, 15 dalle concessioni, 90 dalla cessione di società controllate. Si può fare, in cinque anni, e avanzerebbero anche quattrini. È tutto spiegato sul sito della mia lista www.fermareildeclino.it, insieme ai 10 punti del mio programma. E, a differenza di Monti e degli altri, io fornisco i numeri».
Che ne sarà di te dopo le elezioni?
«Cercherò un editore. Qualcuno mi spieghi perché se un magistrato si candida può mettersi in aspettativa mentre io, da libero professionista, ho dovuto interrompere tutte le mie collaborazioni. Questa esperienza rischia di ridurmi sul lastrico. Ma io sono così: avevo bisogno di provare a dare una spallata, anche se sapevo di rischiare di rompermi la spalla».
E del centrodestra?
«Credo resterà bloccato da Berlusconi per altri cinque anni».
La destra ne è ostaggio?
«No, ne è incantata. D’altronde lui è il più grande venditore di sempre, e poco gli importa se non pratica la coerenza. Non credo che stavolta, se vincesse, abbasserebbe le tasse; non si tratta dei ricatti di Fini e Casini, è che lui non può e non vuole scontentare nessuno».
Deluso da Montezemolo?
«No, perché? Sono l’unico che gli ha creduto quando per tre anni ha detto che non si sarebbe candidato. Lui ha fatto il suo lavoro, e poi si è tirato indietro come aveva annunciato ».