Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa 10/1/2013, 10 gennaio 2013
ROSARNO, GOVERNO IN CAMPO: “SMANTELLEREMO LA FAVELA”
[Il Viminale: entro il 15 gennaio una tendopoli per mille persone] –
Forse l’hanno capito: se tre anni fa la penosa condizione dei migranti nelle campagne di Rosarno era un’emergenza umanitaria, ora è uno scandalo istituzionale. Ieri qualcosa si è mosso con un vertice in prefettura a Reggio Calabria. Convocati la Provincia, i sindaci Elisabetta Tripodi (Rosarno) e Domenico Madafferi (San Ferdinando), i vertici delle forze dell’ordine. Parola d’ordine: «Bisogna fare qualcosa». Il prefetto Vittorio Piscitelli ha assicurato che in una settimana il Viminale manderà altre settanta tende della protezione civile, in grado di ospitare circa 500 persone, che si affiancheranno a quelle installate un anno fa, in grado di ospitarne poco meno. Già oggi vigili del fuoco e tecnici del ministero cominceranno a lavorare per attrezzare l’area.
Il piano del Viminale prevede di restituire alla tendopoli l’aspetto che ha avuto sino a fine giugno, prima che il blocco dei finanziamenti regionali causasse la chiusura, l’abbandono e, da ottobre, l’invasione disordinata con il raddoppio della capienza nelle baracche di plastica cartone ed eternit. Dunque vialetti puliti, brandine in ordine, pasti regolari nella mensa, bagni adeguati (ne arriveranno altri e quelli vecchi, ridotti a cloache, saranno risanati). Bisogna bonificare, togliere i rifiuti, predisporre i servizi essenziali, tra cui la rete fognaria collassata.
L’obiettivo è allestire entro il 15 gennaio una tendopoli in regola da circa mille posti, in modo da far traslocare tutti i migranti nelle tende e smantellare la vergognosa favela. I tempi sono stretti, ma il prefetto è ottimista.
«Avrei voluto che si arrivasse prima, senza il bisogno della pressione mediatica e della vergogna che ci viene catapultata addosso nonostante i nostri sforzi», sospira il sindaco di Rosarno. «Sono parzialmente soddisfatto», spiega quello di San Ferdinando. Il motivo è il silenzio sulla gestione del villaggio, una volta ultimato. L’unico segnale è quello della Provincia, pronta a farsi carico delle bollette elettriche. Né governo né Regione hanno dato disponibilità a sborsare i 50 mila euro necessari a far funzionare il campo fino ad aprile. E allora il rischio è che in pochi giorni risorgano baracche e cumuli di rifiuti.
Bisogna far da soli. In queste ore, i sindaci si rivolgono alla Caritas diocesana, che offre un’assistenza capillare a 3300 migranti sparsi nella piana di Gioia Tauro. Ci sono trentamila euro arrivati dalla sede nazionale dell’associazione cattolica, diecimila dati dalla diocesi, altrettanti messi a disposizione dai sindaci rinunciando a un mese di indennità. Un tesoretto di 50 mila euro.
I sindaci sperano che la Caritas si faccia carico della gestione della nuova tendopoli. Spiega don Pino Demasi, vicario generale della diocesi e referente di Libera: «Qui non manca lo slancio umanitario: all’alba si servono cinquecento litri di latte caldo e altrettanti di tè per i migranti che vanno a lavorare, si raccolgono e distribuiscono migliaia di coperte, indumenti, pacchi di viveri». La notte di Natale il Comune, rinunciando alle luminarie, ha organizzato un cenone per mille migranti. «Il volontariato è in grado di provvedere a una gestione ordinaria dell’assistenza, purché le infrastrutture e i servizi funzionino - assicura don Pino -. Però è umiliante che gli organi dello Stato non lo facciano e si esibiscano in questo osceno scaricabarile nei nostri confronti».