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 2013  gennaio 09 Mercoledì calendario

LISTA MONTICARLO, LA PAURA FA 9,90: ZERO SEGGI ALLA CAMERA SOTTO IL 10%

[La «salita in campo» non ha avuto gli effetti sperati, il rischio di non superare la soglia di sbarramento è concreto. E il premier arruola i vip per salvarsi] –
Roma
No, Sigmund Freud non era un fesso. «Sono sceso dal piedistallo - ammette Mario Monti nell’ennesima passerel­la su Tgcom 24 - mi sono messo dalla parte degli esclusi». È il nuovo profilo di comunicazio­ne, ulteriore mutazione geneti­ca del Prof, la cui eccessiva com­postezza finora non ha bucato il video, né suscitato entusia­smi. Quel che invece rischia di trapelare dalla seconda parte dell’affermazione, è la paura che serpeggia tra supporter , amici veri e profittatori del trampolino montiano. Resta­re, dopo le urne, dalla parte de­gli «esclusi». Dal Parlamento.
Paura registrata anche dal sensibile termometro di Dagospia , secondo il quale fa 9,9 per cento: è la quota che impedireb­be alla coalizione di superare lo sbarramento del 10 previsto al­la Camera. Su quali presuppo­sti si basa la fosca previsione? Anzitutto sul mancato sfonda­mento di SuperMario , la cui sali­ta in campo - dopo una riuscita creazione dell’attesa (in pubbli­cità, un toccasana) - ancora ieri era rilevata dai sondaggi con un misero 5-6 per cento. Ag­giunto al 5- 6 storico di Casini, al 2-3 stimato per Fini fa appunto il totale di 12-15 per cento. Quo­ta ­lontana da qualsiasi possibili­tà di vittoria, ma sufficiente a fa­re il Ghino di Tacco al Senato. Da qui la cocente delusione di Eugenio Scalfari (allergico a ogni ricordo craxiano) e la rab­biosa pretesa di Casini nei confronti di Bersani («Sarai pre­mier solo se vinci al Senato»).
Bene, anzi male. Perché nel frattempo, Bersani da un lato e Berlusconi dall’altro hanno co­minciato a stringere il Prof in una morsa: politica e mediati­ca. In particolare Berlusconi, sottovalutato ancora una volta dagli osservatori internaziona­li (erano convinti che bastasse mettere un Monti nel cannone per avere la pelle dell’orso), ac­cordandosi con la Lega ha cam­biato non poco lo scenario, so­prattutto al Nord. Se la rinata compattezza del centrodestra riconquisterà elettori nelle re­gioni di tradizionale forza (Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia), essa tornerebbe ben al di sopra del 30 per cento. Il centrosinistra di Bersani è ac­creditato quasi al 40, Grillo tie­ne tra il 13 e il 18, Ingroia tra il 3 e il 5. Si evince che spazio per un altro dieci per cento non c’è, come ha intuito bene Corrado Pas­sera. E come stanno capendo anche alcuni sostenitori del Va­ticano. Brusca la frenata degli ultimi giorni, con un ultimo tassello aggiunto ieri: l’imbarazza­to annullamento del Forum di Todi, dal quale gli organizzato­ri avevano deciso di voler tene­re fuori Monti. Anche per que­sto il Prof ha cominciato a usare il Pontefice persino in chiave di risalita elettorale: «Ha ragione il Papa, c’è troppa differenza tra ricchi e poveri», ha detto.
Lo scenario di débacle totale alla Camera inquieta molto Ca­sini che, guarda caso, si farà can­didare al Senato (qui nomi ec­ce­llenti ed ex parlamentari pos­sono valere il superamento del­l’ 8 per cento in più di una regio­ne). Dopo uno sfibrante brac­cio di ferro con Monti e Fini per le liste, il capo Udc ieri ha fatto buon viso a cattivo gioco: «Sia­mo un po’ indietro, ma il clima è ottimo e va bene tutto quel che decide Monti». Il rifiuto di quote per la quarantina di seggi a Palazzo Madama (Casini ne voleva 15, i montiani dieci in tut­to per Udc e Fli) ha fruttato al Prof la mano libera. «Lasciamo­lo fare, dobbiamo fidarci di lui, altrimenti finisce che restiamo tutti fuori» è stata la bandiera bianca di udicini e finiani che, estromessi i «portatori di voti», non possono certo contare sul voto d’opinione. Così Monti ha potuto tirare fuori dal taschino i suoi primi fiori all’occhiello: il direttore del Tempo, Mario Se­chi, la fiorettista olimpica Va­lentina Vezzali, Alberto Bom­bassei (patròn della Brembo ), Luigi Marino (Confcooperati­ve) e la presidente del Fai, Ilaria Borletti Buitoni. Nomi eccellen­ti per puntare allo «scudetto dei poveri», la salvezza.