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 2013  gennaio 10 Giovedì calendario

TASSE: ALLA LOMBARDIA IL DOPPIO DELLA SPESA PREVIDENZIALE DEL LAZIO

Si fa presto a dire 75 per cento. Il programma leghista, trattenere nella Regione di provenienza almeno i tre quarti delle imposte pagate dagli abitanti, può forse suonare bene come slogan elettorale ma si presenta terribilmente complicato da applicare nella realtà. E, guardato un po’ più da vicino, fa capire quanto siano intricate le connessioni finanziarie che legano tra loro i territori del nostro Paese. Così ad esempio, se la Lombardia è indubbiamente la Regione dalla quale proviene la quota più sostanziosa di entrate fiscali, è anche quella che riceve di più sotto forma di pensioni; e se questi pagamenti sono certo la conseguenza di contributi versati in passato nell’attuale sistema - ancora retributivo - è anche vero che non corrispondono in modo esatto alla storia lavorativa dei singoli.
IL GETTITO DELL’IVA

Di fatto la stessa attribuzione del gettito tributario e contributivo ad una Regione piuttosto che un’altra si presenta piuttosto problematica. Tipico è il caso dell’Iva, che può essere ripartita tenendo conto della sede legale delle aziende (in Lombardia ce ne sono molte, come anche a Roma e dunque nel Lazio) ma di fatto proviene da consumi che sono sparsi su tutto il territorio nazionale. Con tutte queste avvertenze di metodo, la Lombardia è di certo in testa alla graduatoria nazionale delle entrate, così come suddivise nelle statistiche dei conti pubblici territoriali elaborate dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica (Dps): le entrate totali toccavano nel 2010 quota 173,4 miliardi. Nella voce complessiva ci sono in particolare oltre 108 miliardi tra imposte dirette, indirette e tributi propri, e altri 47,5 di contributi sociali.
I FLUSSI DI SPESA

Se si volesse confrontare il dato delle entrate complessive con il flusso di spesa che ritorna alla Regione, sempre nelle elaborazioni del Dps, si scoprirebbe che la Lombardia, a cui è attribuita una spesa di 127 miliardi, è già molto vicina alla percentuale del 75 per cento richiesta dalla Lega. Percentuale che invece è superata ad esempio dal Lazio, che ha 94,7 miliardi di entrate totali (tra cui 53,6 miliardi di imposte e tributi, 24,5 di contributi sociali) e quasi 88 di spesa che torna indietro ai cittadini.
LE PRESTAZIONI SOCIALI

Ma si tratta di un esercizio in larghissima parte teorico. Il fatto è che le prestazioni sociali o di altro tipo, ossia il corrispettivo delle tasse e dei contributi versati dai cittadini, vengono erogate per una quota consistente a livello centrale. Accanto alla sanità gestita dalle Regioni e ai servizi erogati dai Comuni, ci sono grandi voci che passano per lo Stato. È il caso ad esempio delle pensioni, che rappresentano una componente importantissima delle uscite totali. Proprio la voce previdenza è significativa nel caso di una Regione come la Lombardia, che è la più popolosa d’Italia ed anche quella che genera la quota maggiore di Pil. Proprio queste due caratteristiche, insieme, hanno come conseguenza una forte concentrazione di pensionati e di spesa previdenziale. Precisamente, nelle elaborazioni della Ragioneria generale dello Stato sempre relative al 2010, sono 43,8 miliardi, più del doppio del Piemonte (altra Regione storicamente industrializzata, che però ha meno della metà degli abitanti).
Non è un caso che nella storia delle riforme previdenziali degli ultimi anni - di cui una porta comunque la firma di Roberto Maroni - la Lega abbia sempre tenuto un atteggiamento molto guardingo, arrivando in varie occasioni ad alzare la voce in difesa della pensioni di anzianità del Nord. Il Lazio, secondo nella graduatoria delle uscite previdenziali, ha beneficiato di pagamenti di pensioni per 23,2 miliardi, mentre Regioni pur relativamente popolose come Campania e Sicilia si fermano rispettivamente a 15,3 e 13,8 miliardi.
VERSAMENTI CONTRIBUTIVI

Il nesso generale tra i pagamenti di oggi e i versamenti contributivi del passato è evidente, così come è chiaro che in altre aree del Paese nella spesa previdenziale entra una forte componente assistenziale; anche se in un sistema a ripartizione e per di più retributivo non si può sostenere che ciascuna prestazione, in quanto tale, sia il frutto dei contributi a suo tempo pagati. Ma al di là di questo, siccome le pensioni sono gestite a livello centrale dall’Inps e dagli altri enti previdenziali, la richiesta di tenere in casa i tre quarti delle entrate avrebbe come conseguenza l’impossibilità di erogare gli assegni previdenziali oppure quella di regionalizzare quasi tutte le funzioni, e quindi di creare un iper-federalismo che non ha riscontri in altri Paesi e che di fatto significherebbe la fine dello Stato unitario.Dai dati della Ragioneria risulta anche, a proposito della spesa complessiva, che le attuali Regioni a statuto speciale sono quelle maggiormente premiate. Ragionando in termini pro capite ed escludendo gli interessi sul debito pubblico (che vanno in prevalenza nelle aree in cui c’è maggior risparmio e dunque ricchezza) ogni abitante della Val d’Aosta ha ricevuto nel 2010 17.212 euro. In Trentino Alto Adige si arriva a 12.731 e in Friuli Venezia Giulia a 10.726. Segue il Lazio, il cui dato è però chiaramente influenzato dalla presenza della Capitale: 10.669 euro a testa. Dalla parte opposta della graduatoria, con un po’ meno di 8.000 euro per abitante, c’è un inedito terzetto formato da Lombardia, Veneto e Campania.