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 2013  gennaio 09 Mercoledì calendario

APPUNTI GAZZETTA - PUNTATA ELETTORALE


ROMA - Albertini capolista al Senato della lista Monti. Una notizia che è stata giudicata dal Pd come un favore del Professore al Cavaliere, poiché renderebbe più difficile per il centrosinistra la conquista della maggioranza a Palazzo Madama. E Pierluigi Bersani, ospite a Sky Tg 24, coglie l’occasione per redarguire Monti a distanza e chiedergli chiaramente da che parte sta: "A me va bene tutto purchè queste mosse non aiutino a togliere le castagne dal fuoco a Berlusconi e alla Lega in Lombardia. Se accadesse non andrebbe bene e lo dovrebbero spiegare, vorrei capire contro chi combattono". Immediata la replica del Professore ai microfoni di Radio Monte Carlo: "Nel Pd c’è un pò di tutto. Devono essere loro a chiarire cosa vogliono fare". E assicura che in Lombardia non combatte contro nessuno, ma appoggia il "tridente Ichino, Albertini e Mauro".
Apertura a Monti dopo il voto. Il segretario Pd conferma poi l’apertura fatta da Enrico Letta a Mario Monti dopo il voto. "Dico da tre anni che intendo lavorare per un governo dei progressisti aperto a un dialogo con forze democratiche progressiste e moderate che siano ostative a un revival berlusconiano, leghista e populista. E rimango fermo su questo", chiarisce. Bisogna evitare il "rischio di mettere nell’angolo un’esigenza di cambiamento - avverte - Metto in guardia sul fatto che questo tipo di posizioni possono alla fine aprire un varco alla destra". Monti ribatte: "E’ prematuro" il discorso delle alleanze, "nella campagna elettorale dobbiamo schierarci sui problemi: successivamente arriveranno le alleanze, noi dobbiamo spiegare bene cosa vogliamo fare, così come è importante capire cosa il Pd intenda fare per esempio su infrastrutture, energie, Tav". E continua: "Ci sono nel Pd posizioni diverse. Ci sono posizioni che bloccano alcuni settori". "Sull’agenda Monti c’è chi è come Vendola è totalmente contrario, c’è chi come Bersani vuole prendere alcune parti e svilupparne altre e ci sono dei montiani dentro il Pd" che non sono d’accordo con la linea del partito, osserva il premier.
Tutti in gara dietro al Pd. Bersani torna poi sulla definizione di "lepre da inseguire" data ieri al partito durante la presentazione delle liste alla Direzione. "Da questo momento tutti faranno la gara sul Pd - ribadisce -. La comunicazione è importante, ma conta di più quello che abbiamo seminato, il nostro vantaggio nasce dalla coerenza tra quello che abbiamo detto e quello che abbiamo fatto".
Non siamo nemici della crescita. Sulle questioni economiche, non manca una replica a Monti, che ieri aveva parlato di "parte della sinistra" che "soffoca i meccanismi di crescita"."Quando andammo via nel 2001 - spiega il segretario Pd - si cresceva al 3.4%, noi non siamo nemici della crescita, abbiamo qualche idea sull’argomento".
Destra e sinistra non sono superate. Quanto al leit motiv del Professore, secondo cui destra e sinistra sono categorie che appartengono al passato, Bersani ribatte: "Sinistra e destra sono vecchie categorie? Monti lo andasse a dire in Europa, verrebbe visto come un marziano. In tutta l’Ue esiste un centrosinistra e un centrodestra".
Ichino poteva restare. "Ichino poteva benissimo stare con noi - spiega Bersani - siamo un partito plurale e alla fine troviamo la sintesi". Se poi ha lasciato il Pd "perchè non accettiamo la flexsecurity alla danese - continua - io rispondo: trovatemi i soldi e io domattina faccio la Danimarca". E a conferma dell’assenza di ’leaderismo’ nel partito, il segretario aggiunge: "Sarò l’unico a non mettere il nome nel simbolo".
Imu progressiva. Bersani torna poi a insistere sulla necessità di rendere progressiva l’Imu ma bacchetta Berlusconi per la promessa di abolirla. "Questo cose vanno viste nel quadro della compatibilità, ma già in Parlamento avevamo valutato la necessità di una progressività maggiore e di alleggerirla sulle prime case". Quanto alla destinazione delle entrate, "bisogna progredire verso una devoluzione più ampia ai Comuni di questo tipo di imposta", ha spiegato. Però "a Berlusconi dico: hai avuto 10 anni di tempo per abbassarla questa pressione fiscale, pare invece che sia possibile solo adesso...".
I ricchi non devono piangere ma pagare il giusto. Bersani risponde ancora a Berlusconi che agita contro il centrosinistra lo spauracchio della patrimoniale: "Il nostro problema vero - spiega il segretario Pd - è il tasso di fedeltà fiscale e di trasparenza del sistema fiscale. I ricchi non devono andare via, devono pagare il giusto". Il centrosinistra abbasserà le tasse ai ceti medio-bassi e le alzerà ai ricchi, ma senza arrivare alle aliquote adottate in Francia. "Va fatta una riorganizzazione delle aliquote irpef - aggiunge - e io credo che ci deve essere un alleggerimento, una riduzione delle aliquote più basse e un innalzamento di quelle più alte senza arrivare al 75 per cento". Quanto al redditometro, chiarisce Bersani, "non è da stato di polizia fiscale", ma ci sono mezzi più efficaci per stanare gli evasori, come "l’incrocio delle banche dati e l’uso della moneta elettronica". E conclude: "Spero che gli italiani votino con la testa e non solo con il portafogli".
Energia e ricerca. A proposito di politiche energetiche, Bersani sostiene che "la vera questione dei prossimi anni si chiama ancora gas. Dobbiamo vedere come avere un approvvigionamento che sia un pò più libero e che possa avere prezzi più bassi". Quanto alla ricerca, va finanziata per promuovere lo sviluppo.
Liste, nessuna vendetta contro Reggi. A proposito delle liste approvate ieri, che hanno suscitato non pochi malumori interni, il segretario ribadisce che per i tre quarti i candidati sono stati eletti tramite le primarie, a riprova dell’alto tasso di democrazia del partito. E sull’esclusione di Roberto Reggi, braccio destro di Matteo Renzi, commenta: "Nessuna vendetta, abbiamo garantito il pluralismo e certamente abbiamo discusso anche con Renzi".
Unioni civili e immigrati. "Sono per prendere la legge tedesca sulle unioni civili omosessuali - sostiene Bersani - e sono per ricostruirla pari pari in Italia. Stavolta è un punto da non eludere". Quanto agli immigrati nati nel nostro Paese "devono essere italiani a tutti gli effetti".
Confronto tv con Monti e Berlusconi. La lunga intervista a Sky si conclude con la proposta di un confronto televisivo con i suoi competitor: "Io vado ovunque - risponde - e poi una bella rimpatriata con Berlusconi e Monti non me la perderei".
(09 gennaio 2013)

LA PROPOSTA DI BERLUSCONI (REPUBBLICA.IT)
ROMA - "Visto che abbiamo 4 milioni di imprese, una delle cose che si può fare immediatamente è che se assumono almeno una persona in più con un contratto a tempo indeterminato, su questa persona non dovranno pagare i contributi previdenziali, che saranno a carico dello Stato, né le tasse". Sarebbe come "se assumessero in nero".
Questa la nuova proposta che il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ha lanciato sul tavolo della campagna elettorale, parlando a Porta a porta. Proposta che nasce dal dato della disoccupazione in Italia. "E’ quantitativamente impressionante" ha detto Berlusconi, si tratta di una "situazione che bisogna completamente capovolgere andando nella direzione liberale" e "bisogna arrivare con qualcosa di eccezionale".
Il "qualcosa di eccezionale" immaginato dal Cavaliere non finisce qui. Bisogna "togliere tutte le autorizzazioni che si devono chiedere per aprire negozi o imprese o avviare cantieri, e trasformarli in controlli successivi" ha proseguito Berlusconi a Porta a porta.
"Chi farà queste costruzioni e aprirà i negozi sarà attento a fare le cose a regola d’arte", ha aggiunto Berlusconi, che poi si è soffermato sul ritardo dei pagamenti alle imprese: "E’ colpa dello Stato che, ad esempio, nella sanità, paga con un ritardo enorme, addirittura a 930 giorni. Chi paga più in fretta è la Lombardia, che paga le imprese a un anno. E’ una spirale di ritardi che inquina la vita delle imprese che si vedono costrette a licenziare e lo Stato deve prendere atto di questa situazione".
La situazione, ha spiegato, deve essere capovolta "andando nella direzione di meno tasse sulle imprese e famiglie, che portano a più posti di lavoro, più produzione e più soldi nelle casse dello Stato". "A questo - ha aggiunto - si deve aggiungere un lavoro importante per ridurre tutte le tasse che adesso gravano sulle imprese: siamo al vertice in Europa. A questo bisogna aggiungere un abbattimento di tutta la burocrazia che pone vincoli alle imprese, una specie di camicia di forza".
Berlusconi non ha risparmiato accuse al governo di Mario Monti. "La situazione è grave. I lavoratori licenziati lo scorso anno ammontano a 600mila. E’ una vera e propria tragedia. Nell’ultimo anno di questo governo la situazione è peggiorata. La riforma Fornero ha reso più difficili le assunzioni dei lavoratori. Insomma, meno tasse su imprese e famiglie significa piu soldi per le casse dello Stato e più opportunità per i giovani e le aziende".
Il Cavaliere ha rincarato, parlando di un Monti "finto" a proposito della proposta fatta al Professore di unire i moderati. "Il Monti che abbiamo conosciuto noi era finto, faceva finta di fare il professore. Io lo volevo, non come capo dei moderati, ma come federatore dei moderati che sono la maggioranza in Italia. Su di lui mi sono ingannato".
Ma a Porta a porta è accaduto anche che Bruno Vespa si sia ribellato a Berlusconi, cercando di impedirgli di ripetere, per l’ennesima volta, la litania dell’architettura istituzionale che va cambiata perché così è impossibile governare. Appena il cavaliere è partito, Vespa lo ha stoppato dicendo: "Lei muove la bocca e la ripeto io perché la so a memoria". Ed è andata proprio così, con Vespa a muovere le labbra in "playback" mentre Berlusconi parlava e lo guardava con un sorriso tirato. Alla fine, Berlusconi ha chiesto un applauso per il conduttore.
Ma non è finita lì, perché appena l’ex premier ha ricominciato a dire che lui non è riuscito a portare a termine il suo programma perché non aveva la maggioranza, Vespa è sbottato: "Ma su, il 51% non glielo danno, ma siamo seri". Pronta replica del Cavaliere: "Mi basta il 40%, così ho il 55% in Parlamento e posso procedere a una riforma della Costituzione che mi permette di consegnare al premier i poteri delle altre democrazie occidentali".
(09 gennaio 2013)

MAGGIONI-MINEO (REPUBBLICA.IT)
ROMA - Il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi avrebbe deciso di puntare su Monica Maggioni, caporedattore degli Esteri del Tg1, per la direzione di Rainews. La Maggioni sostituirebbe Corradino Mineo, candidato capolista per il Pd al Senato. Secondo alcune indiscrezioni ora la nomina dovrebbe essere ora votata dal cda Rai. La notizia è stata diffusa dal giornale Prima comunicazione.
Monica Maggioni è nata il 20 maggio 1964. Nel 1996 è stata assunta in Rai per una collaborazione a Tv7 ed è attualmente capo redattore della Redazione Esteri del Tg1. Ha condotto diverse trasmissioni e dall’ottobre 2009 conduce Speciale TG1, in onda la domenica in seconda serata. Il 28 Novembre 2012 ha moderato in prima serata su Rai 1 il faccia a faccia tra i due candidati al secondo turno delle primarie del centrosinistra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi.

BONGIORNO NEL LAZIO
"Alla Regione Lazio abbiamo una candidata ed è Giulia Bongiorno. Credo che avrà un grande successo. E’ una candidatura di altissimo livello". Lo afferma il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, a ’28 minuti’ su Radio2 Rai. Una candidatura, quella dei centristi, che potrà mettere in difficoltà gli altri contendenti in corsa, soprattutto l’area del centrodestra. Area che ha già i suoi nodi da dipanare. Storace infatti promette di dare battaglia alla probabile candidatura di Beatrice Lorenzin: "Ieri sera ho avuto la conferma che per il Lazio si e’ ancora alla ricerca di "un candidato forte". Non lo/a trovano".
Le voci intorno alla prossima investitura della Lorenzin al dopo-Polverini hanno fatto scatenare il leader della Destra che era sceso ufficialmente in campo a fine anno, con un primo sì di Berlusconi e tanto gelo da molti esponenti Pdl. Lei, l’esponente Pdl, ha detto di "essere onorata" all’idea di correre per il Lazio, ma Storace su twitter la rintuzza.
Dunque è braccio di ferro, anche se la matassa dovrebbe dipanarsi
nelle prossime ore. Per il centrodestra il rischio nel Lazio è un effetto Sicilia, due candidati per l’area del centrodestra che spianerebbero inevitabilmente la strada agli altri candidati: alla bandiera del centrosinistra, Nicola Zingaretti, che comunque parte avanti nei sondaggi dopo gli scandali che hanno travolto la gestione della Polverini e il gruppo Pdl, caso Fiorito su tutti, e ora anche alla nuova competitor Giulia Bongiorno.
(09 gennaio 2013)

IL CASO ALBERTINI (REPUBBLICA.IT)
Ufficialmente prende tempo: nel giro di 48 ore il governatore lombardo Roberto Formigoni dovrebbe sciogliere definitivamente le riserve e dire esplicitamente se sosterrà Gabriele Albertini o Roberto Maroni, che ha incassato l’appoggio del Pdl, nella corsa al Pirellone. Formigoni ha anche incontrato Albertini, che aveva sostenuto apertamente fino a qualche giorno fa, ed è stato l’ex sindaco a spiegarlo parlando con il Tgr. "Aspetto che dica lui pubblicamente quello che vuol fare - ha detto - Ha avuto la cortesia di anticiparmelo in privato. E una volta che lo avrà fatto, commenterò". Albertini va avanti con il suo progetto, intanto, e a sua volta sta valutando la possibilità di correre non solo per la presidenza della Lombardia, ma anche nella lista ’Con Monti per l’Italia’ al Senato.
Quanto a Formigoni, invece, l’offerta che gli è arrivata direttamente da Silvio Berlusconi sembra avergli imposto una giravolta da record: abbandonare al suo destino Albertini e appoggiare Maroni, che con la Lega era stato durissimo nei suoi confronti nei giorni caldi degli scandali al Pirellone. In cambio otterrà quello che altri partiti gli hanno negato: un seggio in parlamento. L’offerta di un seggio per lui e per qualche suo fedelissimo era stata ventilata nei giorni scorsi anche dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, prima che il Cavaliere siglasse il nuovo accordo elettorale con Maroni. E domenica sera è stata data per fatta da Berlusconi in persona. "Formigoni - ha annunciato l’ex premier in diretta a Telelombardia
- sarà candidato al Parlamento romano".
D’altronde il comunicato stizzito che l’ex sindaco ha diffuso subito dopo aver visto Formigoni lascia capire che la conclusione del faccia a faccia non era stata soddisfacente. "Formigoni ancora non parla - ha spiegato Albertini - e lascerò lui spiegare la coerenza dei suoi comportamenti di questi mesi, se dovesse abbandonare il progetto che insieme abbiamo costruito. Andremo avanti indipendentemente da lui". Parole che hanno il sapore dell’addio. Nel frattempo, però, da Roma il governatore si affrettava a far sapere che la sua decisione arriverà solo nelle prossime ore. O addirittura, come molti ipotizzano, non prima della sera del 21 gennaio, quando scadrà il termine per la presentazione delle liste per le elezioni politiche: cinque giorni prima di quello per le regionali. Un lasso di tempo sufficiente per tenere alta la posta e per evitare di essere beffato all’ultimo momento. Incassata la candidatura, Formigoni con ogni probabilità scioglierà la riserva e tornerà nei ranghi, appoggiando la candidatura di Maroni. Del resto, come ha ricordato ieri il coordinatore Mantovani, "Formigoni a differenza di Albertini sa cosa significhi essere un uomo di partito. Ha governato bene in questi anni, sostenuto dal Pdl e dalla Lega".
I fedelissimi del governatore sono già pronti a scommettere che la sua sarà una scelta obbligata. Soprattutto dopo che negli ultimi mesi la sua immagine è uscita molto indebolita dalle inchieste giudiziarie e dalle foto che lo ritraevano in costume da bagno mentre si tuffava dallo yacht del suo amico e faccendiere Pierangelo Daccò. Un boccone amaro per il Celeste, che per settimane si era battuto per evitare l’accordo con la Lega e la candidatura di Maroni e per cercare di convincere il suo partito a convergere su quella di Albertini. Cosa dire poi delle tre smentite ufficiali fatte da Formigoni in tre giorni diversi per smorzare le voci che davano per imminente il progetto di presentare una sua lista al Senato?
(08 gennaio 2013)

LISTA MONTI
La lista Monti per le elezioni politiche 2013 si arricchisce di altri candidati, oltre a quelli già conosciuti. Si tratta della campionessa olimpionica Valentina Vezzali, del direttore del Tempo Mario Sechi, dell’ex vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, del presidente della Confcooperative Luigi Marino e del presidente del FAI Ilaria Borletti Buitoni. E’ stato lo stesso premier uscente a dare l’annuncio ufficiale riguardo a questi nomi.


Elezioni 2013, tra i candidati nella lista Monti in Veneto probabile Ilaria Capua

IL 3 GENNAIO: LA SMENTITA DELLA CANDIDATURA

CANDIDATURA MOLTO PROBABILE. La novità del giorno è quindi la possibilità, molto concreta, che la virologa del dipartimento di Scienze biomediche dell’Istituto Zooprofilattico padovano sia candidata al Parlamento nella lista del premier uscente. "Ci sto pensando molto seriamente" ha detto la Capua confermando di aver ricevuto non una "ma più telefonate" direttamente da Monti. "Mi ha contattato come tecnico, per la mia professionalità scientifica, e perché sono testimonianza del fatto che si può fare buona sanità anche nel pubblico" ha aggiunto, preferendo non svelare ancora se ha accettato o meno. Io sono uno scienziato, e sono abituata a parlare quando si è di fronte ad un risultato certo e confermato. Preferisco che a parlare sia il ’quartier generale’", ha concluso la scienziata, riferendosi alla decisioni che verranno comunicate dallo stesso Monti.
LA REGIONE VENETO E IL CASO DEL TRASFERIMENTO ALLA TORRE DELLA RICERCA

IL GOVERNATORE LEGHISTA ZAIA. "I virus restano sempre virus: il rapporto con Ilaria Capua non cambierà, anche se decidesse di candidarsi a fianco di Monti", così ha commentato il governatore del Veneto, Luca Zaia, rispondendo ai cronisti che gli chiedono se l’eventuale candidatura alle politiche di Ilaria Capua cambierebbe qualcosa nella vicenda sul suo insediamento alla Torre della Ricerca di Padova, auspicato dalla Regione, nonostante la posizione contraria dell’Istituto Zooprofilattico a cui la virologa fa capo. "Il rispetto nei confronti della persona Capua - spiega Zaia - resta massimo, così come la stima nei suoi confronti, visto che si tratta di una validissima professionista che ha dato lustro al Veneto e non solo. Non discuto le sue scelte politiche: se decidesse di scendere in campo non potrei che farle il più grosso in bocca al lupo".
IL COMMENTO DELL’IDV: E L’ATTIVITÀ DI RICERCA?
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RICERCATRICE AFFERMATA. Ilaria Capua, esponente di punta della ricerca italiana, è una virologa molto conosciuta all’estero. È stata, tra l’altro, la scopritrice del virus dell’influenza aviaria umana (H5N1). Nel 2006, quando l’influenza aviaria iniziò a divenire una seria minaccia, avviò dalle pagine della rivista Nature una campagna internazionale che portò alla prima banca dati al mondo liberamente accessibile, nella quale sono raccolte le sequenze genetiche di tutti i virus dell’influenza, animali ed umani.



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