Simona Poli, la Repubblica 9/1/2013, 9 gennaio 2013
PAGO I TONI USATI DURANTE LE PRIMARIE I BERSANIANI HANNO VOLUTO LA MIA TESTA
[ROBERTO REGGI]
«Mi accusano di aver esagerato, di essere stato offensivo, di aver definito “scagnozzi” alcuni bersaniani. Non mi volevano in lista, insomma. E con me danno l’esempio: colpirne uno per educarne cento». C’è tantissima amarezza nelle parole di Roberto Reggi, braccio destro di Renzi nella campagna delle primarie, rimasto escluso dalla candidatura al Parlamento.
Renzi avrebbe potuto imporre il suo nome. Perché ha mollato?
«Matteo era disposto a far la guerra atomica ma io gli ho detto di no, non volevo che compromettesse tutto per salvare me, le delusioni personali feriscono chi le subisce ma il progetto va avanti. Erano quelli al tavolo che non mi volevano».
Chi non la voleva?
«Anche qualcuno che sta nel listino blindato. Qualcuno di quelli che stanno sempre in un listino blindato. Dicono che sono
stato troppo combattivo durante il tour del camper e invece io sono convinto che proprio grazie alla combattività abbiamo raggiunto il risultato di partecipazione che tutti hanno visto. Non pretendo certo che mi ringrazino ma neppure merito questo trattamento».
Non c’entrerà il fatto che è di Piacenza come Bersani?
«Di certo questo non mi ha aiutato, a Piacenza c’è gente che per strada non mi saluta più. Eppure sono stato il sindaco che ha riconquistato il Comune battendo la destra, ho portato tanti voti al Pd e ho sostenuto Bersani come segretario perché ero convinto che fosse la scelta giusta. Poi mi sono schierato con Renzi con altrettanto entusiasmo e non me ne pento. Anche se probabilmente se fossi stato fermo immobile a quest’ora sarei candidato.
E meno male che ero già tornato a fare il mio lavoro di ingegnere elettrotecnico, questo mi aiuterà molto».
Quando ha capito che non ce l’avrebbe fatta?
«Domenica scorsa ho parlato a lungo con Renzi e Del Rio. Mi hanno spiegato che sul mio nome c’era un veto per via delle uscite forti fatte durante la campagna. A me sembra che anche dall’altra parte non fossero molto teneri, a Matteo hanno dato pure del fascistoide, non è proprio aria fresca no?»
Eppure Bersani e Renzi filano d’amore e d’accordo.
«Ovvio, Renzi serve e io no. Tutto qua. Comunque io con Bersani fino ad agosto avevo un ottimo rapporto, ero stato il suo sindaco prima di fare la campagna per Renzi».
Pensa che gliel’abbiano fatta pagare?
«Quando si perdono le battaglie le conseguenze diventano imprevedibili. Non so chi ci sia dietro ma certo grandi attestati di solidarietà non me ne sono arrivati. Anzi immagino che in questo momento qualcuno stia brindando.».
Vede qualche analogia tra la sua situazione e quella di Gori?
«La vedo sì. Eravamo le due persone più esposte e non abbiamo fatto una bella fine. Umanamente sono deluso, politicamente però sento di aver fatto la cosa giusta».
Con Bersani ha parlato?
«Gli ho mandato un sms per dirgli che avrei accettato con disciplina qualsiasi decisione e così ho fatto».